C’è stato un momento nella mia vita in cui sono stato un fiero videogiocatore solo PC, il tutto vissuto e sottolineato sempre con grande orgoglio, sbeffeggiando chiunque possedesse una macchina casalinga o portatile che fosse marchiata Sony, Microsoft o Nintendo. In questo periodo l’uso del PC, come macchina da gioco, strumento per ottimizzare alcuni lavori scolastici o per puro svago (ho ancora il primissimo mini modem a 56k) è stata un’avventura seguita e alimentata dal costante acquisto di tutte quelle interminabili riviste dedicate in edicola.
Discorso forse retorico, nostalgico o chissà cosa, ma a cavallo tra gli anni 90 e i primi del 2000, tutte quelle 1000 Lire che riuscivo a mettere da parte venivano spese interamente in edicola: The Games Machine, Giochi Per Il Mio Computer, Il Mio Computer, PC Professionale e mettiamoci anche alcune piccole parentesi quali PC Action, PSM e una piccola rivista che forse nessuno di voi ricorderà, dal nome Videogames Journal Pc, un piccolissimo albo di diverse decine di pagine, edizione tascabile che si portava a casa con appena 2€. L’esser finito poi a scrivere queste righe proprio qui, su The Games Machine, vero e unico baluardo, fortino di resistenza pronto a darvi sempre il miglior prodotto possibile in edicola, è sicuramente motivo di orgoglio, che ogni tanto mi mette davanti a una tale responsabilità che forse penso di non meritare o di tenere testa, ma faccio scacciare via questi pensieri vomitando parole e ancora parole, sperando di lasciavi qualcosina, che sia anche semplice sporco sotto le unghie, di quello fastidioso e che difficilmente si toglie via.
in passato ero un videogiocatore solo PC, mentre insultavo chiunque giocasse su console di marchi sony, microsoft o nintendo
Torniamo al punto del discorso: giovane età, poche Lire in tasca, ma tante riviste da compare. In tanti come me, le compravano per la presenza del gioco allegato, ma solo i fedelissimi si affezionavano a quelle firme, alle rubriche e alle recensioni. Se le riviste sono state il mio primo spaccio ufficiale di videogiochi per PC, lo scoprire determinati generi ha veicolato la scelta dei miei acquisti ti titoli specifici.
Così, un po’ per caso, fecero capolino sul mio computer giochi quali Tropico o Homeworld e qualcosa cambiò, in particolare con il primo titolo. Da Homeworld ho scoperto il fascino della pazienza e dell’applicazione dei diversi piani di movimento delle truppe, qualcosa di assai diverso dai movimenti classici provati su Warcraft 3 o Battle Realms, giacché la narrazione profonda ed eterea, distrattamente pessimistica mentre si avanzava di salti nell’iperspazio si tramutava in una sensazione intima, qualcosa che ti si attaccava nelle ossa e ancora oggi mi è difficile spiegare la sensazione di benessere che mi conferisce quel gioco, dalla precisa colonna sonora fino allo svolgersi di ogni singola azione su schermo.
Tanti altri titoli ho provato e amato, e ognuno è riuscito a lasciarmi qualcosina, che sia da una meccanica o un feticcio sonoro: Black & White, i diversi The Sims e SimCity, lo stesso Football Manager è un appuntamento annuale che si protrae da quasi quindici anni, ma il mio piccolo angolo di paradiso è e rimarrà sempre Tropico. Sarà l’ambientazione, saranno i colori sgargianti per quanto pixelosi o magari, anzi, direi proprio che è senza ombra di dubbio l’incredibile selezione di brani che vanno ad accompagnare ogni giorno da El Presidente sulla nostra isola caraibica.
Quando avevo dodici anni subii un piccolo intervento alla gamba, cosa che mi tenne fermo per circa una settimana a letto. I punti erano poca cosa e mi potevo tranquillamente alzare e fare un paio di metri per raggiungere l’agognata postazione PC e prendere un volo diretto verso la mia isola. Dal grigio della grande città, tutto mutava in tempi brevi tra palme, noci di cocco e cittadini infuriati fuori dalla mia villa pronti a chiedere nuove elezioni.
tropico è stata una vera e proprio rivoluzione e ancora oggi è uno di quei titoli su cui torno sempre con il sorriso stampato in viso
Tropico è quel videogioco che mi ha insegnato ad applicare nella vita reale la gestione delle risorse, del cibo, il valore delle infrastrutture e il benessere quotidiano dell’essere umano. Ogni giorno mi sveglio turbato dalla terribile divisione in classi sociali che vede i ricchi arricchirsi sempre più e lasciare la minoranza nella povertà assoluta. Questo mi portava spesso alla costruzione nella mia isola di molteplici piccole ville bifamiliari per annientare i brutti cassoni di condomini tutti uguali e stracolmi di persone anche nelle scale.
Quella è stata la mia settimana da El Presidente, dove ogni singolo abitante della mia isole era importante e prezioso. Non mi capitava spesso di dover ricorrere a emendamenti che mi portassero ad arricchirmi sulle tasche dei miei concittadini e pur di scontentare il mio entourage, il benessere psicofisico della mia popolazione era sempre di alto gradimento.
Ancora oggi torno su Tropico e tutte le sue ultime iterazioni, sempre con un sorriso tra i denti. Se proprio non molto tempo fa si parlava di giochi rilassanti, poco impegnativi e capaci di far splendere raggi di sole all’indirizzo della nostra anima, ecco, ho voluto donarvi questa piccola esperienza passata, che altro non è – ancora una volta – che una grandissima e importantissima lode a un titolo che ha saputo da una parte farmi apprezzare i gestionali e manageriali, dall’altra rendere più leggera una settimana di convalescenza e arricchito sempre più il mio pacchetto di cultura videoludica, con la raffinatezza e la spensieratezza di un cocktail bevuto a denti stretti e il sole tra i capelli.