Soltanto un mese fa ho finito per la prima volta Uncharted 3. Anzi, diciamo che grazie alla Nathan Drake Collection sono riuscito a giocare finalmente l’intera trilogia di Uncharted (che avevo bellamente ignorato su PlayStation 3) e che, duranti i titoli di coda mi sono mangiato le unghie per ben tre volte. Come avevo fatto a lasciale a scaffale cotanta bellezza fino a oggi? Perché l’avevo totalmente accentrata dalla mia attenzione? Ora che sono riuscito a colmare il divario, mi trovo nella felice situazione di non dover aspettare anni prima di giocare il prossimo capitolo, perché sto veramente contando ogni singolo giorno – salvo ennesimi posticipi – che mi dividono dalla mia copia di Uncharted 4: Fine di un ladro.
Vuoi per la serializzazione dell’opera o per la scrittura ottima di ogni personaggio, sono riuscito a entrare in empatia così tanto con Nathan che anche quei singoli cinque minuti che passava in compagnia di Elena, specialmente il misero ma comunque potente incontro tra i due nel terzo capitolo, ero più soddisfatto io di lui. Trovo che la componente empatica, in un videogioco dagli altri spunti narrativi, sia particolarmente importante: da quando in giovane età provai Metal Gear Solid sulla prima PlayStation, il bisogno di una bella storia in un videogioco è diventata una delle mie priorità. Per ingannare l’attesa del 10 maggio, ho quindi recuperato alcuni film e giocato di nuovo a titoli che, per diversi motivi, sento “affini” al prossimo prodotto Naughty Dog. Vi faccio dono della mia “doppia cinquina”, partendo proprio dai videogiochi.
GABRIEL KNIGHT 3
Tre sono le avventure grafiche che porto nel cuore: Monkey Island (in particolare, La Maledizione di Monkey Island), Grim Fandango e Gabriel Knight 3. Difficile spiegare l’amore che provo per questo titolo, che mi ha portato via diversi giorni nel cercare di installarlo sui Windows di attuale generazione, ma “dovevo” e “volevo” riprovare l’ebrezza di un punta e clicca. Alla base c’è la più semplice delle avventure: la ricerca del Santo Graal; la fase finale nel Sancta Sanctorum è poi qualcosa di indimenticabile. Diversamente da Uncharted, qui non ci sono armi e nemmeno salti, ma nulla mi ha emozionato come andare alla ricerca del Graal con solo un mouse in mano. Per chi non sapesse di cosa si stia parlando, su Steam c’è il remake del primo capitolo per il 20° anniversario. Grandioso e imperdibile.
THE LAST OF US
Non ci crederete, ma c’è ancora qualcuno che non ha giocato a The Last of Us. Possessori di PS3 o PS4, vista l’esistenza di una Remastered, sappiate di non avere più scuse. Perché mettere un altro titolo Naughty Dog in questa lista? Come sappiamo, per gran parte di Uncharted 4 saremo accompagnati da Sam, fratello di Nathan, e gli sviluppatori hanno promesso un sistema di interazione molto simile, se non superiore, a quello tra Joel ed Ellie. Riprendere in mano l’ultimo gioco della casa di Santa Monica è quindi un buon modo per riprendere confidenza col loro modo peculiare di fare videogiochi.
TOMB RAIDER (2013)
Nelle premesse ho omesso un particolare: il primo Uncharted, durante gli iniziali quindici capitoli, non mi aveva molto entusiasmato. La location continuativa (l’isola) e alcune meccaniche che si ripetevano mi avevano fatto storcere la bocca, rivedendo il mio giudizio sull’acquisto globale. Il motivo? Avevo da poche settimane finito il reboot della saga Tomb Raider, firmata da Crystal Dynamics. Chi di voli lo ha fatto suo conoscerà una delle particolarità (presente anche nel secondo capitolo, Rise of the Tomb Raider), ovvero il divertirsi della trama nello scaraventare Lara tra un pericolo e l’altro: quasi un’azione continua, senza un minuto di respiro, in una lotta per la sopravvivenza che ha pochi eguali. Cosa che accadrà anche in Uncharted 4, ovviamente.
LEGO INDIANA JONES – LE AVVENTURE ORIGINALI
Ero indeciso se inserire Indiana Jones e la Macchina Infernale o Indiana Jones e la Tomba dell’Imperatore. Alla fine ho optato per la divertentissima versione LEGO, anche perché di Indy ne parlerò ancora, tra qualche riga, al momento di passare ai fatti di cinema. Evitate il secondo capitolo di questa serie, LEGO Indiana Jones: L’avventura Continua, che inserisce al suo interno anche le sessioni di gioco ispirate a Il Regno del Teschio di Cristallo. I giochi LEGO hanno questa strana maledizione: il capostipite risulta intelligente, divertente e mai ripetitivo, ma sono tutte cose che poi, puntualmente, vengono almeno in parte a mancare nei sequel diretti.
