“Basta stare tutto il giorno sui social a farti selfie, hai sedici anni! Io alla tua età giravo per l’universo cercando di salvare la Terra!” – Deve essere terribile essere figli della protagonista di Batora: Lost Haven.
Sviluppatore / Publisher: Stormind Games / Team17 Prezzo: ND Localizzazione: Testi Multiplayer: Assente PEGI: ND Disponibile Su: PC (Steam), PS4, Xbox One, Nintendo Switch Data di Lancio: 2022
L’italianissimo team Stormind Games, conosciuto per aver contribuito ai survival horror Remothered: Tormented Fathers e Remothered: Broken Porcelain, compie una brusca virata nel game design e si dirige a vele spiegate verso il genere hack and slash, anzi no, verso il twin stick shooter, anzi no, verso entrambi, con una spruzzata di RPG. In Batora: Lost Haven, vestiamo i panni di Avril, adolescente miracolosamente scampata alla distruzione della Terra, forse salvata da Batora stessa, entità che non a caso dà il nome al gioco, e che ha ben chiaro in mente il destino della nostra eroina: salvare l’umanità, evidentemente sopravvissuta in qualche modo al collasso del pianeta natale.
Vorrei spoilerarvi ogni dettaglio rovinandovi il piacere di giocare, ma la mia versione di prova comprendeva un solo capitolo quindi la storia è perlopiù ignota anche a me. Ci focalizzeremo allora sul gameplay, con la piccola premessa che mi è sembrato molto plot-driven: non ho vissuto momenti di free roaming tipici di questo genere di produzioni, né ho avuto modo di distrarmi con quest secondarie. Sono invece stato rigidamente incanalato lungo la narrazione degli eventi immerso in mappe non particolarmente ampie. Questo non significa che l’azione scarseggi, anzi in un certo senso l’offerta è doppia grazie al dualismo della protagonista.
FRATELLO SOLE, SORELLA LUNA
Una volta indossati gli amuleti del Sole e della Luna, Avril acquisisce poteri fisici e psichici che però non possono coesistere, obbligandoci a decidere quali sfruttare. Niente di irreversibile: un giro di rotellina di mouse o la pressione di un tasto ci permettono di switchare dall’una all’altra natura. Ed è proprio questa la peculiarità del gioco. Sotto l’influenza dell’ardente astro disponiamo di una spada fiammeggiante per i combattimenti corpo a corpo, mentre guidati dal pallido satellite possiamo infliggere danni mentali a distanza, sotto forma di proiettili psichici. All’atto pratico, è come disporre di un guerriero e di un mago, o di una qualsiasi combo di classi melee/ranged da utilizzare a piacimento, purché uno per volta.
E i nemici? Anche loro seguono lo stesso principio e possono essere dell’uno o dell’altro tipo, influenzando la tattica da utilizzare negli scontri: attaccare i mostri della nostra stessa natura aumenta notevolmente l’efficacia dei colpi – avrei giurato il contrario! – e siccome siamo quasi sempre circondati da gruppi eterogenei dobbiamo continuamente mutare forma per avere maggiori possibilità di sopravvivenza. E se malmenare creature a noi simili sembra la scelta più ovvia, sappiate che la preziosa barretta delle combo, che ci permette di aumentare i danni inflitti, cresce proprio quando facciamo l’esatto contrario.
CON L’AIUTO DEL SOLE, O DELLA LUNA, VINCERÒ!
Si giunge quindi ad un bivio tattico: cercare di vincere facile rinunciando ad aumentare la potenza, o soffrire per poi vibrare mazzate devastanti al momento giusto? Ognuno troverà il proprio stile. Inoltre, abbiamo un doppio sistema di punti vita, anch’essi legati al Sole e alla Luna, pronti a salutarci quando subiamo un danno dell’elemento corrispondente. Se anche una sola delle nostre energie vitali dovesse esaurirsi, ci aspetta il game over. Non mancano abilità speciali esclusive, sia attive che passive, e un sistema di potenziamenti sotto forma di rune da equipaggiare per trovare la build che meglio si adatti al nostro approccio al gioco.
Se questa bipolarità era già stata sperimentata ai tempi di Ikaruga, in Batora: Lost Haven viene sfruttata in un modo più articolato, e i combattimenti sono davvero divertenti, specialmente contro i boss, anch’essi in grado di cambiare allineamento. Purtroppo però il campo di battaglia è quasi sempre circoscritto da ostacoli naturali o artificiali, per cui si ha spesso l’impressione di essere dentro una sorta di arena, senza la possibilità di darsela a gambe gironzolando per il livello finendo magari per aggrare nuovi nemici come è sicuramente capitato a ognuno di noi in miriadi di RPG. Per chi amasse depredare i cadaveri alla ricerca di armi, gioielli e ricchezza, segnalo l’assenza del loot.
BATORA: LOST HAVEN O MARBLE MADNESS?
La componente narrativa gioca un ruolo fondamentale, e spesso ci troviamo di fronte a scelte di carattere morale che hanno delle conseguenze non solo riguardo lo svolgimento della storia, ma anche sulla crescita interiore di Avril. Niente di particolarmente struggente per me che – edulcoriamo la situazione – non sono annoverato tra gli eroi delle Sorelline di Bioshock, però alcune rune non sono compatibili con particolari condotte.
Se la componente action è solida e divertente al netto di qualche incertezza grafica, altrettanto non si può dire dei puzzle sparsi un po’ ovunque, che sembrano aggiunti per allungare il brodo. Si spazia da una sorta di Marble Madness con la sfera che viaggia alla velocità di un bradipo sedato, a percorsi disseminati di ostacoli da rimuovere attivando nella giusta sequenza determinati interruttori. Non sono contrario ai minigame, anzi, ho anche amici che giocano ai minigame, ma credo che in Batora: Lost Haven andrebbero dosati con più parsimonia. Aspettiamo comunque la versione definitiva di un gioco che si preannuncia in ogni caso interessante.