Ho finito Life is strange: true colors.
Sono partito con aspettative basse e invece mi sono trovato davanti uno dei giochi più belli degli ultimi mesi. Tutti i personaggi, dai protagonisti all'ultimo dei comprimari, sono scritti benissimo e non c'è un dialogo fuori posto.
Ho apprezzato moltissimo che abbiano provato a innovare una formula trita e ritrita, inserendo qualche obiettivo secondario e una struttura più aperta, che permette di esplorare liberamente la piccola città. Le attività facoltative purtroppo sono semplicissime e molto, troppo brevi, ma offrono comunque un diversivo.
Per i nostalgici del primo Life is strange, Haven Springs e i suoi abitanti non hanno nulla da invidiare ad Arcadia Bay. Ovviamente nessuno potrà mai prendere il posto di Max Caulfield nel mio rude cuore di videogiocatore, ma è impossibile non volere bene ad Alex Chen, Gabe, Steph e Ryan.
A questo punto spero in un nuovo Life is strange ancora più coraggioso, con attività secondarie più lunghe e una struttura più libera.