Eccomi qua, cinque anni dopo l’uscita di Mass Effect 3, ad appoggiare le mie manine pacioccose su Mass Effect: Andromeda. Finalmente, direi: da allora non c’è stato nessun vero erede che abbia osato raccogliere lo scettro di Shepard e compagni, ed è anche per questo che non nascondo di aver iniziato la prova con una certa emozione, ma al tempo stesso anche grosse aspettative. Sarò uscito dagli uffici britannici di EA pienamente soddisfatto? Leggete, vah… ché la risposta potrebbe essere un pochino complicata.
NO WAY THIS IS HOME
Come noto da tempo, in Mass Effect: Andromeda impersoniamo uno dei due gemelli Ryder (un maschio e una femmina), Pathfinder della razza umana, cioè responsabile di stabilire una colonia terrestre nella galassia più vicina alla Via Lattea, Andromeda (600 e passa anni luce dalla Terra, non proprio come andare a Milano Marittima da Cinisello Balsamo per il fine settimana, insomma). Il filmato introduttivo mostra proprio l’arrivo nei pressi del pianeta stabilito come Nuova Terra: manco a dirlo, qualcosa va subito (molto) storto ed è necessario l’intervento in superficie della squadra dei nostri eroi.
Una volta scesi sul pianeta ci rendiamo conto di essere in un ambiente non solo alieno, ma addirittura nemico, tanto da far esprimere al protagonista un pensiero che mi si era già formato in testa, insieme a un leggero groppo in gola: “No way this is home”, impossibile pensare che questo rappresenti il futuro per l’umanità intera. Dopo pochi minuti passati a stupirsi della bellezza degli scenari, si arriva al primo incontro del terzo tipo nella nuova galassia, che sarebbe troppo bello se finisse a tarallucci e vino… e qui mi fermo, per non incorrere in spoiler inopportuni. Va detto che gli elementi narrativi, almeno per quanto concerne l’inizio del percorso di Mass Effect: Andromeda, doneranno buoni spunti anche ai palati più esigenti, grazie a un’impronta sci-fi pura, quasi degna dei migliori film di Star Trek, che diverte e colpisce perché sfrontata e priva di qualsivoglia parvenza di verosimiglianza.
Il primo assaggio di Mass Effect: Andromeda mi ha restituito un’impressione di completezza e varietà
Il level design pare ispirato, con spazi angusti alternati ad altri più ampi, adatti a manovre tattiche; inoltre, non mancano spazi chiusi sia naturali (grotte) che artificiali (edifici alieni); nel complesso, quindi, questo primo assaggio di Mass Effect: Andromeda mi ha restituito un’impressione di completezza e varietà, lasciandomi ben sperare che tutto ciò si mantenga anche nel resto della campagna.
SCELTE BINARIE
La seconda missione che mi hanno dato licenza di provare era collocata più avanti nella storia, laddove il mio Pathfinder aveva già al seguito diversi compagni alieni, alcuni noti (Turian e Krogan), ma anche uno appartenente a una razza nuova, un Angara, dall’aspetto vagamente leonino. Mi sono quindi ritrovato nell’avamposto sul pianeta Kedara, già mostrato in uno dei trailer di gameplay pubblicati a dicembre, dove ho testato l’aspetto più ruolistico di Mass Effect: Andromeda. I dialoghi vanno ora oltre il bianco e nero delle alternative “paragon” e “renegade” e sono basati su scelte di natura emotiva o razionale, con alcune scale di grigio che non sembrano comunque aggiungere molto. Per fare una prova, ho approcciato in modi opposti la medesima conversazione con un NPC importante per lo svolgimento della storia: le battute finali della chiacchierata sono cambiate drasticamente, ma non c’è stato alcun impatto sul prosieguo; certo, non è detto che, almeno in certi momenti dell’avventura, non ci toccherà affrontare dialoghi che influenzeranno la direzione della trama, ma questo lo sapremo solo una volta che avremo in mano il prodotto finito.
Quella di Mass Effect: Andromeda sembrerebbe una gran bella storia
Sempre su Kedara, ho avuto un assaggio dell’esplorazione planetaria a bordo del nuovo mezzo, il Nomad. Non è servito andare lontano per trovare una quantità notevole di attività da svolgere: il pianeta era cosparso di avamposti con battaglie in corso tra pirati e altre fazioni per la conquista di risorse minerarie, che se raccolte potranno essere utilizzate per craftare nuovo equipaggiamento; inoltre, non sono mancati artefatti alieni da indagare e missioni secondarie da svolgere, alcune delle quali da risolvere soprattutto attraverso i dialoghi. A proposito di loquacità, durante le escursioni con il Nomad i nostri compagni parlano tra loro del più e del meno, in maniera quasi continua; ben lungi dall’essere riempitivi messi lì per caso, ho trovato i loro discorsi financo interessanti, nonché una piacevole distrazione durante la guida: anzi… quasi mi dispiaceva interromperli una volta arrivato a destinazione.
