Dieci anni fa, Cliff Bleszinski aveva sconquassato il mondo dei videogiochi col suo fare da rockstar grazie al primo Gears of War, figlio prediletto e grande esclusiva in grado di mettere Xbox 360 al centro della scena. La cavalcata di Marcus Fenix e compagni ha avuto il pregio di introdurre e illustrare al meglio il concetto di sparatutto con le coperture, oltre che di mettere in scena un nuovo peso specifico per quanto riguarda movimenti e fisicità dell’azione, dando quasi una dimensione al genere. Una piccola rivoluzione che, di pari passo a un salto grafico notevole per i tempi, impressionò tutti e fu in grado di tracciare un solco tra le produzioni sparacchine di lì in avanti, tanto da aver praticamente sancito la nascita di un nuovo genere a sé stante. Dieci anni dopo, con il franchise passato nelle mani di The Coalition, lo spirito iconoclasta di Cliffy B sembra essere quasi scomparso tra la polpa putrefacente che culla i vermoni, nemici sempiterni anche nell’imminente Gears of War 4.
ALL AROUND ME ARE FAMILIAR FACES
Pad alla mano, l’impressione più netta dopo la prova di venti minuti alla gamescom di Colonia è di trovarsi davanti allo stesso gioco che dieci anni fa riuscì a scrivere un nuovo capitolo nella storia degli sparatutto. E se da un lato questo vuol dire chiaramente che tutto funziona bene, senza intoppi tecnici di sorta o chissà quale problema, dall’altro significa che Gears of War 4 è apparso fin troppo ancorato a se stesso, quasi ignaro dei piccoli ma fondamentali dettagli e limature portate al genere da chi ha seguito la strada degli sparatutto in terza persona con una fisicità preponderante e uno sfruttamento massiccio delle coperture.
l’impressione è di trovarsi davanti allo stesso gioco che dieci anni fa riuscì a scrivere un nuovo capitolo nella storia degli sparatutto
WORN OUT PLACES
Va tuttavia sottolineato come, d’altro canto, il gunplay di Gears of War 4 rimanga più che soddisfacente, pur non cambiando una virgola dal suo illustre passato. Il Lancer è sempre un fucile estremamente godurioso da abbracciare e far ruggire, così come il fucile a pompa sa toglierci dagli impicci come poche altre cose al mondo. Rimane un po’ di rammarico per quanto visto durante la demo, dal momento che la difficoltà era evidentemente tarata verso il basso e, di conseguenza, l’intelligenza artificiale dei nemici risultava tutt’altro che brillante, con gli sciami più piccoli che tendevano a venirci incontro noncuranti della nostra superiorità garantita dalla motosega (o, appunto, dal fidato shotgun), e le locuste più grandicelle comunque non proprio reattive da distanza ravvicinata… ma, tolto questo “disguido” figlio del contesto fieristico, le sensazioni pad alla mano sono esattamente quelle che ci si aspettano da un nuovo capitolo della serie di Gears of War.
le sensazioni pad alla mano sono esattamente quelle che ci si aspettano da un nuovo capitolo della serie di Gears of War