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Tutto il bello di Nintendo Labo – Speciale

nintendo labo specialeNintendo Labo è una di quelle poche cose che, nonostante faccia questo lavoro da più di vent’anni, mi ha messo seriamente in imbarazzo. La difficoltà di comunicare al mondo esterno cosa sia Labo e quali potenzialità nasconda sotto al cofano è tanta, e non per nulla la casa di Kyoto ha organizzato un tour europeo (ma, sospetto, anche nel resto del mondo) ove lasciar toccare con mano ai giornalisti il suo prossimo progetto tutto basato sulla singolare interazione tra software e cartone; come a dire «noi abbiamo fatto un po’ di fatica a spiegare… ora pensateci voi giornalisti». Comoda la vita, eh!

FANTASIA AL POTERE

In effetti, Nintendo Labo è una di quelle robe che fino a quando non ci metti le mani sopra non ti rendi conto per bene cosa sia o cosa faccia. Il trailer di panoramica – che vi riporto qui sotto, per comodità – è esplicativo solo in parte e mi aveva lasciato addosso un filo di sensazione che Nintendo stesse cercando di fare la furbetta, vendendomi come rivoluzionaria un’idea vecchia come il mondo e che non valesse i soldi che costeranno i due pacchetti (il Kit Assortito e il Kit Robot, in vendita dal 27 aprile prossimo alla cifra di 69,90 euro il primo e 79,90 euro il secondo).
https://www.youtube.com/watch?v=vgWqcLAg9fQ

Monta, gioca, scopri è il triunvirato di concetti che comanda l’esperienza di Nintendo Labo

Monta, gioca, scopri è il triunvirato di concetti che comanda l’esperienza di Nintendo Labo. Il claim è azzeccatissimo, perché la fruizione della componente videogioco è solo uno (e nemmeno l’ultimo) dei pezzi del puzzle. Costruire con il cartone (a proposito… i Toy-Con sono belli resistenti, non c’è che dire) è già di per sé uno spasso, ed è anzi il primo passo per comprendere le sinergie tra tecnologia e tradizione che permeano tutto il progetto di Nintendo. All’evento di Milano cui ho assistito, oltre a vari spazi dedicati al test dei cartonati che troveremo all’interno dei due Kit, erano presenti quattro postazioni dedicate a spiegare i “trucchetti” nascosti dentro ai vari giochi: ciò che qualche minuto prima era parsa magia bella e buona (come diamine fa a suonare un pianoforte di cartone?) diventa in breve il focolare di un’idea, tanto più che io e la mia famiglia abbiamo passato tutto il pranzo a immaginare come sfruttare in maniera alternativa l’incrocio tra giroscopi, HD Rumble e sensori a infrarossi che fa da colonna portante di Nintendo Labo, includendo nei nostri progetti persino pezzi di LEGO e fucili Nerf.

TRA VECCHIO E NUOVO MONDO

È proprio a livello di creatività che Nintendo Labo si è palesato ai miei occhi come una faccenda del tutto vincente. I Toy-Con inclusi nei Kit rappresentano solo uno spunto, per quanto divertente, che consenta poi di lavorare di fantasia. A quel punto è necessario prendere confidenza con il software fornito, che non è solo un “appoggio digitale” alle sagome di cartone, ma il vero e proprio cuore pulsante dell’esperienza; un fulcro, insomma, che consente di portare la leva di Labo su un piano superiore a livello di creatività e longevità del prodotto.

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l’emozione suscitata da Nintendo Labo è una cosa davvero difficile da spiegare

La sezione Garage (o “una cosa del genere”, come dice mia figlia) è, tra tutte, quella che allarga al massimo il ventaglio di possibilità di Nintendo Labo. Qui si possono incrociare eventi e condizioni attraverso semplici operatori booleani, secondo quelle che sono le basi di qualsiasi approccio alla programmazione. Attraverso un’interfaccia semplicissima e a prova di scemo è quindi possibile predisporre una griglia di eventi anche complessi cui incrociare “and, or, not” al più tipico “if… then”, oltre ad agire su tanti altri fattori come la forza del HD Rumble o la sensibilità del ricevitore IR. Le possibilità sono infinite e consentono di “creare” il proprio gioco anche senza bisogno dei kit di cartone di Nintendo.

Come dicevo all’inizio, l’emozione suscitata da Nintendo Labo è una cosa davvero difficile da spiegare, e mai come in questo caso l’esperienza empirica varrà per molti di voi più di mille parole spese da parte mia per raccontarvela. Il lascito più importante che mi ha donato la mattinata di prova è la certezza che quello della casa di Kyoto sia molto più che un semplice esercizio di stile della cosiddetta Nintendo Difference, e che l’interesse per Labo – specie da parte dei più piccoli, ma anche dei grandi che si vorranno unire loro al momento di montare, giocare e scoprire – non scemerà qualche giorno dopo l’acquisto, una volta che si sarà spenta la fiamma della novità. Personalmente, dopo averci messo le mani sopra, non vedo l’ora che arrivi la fine di aprile per mettermi lì con i miei figli e lasciarmi andare all’onda di fantasia che ci travolgerà. Più che altro, toccherà fare spazio in casa: una volta montato tutto quel ben d’iddio, da qualche parte sarà pur necessario metterlo.

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