Metto subito le cose in chiaro: faccio parte di quel rumoroso nugolo di persone che non va matto all’idea di edizioni rimasterizzate in alta definizione di giochi vecchi appena qualche anno. Credo onestamente che spesso e volentieri si tratti di soluzioni un po’ ammiccanti per capitalizzare ancora un brand sul viale del tramonto, un cavillo per saltare un contratto di esclusiva o, semplicemente un modo non propriamente costoso per riempire la line-up di un publisher durante i mesi più scarichi dell’anno. Nonostante questa posizione per certi versi tranchant, ero molto curioso di mettere le mani su BioShock The Collection, un po’ per motivi affettivi, un po’ perché effettivamente l’opera prima di Ken Levine sotto l’egida di 2K ha ormai i suoi bei anni sul groppone, e una volta tanto avrebbe potuto davvero beneficiare di un eventuale lavoro di cesello.
WOULD YOU KINDLY?
Dalla gamescom di Colonia ho quindi preso la mia bella batosfera nello stand del publisher americano e sono tornato armi e bagagli alla splendida Rapture, cornice subacquea dei primi due BioShock (rispettivamente del 2007 e del 2010), dedicando una manciata di minuti immerso nell’utopia di Andrew Ryan. E quello che ho trovato è stato più che soddisfacente, ben oltre la semplice mano di vernice su un muro ingiallito dal tempo: il team di Blind Squirrel Games, già collaboratori di Irrational Games dai tempi di BioShock Infinite, ha lavorato alacremente per migliorare visibilmente tutte le texture dei primi due capitoli, rendendole ricche di dettagli già più che apprezzabili con uno sguardo distratto… banalmente, ho realizzato solo giocando a questa remaster che il protagonista del gioco, l’ignaro e adorabile Jack, indossa per tutto il gioco un simpatico maglione intrecciato.
BioShock: The Collection va ben oltre la semplice mano di vernice su un muro ingiallito dal tempo
IL CIELO È SEMPRE PIÙ BLU
Va comunque ricordato che BioShock The Collection include l’opera omnia, e quindi anche il più recente Infinite, già disponibile e “pronto” per girare al meglio su configurazioni PC performanti. In questo senso, dopo aver giocato BioShock Infinite su Xbox 360, ho personalmente visto una sensibile differenza nella versione Xbox One testata qui a Colonia: a detta degli sviluppatori presenti in sala, il terzo capitolo della serie è stato “rimasterizzato” principalmente per garantire agli utenti console un’esperienza in tutto e per tutto uguale a quella che all’epoca del lancio era una configurazione PC “ultra” che, per chi non se lo ricordasse o non avesse giocato all’epoca, era un’esperienza ben lontana a causa di brutture come l’aberrante effetto nebbia. Insomma, anche qui, la volontà di Blind Squirrel Games è stata quella di valorizzare in maniera efficace la straordinaria direzione artistica che da sempre ha contraddistinto la serie, e che per motivi tecnici non è sempre arrivata a tutti i giocatori allo stesso modo.
BioShock: The Collection include l’opera omnia, e quindi anche il più recente Infinite