I late sequel che malgrado gli anni che passano nella vita reale riprendono esattamente dove sono stati interrotti sono qualcosa che scalda il cuore. La sensazione di non aver atteso per niente e che neanche un istante sia stato dimenticato. Ma c’è un problema inevitabile in questo tipo di progetti.
E cioè che puoi essere pioniere soltanto una volta. Poi tutto ciò che resta è perfezionare. Shenmue 2 ha perfezionato sul primo. Il terzo ha perfezionato sul secondo?

Passare da Xbox – Dreamcast alle possibilità grafiche di questa generazione è un bel colpaccio d’occhio, niente da dire.
No.
Ha alcuni bizzarri pregi penso, anche se ho il dubbio che molti siano involontari e prodotti dal surreale equilibrio ludonarrativo del gioco. Ma la cruda verità è che senza il carico del nome di Shenmue, questo gioco sarebbe passato in sordina e frequentato solo da una nicchia di esploratori del gaming a caccia più di idee che di perfetta esecuzione.
Parliamo prima delle parti in cui coglie bene la sua eredità: il ritmo è lento, le interazioni realistiche, Ryo è ancora il ragazzo senza macchia (a parte una coltivabile ludopatia, dopo ne parliamo) e senza paura, è ancora un gioco che parla di arti marziali e non si limita a integrarle solo in quanto attacchi acrobatici. L’anima del gioco è ancora investigativa, con i combattimenti ridotti a pochi, cruciali momenti.
L’anima del gioco è ancora investigativa, con rari combattimenti.
La storia riprende esattamente da dove era stata interrotta, con Ryo e Shenhua diretti verso il villaggio di lei. L’idea è di investigare sui due manufatti più vicino a quello che, si presume, essere il luogo della loro creazione. Da ragazza del luogo nonché figlia di un rispettato scultore locale, può dare intuizioni importanti per l’indagine. Vediamo come la ricetta di Shenmue si presenta al pubblico di oggi, quasi vent’anni dalla sua ultima apparizione.
METTI LA CERA, TOGLI LA CERA
Come nel secondo, vi è un momento in cui è necessario apprendere nuove tecniche segrete e come nel secondo tale momento vorrebbe avere una pregnanza narrativa importante. Il maestro non regalerà la sua tecnica al primo turista che passa. Farà richieste ciniche, controintuitive, di sfida, per testare la volontà di Ryo, prima che forza e agilità. Qui emerge però un primo problema, gravissimo perché dovrebbe essere proprio il pezzo forte: mentre per esempio nel secondo gioco il capitolo con il maestro Lishao Tao ha una gravitas narrativa importante e chiede a Ryo un percorso di meditazione e affinamento dei sensi prima di cedere, qui i grandi maestri sembrano quasi parodistici.
I maestri non hanno la potenza scenica e narrativa dei precedenti capitoli.
Ad eccezione del primo, che per isolamento e modo di fare è un mix tra il Drunken Master dell’omonimo film e Pai Mei di Kill Bill, gli altri sono molto meno memorabili e uno di questi è proprio buffo, purtroppo di un buffo fuori contesto. Mai avrei potuto vedere un personaggio simile nei toni narrativi dei primi due capitoli. Che non mancavano di figure stravaganti, eh. Ma è sempre una questione di proporzioni e il tono principale avuto sino a qui è, dicevamo, quello di una detective story dalle sfumature personali.
Come procede questa storia? Ve ne parlerei volentieri se lo facesse. No, purtroppo non sono iperbolico. Ok, vero, qualcosa succede e alla fine del gioco le carte sul tavolo non sono proprio le stesse che all’inizio. Ma gli eventi che evolvono la trama orizzontale sono pochissimi e quando lo fanno sono… uhm… ho provato a volerti bene Shenmue 3, davvero. Ma anche il finale non mi ha dato niente. Ci torniamo, credetemi.
Molto tempo lo si passa a investigare, come da tradizione. Oppure a lavorare part time, come da tradizione. Oppure allenandosi al dojo, e questo è nuovo e interessante. Oppure a giocare d’azzardo, e questo è un “dannazione Shenmue, cosa diavolo stai facendo?”
