Videogiochi per cicloamatori – L'Opinione

La bicicletta è il mezzo di trasporto universale, è libertà su due ruote, economica, ecologica, perfetta per vivere la vita alla giusta velocità, agile e turistica quanto versatile, compagna di vita ed esaltante sport, dove con l’esperienza e l’allenamento sembra veramente di “livellare” come in un RPG.

La mia vista preferita.

Per me, la bicicletta, è la grande passione al pari del videogioco e vedere, negli ultimi tempi, gli sviluppatori dedicarsi alle due ruote, mi ha fatto un enorme (e insperato) piacere. La bici non è mai stato un mezzo particolarmente approfondito dal medium; il Paperboy di Atari, Downhill Domination su PS2, il titolo dedicato a Dave Mirra e alla BMX sulla scia dei vari Tony Hawk e poco altro, con la parentesi delle biciclettate bidimensionali sulle mappe dei Pokémon 2D, momenti per me indimenticabili, a dirla tutta. Eppure ci sarebbe molto potenziale videoludico in un mezzo che, già di per sé, è estremamente ludico e divertente. La velocità legata al puro sforzo fisico, il rischio, l’equilibrio, l’aria che rimbomba nelle orecchie, le discese e le salite. Ed ecco, dopo anni nel dimenticatoio, arrivare tre sviluppatori che, in modi diversi e personali, sono arrivati sul mercato per mettere le due ruote al centro del proprio gameplay.

IN PIEDI SUI PEDALI (VIRTUALI)

Un gioiellino di track design con uno spessore tattile non indifferente

È il 2019 quando Megagon Industries lancia Lonely Mountains: Downhill, dedicata all’omonima, estrema, sotto-disciplina della mountain bike. Stilizzati sentieri low-poly ripresi da una telecamera che pare un drone, estremamente evocativi, avvolti dalla rilassante melodia della natura che ne compone la colonna sonora. L’obiettivo è cimentarsi in discese brutali, dalla forte indole trial & error fino a trovare la run perfetta, imparando a memoria ogni curva, insidia e scorciatoia, godendo di un sistema di controllo tanto essenziale quanto perfetto nel riprodurre il feeling delle ruote sulla ghiaia, derapando e rabbrividendo per un pericolo scampato di un millimetro. Un gioiellino di track design con uno spessore tattile non indifferente, che non ha nulla da invidiare a capolavori motoristici che condividono la stessa filosofia e impostazione, come art of rally e Absolute Drift di Funselektor Labs. A gennaio di quest’anno Megagon ha lanciato un nuovo progetto, sempre incentrato sulle discese ma, in questo caso, incentrato sullo sci, Lonely Mountains: Snow Rider: vi si ama. Se vi intriga l’idea ma la preferite con una visuale da racing classico e con elementi roguelite, pure Descenders è un buon titolo sul downhill.

Un magnifico downhill in miniatura.

si passa più tempo a guardare il panorama che la strada

Un’altra opera, stavolta datata 2023, mette la bici al centro del sistema di spostamento in un sereno quanto malinconico mondo pre-apocalittico. SEASON: A letter to the Future è un capolavoro, un titolo delicato, profondo, molto rilassante e rilassato nella progressione che, nella pedalata, trova il perfetto ritmo per spostarsi da una location all’altra del viaggio di Estelle, in missione per documentare e tramandare nel futuro quello che è il presente dell’umanità, sull’orlo di un fisiologico e definitivo (nella mitologia del gioco) cambio d’epoca, che si porterà via i ricordi delle persone come una mareggiata. L’opera Scavengers Studio incarna il ciclismo rilassato, “da passeggio”, quello dove si passa più tempo a guardare il panorama che la strada, dando qualche pedalata per prendere velocità e poi godersi semplicemente il vento sulla faccia. Slow life, slow ride, incantati da paesaggi in cel-shading tanto familiari quanto ammantati da un’aura magica, sacra, fantastica, lungo le tappe di un pellegrinaggio indimenticabile.

Il viaggio di SEASON mi sembra di averlo vissuto davvero.

l’estetica è coloratissima ed essenziale, capace di dare un’identità e un’interpretazione unica ad ambientazioni certamente familiari ai ciclisti

Un po’ a metà strada tra i due giochi precedenti si piazza il recentissimo Wheel World di Messhof, un open world su due ruote, un po’ fantasy e deliziosamente assurdo, dove la bicicletta è quasi un oggetto divino, che permette a certe entità di viaggiare tra le dimensioni. Questo è proprio il compito di Kat, suo malgrado obbligata ad aiutare lo spirito Skully nella ricerca dei pezzi leggendari, fondamentali per costruire la bicicletta leggendaria capace di intraprendere quel viaggio esistenziale. È proprio la personalizzazione del proprio bolide uno degli elementi fondamentali dell’esperienza, adattandolo al nostro stile e rendendolo implacabile nelle numerose gare che dovremo affrontare per guadagnare la reputazione necessaria a sfidare i boss di ogni zona. Il feeling di guida è ottimo, l’estetica è coloratissima ed essenziale, capace di dare un’identità e un’interpretazione unica ad ambientazioni certamente familiari ai ciclisti (da passi di montagna a colline molto toscane, passando per cittadine trafficate in cui fare i matti in mezzo alle auto). Anche il gergo usato dai vari personaggi è molto ciclistico e capace di far sentire a casa tutti i fissati (come me d’altronde), tra “watt”, “carbonio” e “io tolgo i tappi delle valvole per risparmiare peso”. Un amore per la bicicletta evidente, che si traduce in un buonissimo track design e in un mondo che dilata gli spazi tra una sfida e l’altra per permettere di girarlo mettendo i piedi a terra solo lo stretto necessario, mostrando la sua anima cozy tra una corsa tiratissima e l’altra.

Letteralmente io per le vie di Milano all’ora di punta.

Questi tre videogiochi non hanno in comune solo il mezzo, ma un’amore e una cura per tutto quelli che sono i rituali, le sensazioni e le scenografie del ciclista, il desiderio di arrivare alla propria meta senza bramarla, senza fretta, perché il percorso, anche se pare un po’ banale, è la vera ricompensa per aver scelto le due ruote. Vedere la bicicletta protagonista di giochi così belli e originali è un piacere, per me, la quale rappresenta uno dei piaceri della mia vita, ma anche per tutti quelli che vogliono sempre sperimentare gameplay nuovi, sensazioni e ritmi diversi. La bici è un’avventura, che la si usi per andare al lavoro o per fare i chilometri in montagna, era solo questione di tempo prima che gli sviluppatori giusti se ne accorgessero e creassero qualcosa che andasse al di là dei rispettabili gestionali sul Tour de France. Viva la bici e viva i videogiochi belli che la stanno portando alla ribalta!

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