BROKEN SWORD 3
Due avventure grafiche su cinque proposte? Perché no? Esattamente come per Gabriel Kinght 3, il terzo capitolo di Broken Sword ha un fuoco particolare, che nonostante gli anni difficilmente si è sopito: è quello dell’avventura a tutto tondo, dei personaggi e dialoghi scritti magnificamente, delle loro relazioni che bucano ogni tipo di schermo, televisivo o monitor che sia. La saga, comunque, non ha mai lesinato. Broken Sword 5 è infatti stato pubblicato, in due diversi episodi, nell’arco del 2013 e 2014. Amanti del genere, sapete cosa fare.
INDIANA JONES (TRILOGIA)
Ai tempi del primo Uncharted ricordo distintamente di aver sentito alcuni amici dire “è uguale a Tomb Raider”. Curioso come, all’uscita del reboot di Tomb Raider, la situazione si sia capovolta: “è uguale a Uncharted”. Io stesso, avendo invertito cronologicamente le esperienze di gioco, mi sono ritrovato per poco in questo pensiero. Ancor più di queste chiacchiere, mi sembra evidente che une delle più grandi influenze di Uncharted sia proprio l’immortale Indiana Jones. Se l’archeologo interpretato da Harrison Ford era un’icona che “omaggiava” il cinema d’avventura degli anni 30 e 40, Uncharted ha finora proposto tre esperienze cui molti altri sviluppatori si stanno ispirando. Anche qui, consiglio di riguardarsi solo la trilogia originale, ed evitare Il Regno del Teschio di Cristallo: quel film è qualcosa che fa male quasi quanto giocare Uncharted in modalità Drake Ciambella. O no?
LARA CROFT: TOMB RAIDER
Angelina Jolie come Lara Croft? Ok. Una storia interessante anche se non da Premo Oscar? Ok. Un buon regista mestierante nel gestire tutto? Ok.
Il film su Tomb Raider non è mai stato brutto, nonostante taluni dissero il contrario, ma anzi è piacevole, divertente e intrigante nella trama. Il problema, semmai, riguardò gli addetti ai lavori, la produzione e anche una parte della critica: nessuno era veramente pronto, come molti non lo sono ora, a creare film tratti da videogiochi. Mi ergo personalmente a difesa di questi film, almeno di alcuni, perché l’idea di creare prodotti del genere è rischiosa e purtroppo si tende a catalogarli tutti allo stesso modo, quando invece alcuni meritano attenzione. Questo compreso, nonostante le malelingue.
LA MUMMIA/LA MUMMIA 2
Solo io penso che l’outfit di Nathan sia liberamente ispirato dal protagonista de La Mummia, Rick O’Connell? Cromaticamente ritorniamo a quei colori, che ci riportano anche dalle parti di Indiana Jones e tutto questo non fa assolutamente male al lavoro di Naughty Dog. Buoni i due film, disastroso il terzo capitolo del 2008. Attualmente anche per questo franchise è previsto un reboot con Tom Cruise protagonista, con l’intenzione di creare un universo cinematografico dei mostri della Universal. Insomma… dopo Marvel e DC, ora arriverà anche l’universo della Mummia, Frankenstein, Uomo Lupo e compagnia bella. Ma non avevamo già il divertentissimo Hotel Transylvania a tenerci compagnia?
IL MISTERO DEI TEMPLARI/IL MISTERO DELLE PAGINE PERDUTE
Ironicamente sottotitolato anche “L’Indiana Jones dei poveri”, l’intenzione di Disney era di portare su schermo lo stesso concept di Indiana Jones, ma ambientato ai giorni nostri. Due film divertenti da vedere ma non certo da prendere sul serio, specialmente quando il protagonista è Nicholas ‘parrucchino’ Cage.
STARGATE
Titolo balenatomi in mente di colpo. In realtà volevo citare altro, ma poi ho pensato che, seppur senza cacciatori di tombe veri e propri, nel film di Roland Emmerich abbiamo piramidi, sabbia, misteri ed enigmi da decifrare. Stiamo parlando di un lungometraggio che, nel corso degli anni, è stato rivalutato alla stregua di un cult, ma che all’epoca fu bollato come mediocre a causa del pregiudizio di alcuni verso una risma ben precisa di registi, di cui Emmerich fa parte (e che ci proporrà tra un po’ anche il sequel di Indipendence Day).