Final Fantasy XII The Zodiac Age vendite

Final Fantasy XII: The Zodiac Age

PS4

Final Fantasy XII: The Zodiac Age – Provato

Ricordo bene i giorni successivi all’uscita di Final Fantasy XII. A quei tempi gestivo ancora un negozio di videogiochi, che avrei ceduto da lì a poco per trasformarmi da collaboratore esterno di TGM a redattore interno. I clienti tornavano a frotte per darmi i primi feedback, ed era chiaro già da allora come Final Fantasy XII sarebbe passato alla storia come un titolo controverso, in bilico tra chi lo avrebbe considerato alla stregua di un capitolo quasi apocrifo e chi, invece, ne avrebbe abbracciato la filosofia innovativa. D’altronde, ancora oggi il dodicesimo capitolo stanzia in quello strano limbo tra i Final Fantasy che furono e quelli che sarebbero giunti poi, e forse – a posteriori – Square Enix avrebbe fatto bene a sostenere fino in fondo la visione di Yasumi Matsuno, che da Vagrant Story e Final Fantasy Tactics aveva traslocato con perizia alcuni concetti; un peccato, quindi, che l’autore giapponese abbia dapprima abbandonato lo sviluppo di Final Fantasy XII a favore di Hiroshi Minagawa per motivi di salute (anche se i maligni parlano ancora oggi di pressioni da parte del publisher), per poi mollare definitivamente Square Enix e dedicarsi ad altro.

KISS ME GOOD-BYE

Il fatto che Final Fantasy XII sia uno dei capitoli della serie meglio pensati è dimostrato dal fatto che, a distanza di dieci anni dalla sua uscita, non sia invecchiato di una virgola. Non parlo, ovviamente, della resta tecnica, che in Final Fantasy XII: The Zodiac Age assume i chiari contorni di una remastered alla stessa stregua di quella che ha coinvolto Final Fantasy X un po’ di tempo fa, bensì del ritmo narrativo e delle dinamiche che sorreggono il battle system. Entrambi questi aspetti – joypad in mano – vestono moderno anche nel 2017, a riprova del fatto che qualcuno ha guardato di sbieco il lavoro di Matsuno ai tempi dell’uscita a scaffale non perché sbagliato, bensì perché troppo avanti rispetto ai tempi.

Final Fantasy XII The Zodiac Age gameplay

È bastato un attimo per sentirsi a casa

È bastato un attimo per sentirsi a casa: Vaan è il solito scavezzacollo sognatore e Penelo la saggia compagna della retta via; Rabanastre affascina e soffoca, oggi come allora, e il deserto a Est pullula di insidie in ogni angolo. Certo, con l’occhio che si è abituato alle animazioni degli ultimi anni, la rigidità dei personaggi del party fa quasi un po’ sorridere; tuttavia, proprio come accaduto nel caso di Final Fantasy X, il feeling è rimasto immutato, così come la capacità di Final Fantasy XII di raccontare una grande storia, nonostante qualche caduta di stile nella proposta dei personaggi, oggi come allora.

L’ERA DELLO ZODIACO

Final Fantasy XII: The Zodiac Age non è solo una remastered del gioco che fu, ma la prima comparsata in Occidente della cosiddetta versione International Zodiac Job System, apparsa nel solo Giappone durante l’estate del 2007, laddove il sistema di crescita di un personaggio era (e quindi sarà) legato a una job board contraddistinta dai dodici segni zodiacali. La differenza è minima solo all’apparenza, visto che qui è necessario ragionare sulla specializzazione di ciascun elemento del party, peraltro con scelte ocluate, visto che indietro non si torna. La presenza di un job system così pensato – e che introduce di fatto le classi, assenti nella versione occidentale del gioco – ha consentito agli sviluppatori di aggiungere alla job board i comandi Gambit, che andranno sbloccati prima di essere sfruttati in battaglia. A favore di chi non avesse mai affrontato una run di Final Fantasy XII, va spiegato che il sistema Gambit permette di impostare un algoritmo comportamentale di tipo “if… then…”; in questo modo, durante le battaglie, gli elementi del party non sotto il nostro diretto controllo si comportano intelligentemente, seguendo i dettami che abbiamo precedentemente impostato, fermo restando che ogni nostro intervento “manuale” ha sempre la precedenza su qualsiasi comando impartito attraverso il Gambit. Completeranno l’offerta la presenza di un tasto per velocizzare l’azione e ridurre quindi al minimo i tempi morti, una sorta di modalità Orda in cui il party dovrà affrontare un centinaio di nemici progressivamente sempre più inferociti, la sempre gradita possibilità di impostare la lingua giapponese per i dialoghi (oltre a quella inglese) e, infine, una OST riarrangiata che, volendo, può sostituire quella originale nell’accompagnarci in giro per le terre di Ivalice.

C’è un po’ di rammarico per l’assenza di una versione PS Vita con tanto di cross-save

Non avendo mai affrontato prima d’ora la versione International Zodiac Job System, non vedo l’ora di mettere le mani sul gioco finito e verificare come impattano le diversità sulla lunga distanza; un paio d’ore scarse di test non sono state sufficienti nemmeno a scorgere in lontananza la forma di un puzzle che già dieci anni fa si era rivelato complesso e sfaccettato, e che promette di regalare tante soddisfazioni sia a chi aveva vissuto all’epoca l’epopea in quel di Ivalice, sia a chi ne fosse completamente vergine. Resta un pizzico di rammarico per l’assenza di una versione PS Vita con tanto di cross-save, come invece era accaduto nel caso di Final Fantasy X: vista la data di uscita fissata per l’11 luglio, avrebbe fatto felici tutti coloro che, come me, sono soliti portarsi in vacanza la console portatile di mamma Sony.

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