A bordo della Tempest ci si sente subito a casa
AZIONE A TUTTO SPIANO
Un aspetto che ho potuto approfondire a sufficienza è il combattimento, che godrà di alcune novità significative. Partiamo dalle cose semplici: sarà possibile saltare; a mezz’aria, l’utilizzo di piccoli jet permetterà di rimanere sospesi qualche secondo; infine, potremo atterrare con uno schianto che danneggerà i bersagli vicini. Queste aggiunte donano agli scontri un volto inaspettatamente dinamico, laddove si troverà a proprio agio chi predilige uno stile aggressivo e che non disdegna le armi da mischia.
Non devono comunque temere gli amanti del cecchinaggio e dell’approccio meno brutale, visto che ho provato anche i fucili a lunga gittata e non sono niente male: le battaglie più “riflessive” saranno comunque ravvivate dall’utilizzo degli immancabili poteri biotici e dalla gestione dei membri della squadra, cui si potrà ordinare (singolarmente o congiuntamente) di difendere zone specifiche o attaccare un determinato nemico. Tra l’altro, i nostri compari si sapranno difendere anche senza il nostro aiuto, in presenza di scenari in cui le forze avversarie non sono particolarmente ostiche; il consiglio è comunque di approcciare ogni scontro con un minimo di attenzione anche a livello di difficoltà Normale, pena la prematura dipartita del nostro Ryder per mano aliena (o anche terrestre).
I punti esperienza guadagnati nell’avventura potranno essere utilizzati nelle solite abilità, divise in specializzazioni: armi, tecnologia e poteri biotici. Questa volta, però, gli sviluppatori non ci imporranno restrizioni, bensì sarà concesso scegliere qualsiasi skill dei tre rami, indipendentemente dalla propria classe. Anzi, in Mass Effect: Andromeda il concetto stesso di classe di appartenenza sfuma a favore della maggiore libertà introdotta dai “profili”, che doneranno ai personaggi bonus specifici e abilità uniche, e che potranno essere cambiati al volo per meglio affrontare situazioni tattiche differenti. Se da una parte scorrere la lista dei vari poteri a disposizione è stato vagamente deludente, perché non ho trovato granché di veramente nuovo, l’approccio molto aperto è sicuramente una ventata d’aria fresca e tenta di scardinare uno dei pilastri che da sempre regge la serie, con risultati in prima analisi di buona qualità.
Insomma… dopo averci tenuti all’oscuro su molte cose (almeno fino a oggi), Electronic Arts ci ha concesso una prova sufficientemente corposa per poter dire che Mass Effect: Andromeda si paleserà a scaffale come un titolo di probabile successo, capace di espandere tutte le caratteristiche della trilogia originale (mantenendone il DNA), senza temere la competizione eccessiva da altri franchise. Certo, il test ha messo in mostra alcune innovazioni importanti, e non è scontato che tutti gli elementi riescano a miscelarsi nella maniera più opportuna, così da offrire un’esperienza fluida e appagante fino ai titoli di coda. Per saperlo con certezza basta trattenere il fiato per un mesetto, fino al 21 marzo prossimo, quando Mass Effect: Andromeda verrà pubblicato su Xbox One, PS4 e PC. Speriamo bene.
Mass Effect Andromeda sarà sottotitolato in italiano ma i dialoghi non saranno doppiati.
Vista la quantità di parlato anche nel corso dell’azione, questo potrebbe far perdere alcuni dettagli a chi ha meno familiarità con l’inglese.
Riguardo la distanza di Andromeda, è vero, è molto più lontana. 600 anni (circa) è il tempo che l'equipaggio passa in criostasi prima di arrivare.
Mass Effect Andromeda sarà sottotitolato in italiano ma i dialoghi non saranno doppiati.
Vista la quantità di parlato anche nel corso dell’azione, questo potrebbe far perdere alcuni dettagli a chi ha meno familiarità con l’inglese.
Riguardo la distanza di Andromeda, è vero, è molto più lontana. 600 anni (circa) è il tempo che l'equipaggio passa in criostasi prima di arrivare.
grazie per la risposta :ok:
avrei gradito un doppiaggio ma pazienza, non è la fine del mondo :D