Il ritorno al caos viscerale dell’horror anni ‘80, per l’occasione trasformato in uno shooter co-op dove ironia e carneficina vanno a braccetto mentre l’apocalisse ci rincorre: signori, ecco John Carpenter’s Toxic Commando.
Sviluppatore / Publisher: Saber Interactive / Focus Entertainment Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Co-op online PEGI: ND Disponibile su: PC (Steam, Epic Games Store) PlayStation 5, Xbox Series X|S Data di Lancio: 2026
C’è un certo fascino nel rispolverare i mostri di celluloide che popolavano i film horror degli anni Ottanta e immaginare di affrontarli non più dal divano di casa, ma in prima persona, imbracciando un fucile d’assalto, in compagnia di tre amici. John Carpenter’s Toxic Commando nasce esattamente da questa suggestione: prendere l’immaginario vischioso e deformato tipico del cinema carpenteriano e trasformarlo in un FPS cooperativo fatto di orde tentacolari, colpi di scena splatter e ironia sopra le righe.
Il titolo sviluppato da Saber Interactive si propone come un concentrato d’azione senza pause, un’esperienza che richiama World War Z per la gestione delle masse di nemici ma che, al tempo stesso, prova a farsi riconoscere tra la folla di shooter co-op grazie a un tono volutamente più leggero, a metà tra il buddy movie e l’horror demenziale. Il progetto porta la firma di Focus Entertainment e si prepara a invadere PC e console nel 2026, con la promessa di unire il divertimento immediato di uno sparatutto arcade alla profondità di un sistema di progressione da vivere in squadra. L’abbiamo provato in anteprima, ecco le nostre impressioni.
LOTTA DISPERATA CONTRO LO SLUDGE GOD
Nel tentativo di sfruttare nuove forme di energia, l’umanità ha accidentalmente risvegliato una divinità corrotta nota come Sludge God, capace di infettare ogni cosa con la sua sostanza melmosa e di generare creature mutanti dall’aspetto disgustoso. L’unico modo per fermarne l’avanzata è ricorrere a un commando improvvisato di sopravvissuti, guidato più dall’adrenalina e dalla voglia di sopravvivere che da un vero addestramento militare. La componente narrativa, lungi dall’essere il fulcro dell’esperienza, funge da cornice per dare coerenza a un flusso di missioni che spingeranno i giocatori a collaborare in scenari viepiù pericolosi.
Il cuore del gioco è infatti l’azione cooperativa. Ogni partita mette in campo squadre da quattro membri (si può giocare con tre bot volendo, ma in coop il gioco dà il meglio chiaramente: ben vengano matchmaking e cross-play), chiamati a farsi strada tra ondate sempre più imponenti di mutanti. La regola è la classica del genere: nessuno può cavarsela da solo, e anche il più armato dei commando finisce presto sommerso se tenta l’eroismo solitario. È qui che emergono le differenze tra le quattro classi (Strike, Medic, Operator, Defender), ciascuna dotata di abilità e armamenti specifici, pensati per completarsi a vicenda. Si va dal tank all’healer, passando per il DPS e il supporto, ruoli che danno vita a un sistema di classi su cui intervenire investendo i punti abilità accumulati avanzando di livello (ce ne sono 15).
Ogni partita mette in campo team da quattro membri chiamati a farsi strada tra ondate sempre più imponenti di mutanti
SPARARE, GUIDARE, SOPRAVVIVERE: L’ESSENZA DI JOHN CARPENTER’S TOXIC COMMANDO
John Carpenter’s Toxic Commando non inventa nulla di nuovo, preferisce rielaborare meccaniche già viste in altri shooter cooperativi a modo suo, puntando tutto sul ritmo serrato e sull’atmosfera ironicamente pulp. Il paragone più immediato forse resta quello con Left 4 Dead, ma qui l’approccio è volutamente più sfrontato: il giocatore è spinto a esagerare, a sperimentare con le armi più improbabili, ad alzare il volume della caciara al massimo e a ridere in faccia alla morte.
Le orde di mutanti sono il vero fulcro del gameplay, rese possibili dall’esperienza che Saber Interactive ha già maturato con il suo Swarm Engine. Centinaia di nemici si riversano sui giocatori con movimenti fluidi e minacciosi, pronti a sopraffarli se non mantengono la posizione e il sangue freddo. La varietà dei mostri dovrebbe garantire partite sempre diverse: dagli sciami più deboli ma numerosissimi, utili a logorare le munizioni, fino ai boss che richiederanno coordinazione e tempismo per essere abbattuti.
le sezioni su veicoli contribuiscono a trasformare l’azione in una corsa disperata fra strade invase dal fango e creature tentacolari
LO STILE NON È IMPORTANTE, È TUTTO CIÒ CHE CONTA
La domanda che resta sospesa è se John Carpenter’s Toxic Commando riuscirà a mantenere alto l’interesse nel lungo periodo. Gli shooter cooperativi vivono e muoiono in base alla varietà delle missioni, ai contenuti e alla capacità di stimolare i giocatori a tornare, partita dopo partita. Saber Interactive sembra aver imparato la lezione dai suoi progetti precedenti, puntando su un sistema di progressione abbastanza articolato e su una buona dose di personalizzazione estetica e funzionale. L’idea è che ogni squadra possa sviluppare il proprio stile, scegliendo non solo le armi e i perk, ma anche il modo di affrontare i mostri, tra approcci più difensivi e altri totalmente votati all’aggressione.
Pur non essendo particolarmente originale nelle meccaniche principali, con un buon supporto post lancio il titolo potrebbe rivelarsi uno dei co-op più divertenti della prossima stagione, forte di un immaginario riconoscibile, di uno stile peculiare e di un gameplay adrenalinico. Il nome Carpenter difficilmente basterà da solo a garantirne il successo, ma è innegabile che rappresenti un richiamo potente per tutti gli appassionati di horror old school e per chi cerca un’esperienza leggera, immediata e liberamente esagerata, magari senza troppe pretese sotto il profilo tecnico/grafico (c’è tempo per migliorare, ogni valutazione è rimandata).
con un buon supporto post lancio il titolo potrebbe rivelarsi uno dei co-op più divertenti della prossima stagione