La conferenza di Int… ehm, il PC Gaming Show è terminato da più di qualche ora, e ancora sto raccogliendo le idee. Di sicuro la qualità dei titoli presentati – perché di una vera e propria lista si è trattato – è rimasta su un livello medio alto per gran parte dello show, talvolta fino all’eccellenza, ma lo stesso non si può dire per l’ideazione e la struttura dell’evento. Come al solito, direte voi, ma quest’anno si poteva fare decisamente meglio, considerata la materia prima.
PRO E CONTRO DI UNO SHOW POCO SHOW
I giochi usati come testimonial del mondo PC durante la conferenza, salvo rari casi, sono stati degni di nota. Mi riferisco all’inizio con XCOM 2: The War of The Chosen, naturalmente, ma anche a tanti piccoli prodotti che sarebbero potuti passare anche da palchi più ricchi, nell’ormai onnipresente supporto indie-like, e certo avrebbero meritato un migliore ragionamento su priorità e scaletta della manifestazione: il nuovo gioco di Klei, Grift Lands, sci-fi ARPG con grafica cartoonosa come Mark of The Ninja e Don’t Starve, ma ben diverso e più ambizioso, o anche Battletech di Harebrained, sviluppatori degli ultimi Shadowrun, con un marchio che non ha bisogno di presentazioni e la conseguente identità da strategico “di nuova generazione”, eppure familiare per un utente PC. Un promettente brivido ha percorso la colonna vertebrale anche con Mount and Blade: Bannerworld, semplicemente perché il concept rimane eccellente, sostanzialmente unico e può ancora dire tantissimo, specie con gli upgrade tecnici che mi sembrano essere arrivati. Per non parlare delle primizie “violente” di Tripwire, per la recente uscita di Rising Storm 2 (ancora dalle parti di Red Orchestra, in termini simulativi), la prossima espansione di Killing Floor II a tema circense, The Summer Sideshow, e la prima volta dello stesso marchio in VR, con Killing Floor: Incursion. Volonteroso anche lo spazio dedicato agli esport, per l’impegno di Intel ma anche per i titoli correlati: il ritorno di Cliff Bleszinski con Lawbreakers, FPS competitivo spinto al limite in termini di velocità e acrobazie balistiche (o acrobazie e basta, quasi sempre in volo), ma anche l’intrigante Echo Arena nella realtà virtuale di Oculus Rift (gratuito ad eccezione della futura campagna single player, Lone Echo, a quanto pare fondata sulla sopravvivenza), una sorta di pallamano in assenza di gravità nettamente dalle parti di The Ender’s Game. E poi tanti giochi già presentati (Total War: Warhammer II con il primo trailer di gameplay, La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra con il primo DLC, Destiny 2, Forza Motosport e il promettente The Last Night, sempre meno platformer e più adventure non lineare a ogni incontro) e la ciliegina della remastered di Age of Empires, con un’ampia carezza alla storia del PC gaming (e al nostro spirito da smanettoni, nell’hardware come nelle mod) in questa e in altre occasioni dello show.
Sostanzialmente problemi di ritmo e costruzione dell’evento, dopo i primi minuti in cui il commentatore di esport Sean Plott sembrava in grado di portare a casa una discreta serata, senza novità da milioni di dollari ma con un piacevole tono brillante. Anche i titoli meno esplosivi hanno risentito di presentazioni senza sensate analogie e tempistiche, come Islands di Bohemia Interactive (stile Minecraft, con un editor interessante ma troppe cose da spiegare anche in termini stilistici, per lo sviluppatore di ARMA E DayZ), Wargroove (strategico ARPG con classicissima e antica impostazione), Ooblets di Double Fine (a prima vista non lontano dai Sims, ma più artistico e aperto) e Seas of Thieves (basta!!!); anche per questo, e in fin troppe occasioni, le marchette sono apparse più marchette del solito, nonostante tutti conoscessimo i registi dello show (Intel, seguita a ruota da Microsoft e Oculus) e la loro parziale rappresentatività nel mondo PC, con Valve e Blizzard ancora assenti. Poco hanno potuto fare i collegamenti esterni con la bella ed energica Sonja Rejd, e ancora meno gli intermezzi con Doug Fisher di Intel, capace di mettere sonno anche quando sta promettendo un milione di dollari, come bonus per i vincitori dell’evento di esport su cui tanto sta puntando la casa, le Grand Slam Series. Alla fine sembrava sempre la fila del dottore, come ha suggerito il buon Kikko, e per uno show non è proprio il massimo della vita.