Abbiamo parlato spesso e volentieri di giochi che ci hanno fatto emozionare, qualche mese fa abbiamo dedicato la copertina a Life is Strange (a proposito, da oggi il primo episodio è gratis, quindi se non l’avete giocato, fatelo tipo subito) proprio perché l’idea di affrontare argomenti quali la ricerca dell’identità, l’amicizia e tutti i problemi che ognuno di noi ha incontrato nel periodo dell’adolescenza ha sciolto il cuore di tutti (tranne quello di Mario Baccigalupi, che lui è sempre stato così, non vecchio, non giovane). Life is Strange è un titolo universale, ma ci sono tanti giochi che devono molto alla loro capacità di toccare l’animo e farci provare sensazioni intense. Lo fanno spesso per merito di una scrittura che si aggancia a un gameplay più o meno standard e lo riveste di un significato che va molto più in là rispetto alla sua funzione ludica. Va bene così, ma cosa succede quando è il gioco in sé a emozionare? Dico proprio l’atto stesso del videogiocare. A voi è mai successo?
Ma cosa succede quando è l’atto del videogiocare in sé a emozionare?
Ricomponendomi un attimo, ciò che mi ha emozionato genuinamente è la sensazione di poter comprendere meglio quello che i piloti fanno nella realtà: il force feedback che ti restituisce le asperità della pista, il senso di velocità che compare soltanto superati i 150 km/h ma che ti fa capire che il tuo cervello deve correre ancora di più, il fatto che se sbagli a scalare la marcia la macchina va per forza in testacoda e non c’è modo di prenderla, ma soprattutto il senso di potere incredibile quando tu butti giù per Eau Rouge – Radillon senza paura perché dopo qualche giro hai confidenza con quella bestia. Sì, dei videogiochi mi emoziona spesso la capacità di riuscire a comunicarmi in qualche modo qualcosa di me, sulle mie passioni e sul fatto che sto migliorando, che ho superato un limite. Assetto Corsa, in particolare, per uno come me che non si è mai concesso un track day e che in macchina va sereno per la sua strada, riesce a tirare fuori tutta la voglia di velocità e a ricordarmi che ogni millesimo di secondo, in pista, come nella vita, va guadagnato, aggredito il giusto e che il punto è sempre riuscire a tenere il controllo della situazione. Il fatto che il tutto avvenga in una simulazione che scorre via a 60 fps e che ti ritrovi a pensare “alle cose serie” una notte d’estate, nella semi oscurità di una stanza, mentre “giochi”, per me ha del magico e del poetico. Voi cosa ne pensate? Avete avuto mai epifanie del genere?