Nel febbraio del 2015 Michelle Carter, una ragazza diciottenne di Plainville (Massachusetts), è stata formalmente accusata di omicidio colposo per la morte di Conrad Roy, un ragazzo di un anno più grande con il quale aveva avuto una relazione platonica durata tre anni, e che si è ucciso il 12 luglio 2014: morì per intossicazione da monossido di carbonio, dopo averne lungamente e dettagliatamente parlato con Carter via telefono in una serie di oltre mille messaggi di testo, alcuni dei quali contenevano chiari incitamenti al suicidio rivolti da lei a lui. È una storia di cui si è discusso molto, negli Stati Uniti, e che ha ripreso a circolare in seguito alla recente decisione del giudice di un tribunale distrettuale di discutere la causa prossimamente presso la Corte suprema del Massachusetts, la più alta corte d’appello dei quattro stati del Commonwealth (Kentucky, Massachusetts, Pennsylvania e Virginia).

Carter, che adesso ha 19 anni, oltre che essere accusata per non aver richiesto soccorsi immediati per Roy – e per non aver neppure avvisato i familiari di lui dei suoi piani di suicidarsi – è accusata di averlo esplicitamente indotto a uccidersi fino agli ultimi istanti di vita, e anche molto tempo prima, in una lunga serie di messaggi telefonici poi parzialmente resi pubblici dalla procura distrettuale che si è occupata del caso. Dei dettagli di questa storia – che pone molte domande sia riguardo il complesso tema dell’istigazione al suicidio che riguardo i limiti della libertà d’espressione – si è occupata di recente la giornalista Marin Cogan in un lungo articolo sul New York Magazine, intitolato “Incitare al suicidio fa di te un assassino?”.


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http://www.ilpost.it/2016/04/09/isti...io-conrad-roy/

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Carter: «Sei così indeciso perché continui a pensarci troppo sopra e continui ad allontanarlo [il suicidio]. Devi farlo e basta, Conrad. Più lo metti da parte, più ti corrode dentro. Sei pronto e preparato. Tutto quello che devi fare è accendere il motore, e sarai libero e felice. Niente più rinvii. Niente più attese».
Roy: «Hai ragione». «Grazie».
Carter: «Per cosa?».
Roy: «Di esserci ancora».
Carter: «Non ti lascerei mai. Sei l’amore della mia vita, il mio ragazzo. Sei il mio cuore. Non ti lascerei mai».
Roy: «Ow».
Carter: «Ti amo».
Roy: «Ti amo anche io».