Il dover passare più tempo al dojo è figlio del nuovo sistema di fare skill check al giocatore, che rende necessario livellare. E questo è un male. Una lezione dei tempi moderni che a Shenmue non serve. Mi spiego meglio: nei primi due si imparavano nuovi attacchi e fine. Il percorso necessario per ottenerli era aver parlato ed eventualmente soddisfatto alcune richieste di determinati personaggi, lui/lei ci insegnava la mossa e si vola. “Masterarla” e integrarla nel nostro flow stava tutto a noi nel prossimo combattimento. Qui invece la barra dell’energia, la capacità difensiva (priva dei contrattacchi contestuali, ci torno tra un attimo) e i danni delle singole tecniche dipendono da quanto sono state allenate in sessioni specifiche. Che sono anche belle e molto in linea con il contesto del gioco. Gli allenamenti si dividono tra sparring amichevoli per provare le singole mosse, ad allenamenti mirati quali la posizione del cavaliere per la resistenza, il one inch-punch (chi ha visto Kill Bill sa) per migliorare la forza bruta delle nocche e la camminata circolare per restare concentrati in movimento.
Per la prima volta nella serie è necessario grindare per vedere i numeretti salire e non “capire” davvero le mosse
Tutto ciò va a migliorare le stat di energia e assorbimento danni di Ryo, sostanzialmente. E lì per lì vi direi anche che sono una figata. Il problema è il motivo per cui farle, che è un mero grinding che va a valorizzare il tempo che investiamo qui che non la singola skill check in quanto tale. Per assurdo è possibile maxare le stat di Ryo prima ancora di fare il primo passetto in avanti nell’investigazione. Tutto dipende dal tempo passato in dojo. Va da sé che quindi, in perfetto stile JRPG, poi possiamo passare sopra ai combattimenti come un treno merci. La cosa vale in senso opposto, laddove possiamo anche schivare e parare attacchi con lo stoicismo di uno spartano, ma se la resistenza non è allenata a dovere finiremo umiliati dal cattivo di turno che ci dirà di tornare al dojo fino a miglioramenti (e questo fa il paio con un altro problema, arriviamo anche qui tra un momento). Insomma, il gioco vuole proprio essere giocato così.

Nessun effetto speciale a parte il blur e qualche piccola linea cinetica. A modo suo Shenmue vuole anche restare “realistico”.
In conseguenza a questo, vengono a mancare le animazioni specifiche dei contrattacchi. Laddove nei primi due capitoli una deviazione riuscita esponeva palesemente il nemico, qui una parata si esprime in Ryo che muove le mani in stile Wing Chun, assorbe il danno e boh, si continua. I segnali visivi per leggere il combattimento e prendere conseguenti split second decisions sono molto ridotti e le animazioni sono più fini a sé stesse, dando la sensazione che i due duellanti se la stiano cantando e suonando ciascuno per conto suo.
TORNA QUANDO AVRAI FATTO DUE FLESSIONI, AH AH AH!
…ma serio? Ok, il dialogo non è letteralmente questo, ma il contenuto sì. Shenmue 3 si svolge in due macro aree, il villaggio rurale di Bailu e la città portuale di Niaowu. Il villaggio è spesso preda di una gang degna dei cattivoni generici di Hokuto no Ken, bulletti muscolosi che hanno bisogno di una ripassata. Ci possiamo provare appena presentata la situazione, riuscirci, oppure fallire se non abbiamo passato abbastanza tempo al dojo. In questo secondo caso, verremo scherniti e invitati a tornare quando saremo avversari decenti. Ok. Ma questi tre briganti intanto hanno derubato e messo a soqquadro le abitazioni di innocenti abitanti. In un villaggio dove ci sono diversi maestri e una decina crescente di praticanti di Kung Fu oltre a, si presume, una sorta di polizia o guardia cittadina. Nella settimana in cui siamo fuori uso, nessuno si fa avanti per rimettere in riga questi marrani?
Sì, lo so che è tipico di molti open world che anche la situazione incresciosa aspetti il giocatore, a dispetto della verosomiglianza. Ma Shenmue insegnava una cosa diversa, non doveva imparare. E di certo non doveva imparare questo. Le situazioni in cui bisognava menare avevano tutt’altra intensità e non è con qualche minuto in più a tenere la posizione del cavaliere che si miglioravano le proprie possibilità. Qui invece molte situazioni tese prima dell’escalation finale si presentano con questa modalità. Che va a diluire ogni senso di rischio e urgenza.
