La conferenza di Microsoft dello scorso E3 aveva cominciato a tracciare una direzione ben precisa per la casa di Redmond, che sta pian piano delineandosi in questi giorni, e lo sta facendo in maniera decisamente convincente. Il programma Xbox Play Anywhere, comunque lo si voglia guardare, è una figata: si compra un videogame una volta sola dallo store unificato di Microsoft, per poi poterlo giocare sia su PC che Xbox One; a questo si aggiunge il cross-save, che permette di mollare la partita su una piattaforma e riprenderla in un secondo momento sull’altra, condividendone anche gli obiettivi; e poi c’è il cross-play, per cui gli acerrimi nemici di sempre, consolari e pc-isti, potranno finalmente darsele di santa ragione in multiplayer senza più barriere od ostacoli di sorta.
Da qualunque parte lo si voglia guardare, Xbox Play Anywhere è una figata
Ecco la lista aggiornata dei giochi che sfrutteranno il programma Xbox Play Anywhere:
- Gears of War 4
- Phantom Dust
- Killer Instinct: Seasons 1, 2 e 3
- Forza Horizon 3
- ReCore
- Cuphead
- Slime Rancher
- The Culling
- Everspace
- ARK: Survival Evolved
- Sea of Thieves
- Scalebound
- State of Decay 2
- Halo Wars 2
- We Happy Few
- Crackdown 3
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Da addetto ai lavori che bazzica nel settore da quasi una ventina d’anni, la mossa di Microsoft mi sembra la migliore possibile, per uscire da una situazione non certo rosea in questa generazione di console, che vede il dominio delle quote di mercato in mano a Sony e alla sua PlayStation 4. Anzi, come ho avuto anche modo di dire al responsabile di Xbox Italia a Los Angeles, si tratta probabilmente dell’unica chance di salvare l’intero programma Xbox, altrimenti destinato a fare una fine orrenda, e sono contento che Microsoft l’abbia abbracciato senza riserve, e con tutta l’energia di cui è capace.
Come i microonde vent’anni fa, le console stanno diventando delle “commodity” presenti in tutte le case
Volendo fare un discorso di più ampio respiro, infine, non nascondo di adorare il concetto di “parità” tra PC e console, impensabile solo qualche anno fa, e che rende le esclusive un retaggio del passato. È più un pensiero filosofico che non legato al mercato, me ne rendo conto, ma l’idea che il gioco diventi trasversale, accessibile a tutti, senza più campanilismi o barriere più o meno fittizie, esercita su di me un grande fascino. L’amore (videoludico) libero, come nel ’68, ma con più bit. Mi piacerebbe un sacco, ma proprio un sacco, che anche Sony seguisse la stessa strada. Non lo farà, per ovvi motivi, ma ciò non toglie che sarebbe una figata cosmica. Non siete d’accordo?