Caos Kolo Muani, scintille Juve-Psg: cosa è successo davvero
Prima l’intesa sul costo dell’operazione, poi il dietrofront di Comolli che ha fatto infuriare l’emiro e avrebbe incrinato i rapporti tra i club
Lorenzo Aprile
Pubblicato il 6 settembre 2025, 11:44
Si sono parlati per mesi, senza mai ascoltarsi davvero. A pochi giorni dalla chiusura del mercato, pare ormai chiaro che il braccio di ferro tra Juventus e Psg per Kolo Muani non si sia rivelato altro che un mero esercizio di stile. Una trattativa infinita tra stalli, accelerate e dietrofront continui, che ha rubato tempo, energie e ore di sonno ai dirigenti dei due club, per tradursi poi in un nulla di fatto. Non esistono né vinti né vincitori: i bianconeri, alla fine, hanno virato in extremis su un profilo più economico (Openda), mentre i parigini - constatata l’inflessibilità di Luis Enrique sul potenziale rientro nei ranghi dell’attaccante francese - sono comunque riusciti a piazzare l’ex Nantes in prestito secco al Tottenham. Tutti contenti, dunque. Macché. Nella giornata di ieri, “Sport Zone” - sulla falsa riga di quanto già fatto dall’Equipe - ha rivelato alcuni retroscena su presunte tensioni tra i dirigenti dei due club nelle ore finali del calciomercato. Secondo quanto riportato dal sito francese, sarebbe stato proprio l’amministratore delegato del Psg, Nasser Al Khelaifi a infuriarsi per il mancato approdo di Kolo Muani in bianconero.
Le trattative
Ma facciamo un passo indietro. Fin dai primi contatti concreti tra i club - risalenti ai primi di maggio, quando Tudor si era convinto della centralità dell’attaccante francese nel suo progetto tecnico - a filtrare è sempre stato un cauto ottimismo. Juve e Psg erano infatti sicure, al netto delle rispettive esigenze finanziarie, di riuscire a trovare una formula che potesse accontentare entrambe. Come del resto dimostra quel prestito “ponte” pattuito a giugno, per far sì che i bianconeri potessero contare su Kolo già a partire dal Mondiale per Club americano. Una sorta di “arrivederci”, per rimandare la trattativa a torneo ultimato. L’impasse ha sempre riguardato la formula del prestito da porre in essere: la Juve - frenata dalla mancata partenza di Vlahovic - insisteva per il diritto di riscatto; il Psg, dal canto suo, voleva più garanzie, per non correre il rischio di ritrovarsi l’attaccante francese sul groppone al termine della stagione successiva. Da qui l’ipotesi - accolta dalla dirigenza parigina - di un prestito oneroso con obbligo di riscatto condizionato al piazzamento in Champions League, a patto che i bianconeri accettassero un rialzo nel costo complessivo dell’operazione (60 milioni).
La ricostruzione di Sport Zone
Insomma, era tutto pronto, poi l’inversione di rotta inaspettata di Comolli, che avrebbe presentato un’offerta al ribasso da 40 milioni, mandando su tutte le furie il numero uno dei parigini, Al Khelaifi, che a quel punto - secondo la ricostruzione di Sport Zone - ha deciso di intervenire personalmente con una telefonata durissima nei confronti della dirigenza bianconera: «Ci avete preso in giro per diverse settimane. È finita, non vincerete questa battaglia contro di me. In futuro mi ricorderò dei metodi che avete utilizzato, potete contarci». Un colpo di teatro amaro, che ha trasformato una trattativa promettente in una frattura diplomatica. E pensare che negli ultimi tempi, dopo l’addio di Andrea Agnelli da presidente bianconero e la fine del contenzioso aperto dall’adesione al progetto Superlega e all’uscita dall’ECA - l’associazione dei principali club europei oggi guidata propri da Al-Khelaifi - sembrava tornato il sereno tra i due club... La Juve guarda avanti, il Psg pure. Ma sotto la cenere restano scintille. E se è vero che il calciomercato è fatto di equilibri, alleanze e memoria lunga, il gelo calato tra Torino e Parigi rischia di pesare molto più di un affare saltato.