Il senso di rischio e urgenza è diluito
Ora, come dicevamo la settimana scorsa, in questa saga la proporzione tra combattimenti e fasi tranquille è uno a dieci e questa cosa è rimasta. Ma quell’uno importava. Era un momento meritato, delicato, dove bisognava essere lì, dita sul pad e mente affinata. Ho giocato Shenmue 3 lo scorso anno e mi ricordo ben poche fasi contro i cattivi. Mentre la Kowloon del secondo è invece ancora ben tatuata nelle mie memorie.
LA GIORNATA TIPO IN SHENMUE 3
Evabé, si è capito che come nella realtà, bisogna dedicare pazienza e costanza alla pratica per restare competenti nella propria arte. Mi ero organizzato in modo da passare la mattinata al dojo e a lavorare come taglialegna, pescare o raccogliere erbe da vendere al farmacista. Al pomeriggio a investigare con la solità modalità di fai domande a tizio, trova caio e perlustra la casa di sempronio. La sera invece si andava a giocare d’azzardo all’apposita sagretta di paese ben organizzata, perché lo sapevo che arrivava il money check prima o poi.
Il gioco d’azzardo ha una presenza notevole in Shenmue 3
E quando arriva è una bella botta comunque. Rinuncio a capire cosa c’entri il tema del gioco d’azzardo in una storia così accentrata su arti marziali e onorevoli (o disdicevoli) guerrieri di tempi moderni, fatto sta che una grossa fetta di Shenmue 3 la si passerà a giocare a varianti della ruota della fortuna, pachinko, gare di tartarughe. Perché è altrimenti impossibile racimolare la somma necessaria che la quest chiede. I due spicci che si possono guadagnare come taglialegna servono sostanzialmente ad avere la prima somma da scommettere. Poi i premi si possono rivendere singolarmente, oppure in quanto set una volta collezionati tutti i componenti. Alcuni si possono vincere, altri andranno acquistati a prezzi più o meno irragionevoli, per altri ancora bisogna inserire monetine nei distributori di action figure. E ci sono pure quest secondarie che chiedono di trovare appunto, figurine rare da scambiare.

Il farmacista comprerà ben volentieri le erbe, ma una volta estirpate non ricrescono in un giorno. E neanche in una settimana.
La presenza e l’intensità di queste attività commerciali sono surreali nel tranquillo villaggio contadino di Bailu. Quando si arriva alla successiva location poi, è praticamente un centro commerciale all’aria aperta. Ci sono un sacco di modi di spendere e spandere e quasi nessun oggetto che serva a qualcosa che non sia completare dei set e scambiarli in cambio di nuove mosse (cosa c’entrano le due cose? Non lo so, amici). In tutto ciò, scarpe, pantaloni e giacche casual sono almeno indossabili in modo da variare un po’ l’aspetto di Ryo. Dopo un certo punto poi, si può persino vantarsi di abiti cinesi eleganti tradizionali. Sì, sono sensibile al fashion design in questo tipo di giochi, che posso farci?
È possibile distrarsi così tanto con attività perditempo che ho perso il nocciolo della storia
Comunque, ci ho pensato e ripensato e la presenza dei temi di gioco d’azzardo, collezionismo compulsivo a prezzi e sacrifici senza senso è così dominante che non riesco a leggerla soltanto come mero allungabrodo. Messaggio di critica al gioco d’azzardo e alle illusioni che vi stanno dietro, forse? Accade per esempio che un bambino ha bisogno di vendere collezioni di giocattoli per comprare le medicine al padre. Un altro poveraccio è ossessionato dall’ottenere il primo premio da una slot machine perché pensa possa aiutare il percorso di guarigione della sorella. E la nostra quest è quella di vincerle per loro. C’è un contenuto dietro a queste dinamiche, ma è… strano nel contesto di Shenmue. Avevo lasciato Ryo che era un diligente praticante di arti marziali e ora è possibile renderlo un ludopatico. È possibile dedicare così tanto tempo per completare queste attività rispetto ai contenuti principali (lo sono ancora, a questo punto?) che ho perso il nocciolo di cosa il gioco vuole raccontarmi.

Come se non bastasse, poco dopo l’uscita del gioco arriva l’espansione Big Merry Cruise dedicata INTERAMENTE a giochi d’azzardo.
