Innanzitutto, parlando di Mafia III, vi invito più che mai a recuperare l’anteprima di Stefano Talarico attualmente in edicola con l’ultimo numero di TGM, davvero precisa e “colorata” nel ricostruire il caratteristico background “seventies” del gioco – ambientato più specificamente nel 1969, durante il picco della rivoluzione culturale e, così, delle contraddizioni della società statunitense. Tra le altre cose, il gioco di Hangar 13 si è guadagnato il nominee di TGM qui all’E3 di Los Angeles, e per quanto sia molto difficile che vinca (Horizon e Dishnored 2 sono avversari troppo forti) fa davvero specie che si sia guadagnato una stima così potente da parte nostra, essendosi fatto vedere solo in veste di hands off. Lincoln Clay è uno capace di farsi amare a una prima occhiata, e la stessa cosa si può dire per l’eccezionale atmosfera che si respira a New Bordeaux – aka New Orleans – pregna di un caldo umido e quasi “malsano” come la città da cui trae ispirazione.
CRETA NELLE NOSTRE MANI
Le atmosfere sono indiscutibilmente legate ad alcuni capisaldi del cinema ambientati in quella parte degli Stati Uniti – Angel Heart e Missisipi Burning, ad esempio, girati dal gigantesco Alan Parker a un anno di distanza l’uno dall’altro – ma sa anche tracciare una sua personale interpretazione delle stesse caratteristiche ambientali, passando dal protagonista e dall’excursus particolarmente ampio del sondtrack, tra il blues tipico di quei luoghi e tanti brani caratteristici di fine anni ’60.
Come ormai dovreste sapere, l’afroamericano Lincoln Clay è un reduce del Vietnam nato orfano ma amorevolmente accolto da una famiglia malavitosa, la cui uccisione da parte dei rivali scatena la furia vendicativa del nostro alter ego. A parte, però, il veloce recap sulla storia del personaggio, gli stralci di footage del gameplay si sono concentrati sulle opportunità d’azione, e insieme sull’interessante struttura narrativa di Mafia III. Innanzitutto, Lincoln potrà servirsi di un furgoncino per ampliare, senza troppe inverosimiglianze, l’inventario disponibile delle armi, scegliendo il tipo di “fracasso” (gli approcci stealth sono possibili, ma non si tratta di un focus centrale) preferito per l’azione in corso. In particolare, in qualsiasi scontro è sempre possibile avvicinarsi a un nemico di soppiatto o di corsa, stordirlo con un rapido colpo melee e fruire, attraverso generosi spazi di QTE, di spettacolari nonché sanguinosissime killing move, o anche di mosse meno violente che, tuttavia, non rappresentano certo l’identità principale di Mafia III. Lincoln è un soldato con una lunga lista nemici uccisi in guerra, ragione per cui gli sviluppatori hanno predisposto tutta una serie di uccisioni da vero “professionista della morte”, insieme a effetti di sangue particolarmente realistici e brutali (le anime più dolci sono avvisate, se ancora si affannavano nella lettura).
Le atmosfere sono indiscutibilmente legate ad alcuni capisaldi del cinema
DAGLI AMICI MI GUARDI…
Davvero intrigante, infine, la gestione degli “amici” (definizione impropria, come vedremo fra pochissimo) e delle loro gang, presto incontrate da Lincoln nel suo percorso di crescita criminale. In linea di massima, ad esempio, negli scontri avanzati potremo chiamare in aiuto gli scagnozzi delle bande alleate, opzione particolarmente utile quando i nemici attaccati riescono a chiamare i rinforzi, per dare vita a una sparatoria ancora più spettacolare e movimentata. Soprattutto, la gestione dei rapporti con vari personaggi darà modo di aumentare o differenziare l’aiuto che ci potranno dare, e allo stesso tempo di aprire a conseguenze per nulla banali delle nostre azioni, di cui i nostri ex amici potrebbero pagare le conseguenze. In questo senso, consentitemi di salutare rispettosamente il simpatico ma fin troppo irascibile Burke, con ogni probabilità (la sequenza si è chiusa prima) giustiziato da Lincoln col suo fido coltello da marine. È stato bello conoscerlo, ma ancora di più fargli pagare la sua stupida e imprudente arroganza.