Al giorno d’oggi è diventato molto difficile mettere in piedi un progetto originale e portarlo avanti senza contaminazioni. La maggior parte delle idee, o degli schemi ludici alle spalle del videogiochi, sono state così frequentemente impiegate nel tempo da correre il rischio di creare una copia carbone di qualcosa già esistente. Oltre alla struttura, l’elemento che finisce per replicarsi è il genere su cui si basa il prodotto, il quale necessita obbligatoriamente di una scrittura convincente per riuscire a emergere come si deve.
Se poi parliamo di horror, beh, corriamo il rischio di disquisire per ore sugli artifici che lo rendono efficace, o di come è possibile migliorarne l’esposizione seguendo particolari stratagemmi. Facendo comunque tesoro di questi pensieri, ci siamo presi un po’ di tempo per entrare nel mondo di Chernobylite, survival horror intrigantemente sui generis creato dagli stessi autori di Get Even. Proprio con quest’ultimo titolo, che certo non ha avuto uno sviluppo facile, lo studio fondato da ex sviluppatori di People Can Fly è riuscito sorprendentemente a trovare una propria cifra stilistica, con tutti i pregi che abbiamo sottolineato all’epoca della recensione. Per il nuovo gioco, peraltro, è appena partita una campagna Kickstarter che potete trovare a questo indirizzo.
ZONA CONTAMINATA
L’incidente nucleare di Chernobyl accaduto nel 1986 viene citato nei libri di storia come uno dei disastri più catastrofici dell’ultimo secolo, considerato l’impatto che ebbe non solo sull’Ucraina, ma anche sul resto dell’Europa Centrale. Come talvolta accade per situazioni analoghe, l’avvenimento è servito a ispirare una serie di opere romanzate, che sono terminate anche nel medium videoludico con la serie S.T.A.L.K.E.R. sviluppata dalla società ucraina GSC Game World (ai tempi pubblicata da THQ), e così con alcune delle opere più profonde e influenti degli ultimi vent’anni.
Chernobylite cerca di reinterpretare l’idea mettendoci un po’ di suo, modificando l’impronta originale con una più smaccatamente survival horror e con tanti altri influssi, inserendo un sistema di crafting seguito dalla gestione di sopravvissuti da capeggiare al meglio delle nostre possibilità. La componente d’orrore viene messa in risalto grazie a eventi paranormali, rappresentati da alcune presenze che sembrano tormentare la psiche del protagonista, che ancora non ha abbandonato l’idea di trovare la sua ragazza scomparsa nell’incidente nucleare. Il mondo decadente che caratterizza la zona di esclusione di Chernobyl vive ancora oggi in bilico tra sogno e realtà: le sagome degli edifici semidistrutti emergono circondate da una vegetazione così rigogliosa da far credere di essere avvolti in un abbraccio primordiale. In questo panorama senza tempo incontriamo dei personaggi (chiamati non a caso Stalker), ma anche delle pattuglie militari pronte ad aprire il fuoco contro chiunque. È chiaro che la trama ci guida verso temi da cospirazione politica, mischiando però realtà ed esoterismo in un contesto che sembra aver contaminato non solo la città, ma anche la mente delle persone che prima le abitavano.
Per quanto molti aspetti siano ancora embrionali, il progetto appare assai interessante anche dopo la prima prova
TROPPO PRESTO PER SAPERE
Trattandosi di una build pre-alpha, non troviamo opportuno sottolineare eccessivamente le lacune del comparto tecnico, che chiaramente serve il fianco a una serie di problemi di stabilità riconducibili a un ambiente così eterogeneo come quello PC. Al momento, almeno sul mio PC di fascia media, sono stato costretto a giocare la demo con i settaggi al minimo, giusto perché le fasi di transizione tra un luogo e l’altro erano spesso interrotte da un lungo caricamento. Il framerate è calato spesso sotto i 30 fotogrammi al secondo e ci sono alcune zone dove gli effetti visivi, come fumo o fuoco, finiscono anche per provocare vistosi episodi di stuttering.
Le incertezze tecniche della pre-alpha sono evidenti, ma in questo stadio sarebbe inutile e finanche sbagliato lamentarsi troppo