Una nuova dinamica che ho invece accolto è l’introduzione del concetto di stamina, assieme alla barra dell’energia. Non solo un ragazzo disciplinato che va a dormire alle dieci, adesso bisogna anche restare ben nutriti, pena veder decrescere i pallini verdi e avere ancora meno possibilità in caso si arrivi alle mani. Fortunatamente, come abbiamo detto, sia Bailu che Niaowu sono pieni di negozi e tra questi non mancano i più interessanti street food, dalla tradizione alla stravaganza. Qui emerge un’altra passione di Ryo, sempre curioso di sperimentare nuovi snack. Disdegnata da molti giocatori, questa secondo me è stata un’aggiunta carina che va a inserirsi nella componente immersive sim.
La stamina e il cibo sono interessanti aggiunte alla componente immersive sim
Diversamente da altri giochi con la componente di sopravvivenza, qui Ryo non stramazza morto sul marciapiede ovviamente, e lo scenario è perlopiù idilliaco, ma se non mangi non hai fiato per combattere e se non hai soldi non mangi. Trovo che le routine di mangiare e dormire siano un buon arricchimento in quest tipo di giochi e dopotutto il cibo è un ottimo strumento narrativo sottile per esprimere la cultura dei personaggi. Fa world builing, dai.
THE STORY GOES ON…
Is it? Quella frase è stato per anni il tormentone dei fan che attendevano il terzo capitolo, ma al netto di una ambientazione che ho trovato BELLA, quel tipo di bellezza che ti fa venire voglia di essere lì… io non so dirvi un momento in cui ho provato particolare adrenalina, ansia, risoluzione, soddisfazione, rabbia, tristezza. Quelle poche scene che potevano avere un carico emotivo importante finiscono sbiadite nella nebbia di tutte le altre attività collaterali.
Ci sono un sacco di modi di “perdere tempo” in attività mondane, ma nei primi due giochi questo serviva a far passare il tempo in attesa che riapra il negozio di questo o quel tizio, in modo da proseguire l’investigazione. Erano letteralmente passatempi. Qui invece le attività collaterali sono necessarie non solo per allenarsi fino a quanto comandato dal gioco, ma persino per accedere ai momenti che mandano avanti la situazione per davvero. Un po’. Pochino. Ma lo fanno, dai.
A distanza di un anno non ricordo momenti particolarmente emozionanti
Boh, da un lato sono rimasto delusissimo, ma d’altro canto mi sembra pure un gioco noioso e diluito by design. Vuole far imparare la pazienza. Ci sono così tanti problemi di ritmo che diventa improbabile non fossero almeno parzialmente voluti. Mi è sembrato di averci vissuto davvero a Bailu e Niaowu, in qualche modo questa magia di Shenmue è rimasta.
Quella routine che avevo trovato, quella calma, mi ero persino dimenticato di Lan Di. Era quasi diventato un cozy game, a un certo punto.
“Ah, adesso ci parli di Lan Di?” Oh, non guardatemi così, non è colpa mia se la storia lo tira fuori giusto a un passo dalla fine. In un finale / to be continued che sinceramente, non soddisfa. Attenzione che per esprimere il concetto devo fare uno spoiler brutale, avvisati.
Ancora qui? Ok. Sostanzialmente nel finale non impariamo niente di nuovo sui due specchi che in teoria sono il perno di tutta la vicenda. Impariamo invece che Ryo è ancora un dilettante al cospetto di Lan Di, che ancora una volta lo umilia in tranquillità combattendo con una mano dietro la schiena. Dopo un viaggio del genere, dopo aver imparato da così tante persone, sarebbe stato un duello molto più soddisfacente se ci fosse stata tensione vera, la ricerca del punto scoperto, un protagonista che non può vincere, ma nemmeno intende venire sconfitto.
All’annuncio di Shenmue III ero in prima fila e so che, nonostante i vistosi limiti, prenderò anche l’Enhanced Edition
Fine spoiler.
Non lo so cos’ha voluto dirmi questo gioco, sono ancora confuso. Quello di cui sono sicuro è che non chiedevo questo da Shenmue. Eppure, caro Yu, all’annuncio ero in prima fila e lo so che alla fine prenderò anche l’Enhanced Edition. Sarò ancora lì se dovesse uscire il quarto capitolo. Adoro questo universo, anche il terzo mi ha dato qualcosa nel suo bizzarro modo. Ma non è per questo che sono salito a bordo. Dovesse mai esserci un altro sequel, mi auguro di poter trovare il finale di questa storia. Se già riuscire a finanziare il terzo è stato un miracolo, credo davvero che sia l’ultima possibilità.