Bastano pochi secondi per essere rapiti totalmente da Super Mario Odyssey, dai suoi colori, dalla struttura dei suoi livelli così ricchi di soluzioni diverse, ma soprattutto dalla reattività di Mario e del fantastico Cappy, il berretto multiuso che usa con destrezza per combattere i nemici e raggiungere le monete più remote. Difficile non farsi prendere dall’entusiasmo, dunque, anche se il vero amore scatta dopo essere passati al Pro Controller: con i due Joy-Con, nonostante la comodità della postura rilassata e la possibilità di utilizzare il sensore di movimento per lanciare il cappellino, ho desistito dopo pochi minuti. È stata la prima volta da quando gioco con Switch che ho sentito il bisogno di utilizzare il pad, ma in Odyssey la precisione è fondamentale, e con il pad è tutta un’altra cosa. Poi magari si tratta dell’abitudine, però, ecco, la differenza di feeling al momento è notevole.
FRA DESERTO E GRATTACIELI
Una volta trovato l’assetto giusto, si tratta di pura poesia platform a 60 fps, e nei due livelli che ho potuto provare l’aspetto più sorprendente è stata la capacità del gioco di cambiare pelle diverse volte in soli venti minuti. Gran parte del merito è l’unione di un gameplay classico da Super Mario in tre dimensioni con momenti più ginnici, come il salto carpiato e l’arrampicata, e ovviamente il già citato uso di Cappy, che torna utile anche per prendere possesso di Pallottolo Bill e attraversare in volo lo stage o, per esempio, passare a tutta velocità in una zipline.
ogni livello di Super Mario Odyssey è un piccolo open world di pura scoperta
VIVO LA VITA UN QUARTO DI GOOMBA ALLA VOLTA
Super Mario Odyssey è uno dei giochi migliori dell’E3 in termini di pura esperienza, ma questo non vuol dire che sia perfetto: la fulgida e vivida rappresentazione dei mondi a 60 fps ha costretto Nintendo a sacrificare un po’ la risoluzione e la pulizia visiva: detto sinceramente, spero che per ottobre il gioco venga un po’ ripulito dall’aliasing che si porta dietro, soprattutto se giocato su televisore.
l’aspetto più sorprendente è stata la capacità del gioco di cambiare pelle diverse volte in soli venti minuti