Giocare Dead Rising 4 è un po’ come incontrare un amico che non vedi da qualche tempo e venire a sapere che non se la passa tanto bene. Il quarto capitolo della serie Capcom dedicata agli zombi è il punto di arrivo di un discorso di spersonalizzazione iniziato già dal secondo episodio, quando lo sviluppo ha affrontato il travagliato passaggio di testimone da uno studio orientale a uno studio occidentale.
La transizione non è stata indolore e, durante la trasformazione, sono state limate tante delle asperità che caratterizzavano il gioco e che avevano causato le lamentele di un pubblico disabituato a un grado di sfida così alto. Peccato che quelle stesse imperfezioni, unite allo stile sopra le righe dell’intera produzione, servissero a dotare il primo Dead Rising di un carattere unico. Il passaggio a Occidente ha comportato una graduale rimozione delle barriere che separavano un ottimo survival da un giocattolone accessibile a tutti, un titolo in cui è il giocatore a decidere spazi e tempi dell’avventura. La serie di Dead Rising, con il sistema di crafting prima e l’apertura all’open world poi, ha perso quasi tutte le caratteristiche del primo episodio, intimo e letale, sacrificando la pianificazione dell’utilizzo delle risorse in favore di un sistema molto più superficiale.
DATEMI UN MARTELLO
Faccio questa lunga premessa per farvi capire tutta la mia amarezza. Questo quarto capitolo è il proseguimento di una politica di superficialità che non ho affatto gradito già in Dead Rising 3. Il ritorno in scena del fotografo Frank West, ancora alle prese con l’epidemia, dovrebbe servire a riconquistare proprio le simpatie del pubblico che ha apprezzato il primo capitolo.
Dead Rising 4 è il punto di arrivo di un discorso di spersonalizzazione iniziato già dal secondo episodio
La vera novità è rappresentata dalla EXO-tuta, un gingillo che Frank può indossare per diventare una macchina da combattimento devastante, capace di spazzare via intere ondate di carne morta con poche semplici mosse. La scala della devastazione permessa dalle armi è sicuramente maggiore che in passato, e questo fa il paio con l’intenzione dichiarata dagli sviluppatori di dar maggior risalto alla componente legata al genocidio zombesco. Ciò appare evidente anche nella scelta di pressare meno il giocatore con i tempi stretti tipici della serie e di caricarlo di una minore quantità di responsabilità riguardo i sopravvissuti. Dead Rising 4 è un parco giochi e, in quanto tale, pone al centro il divertimento del giocatore.
SAY CHEESE!
Con Frank West torna, ovviamente, anche la possibilità di scattare fotografie. Come tutti i giocatori del primo capitolo ben sanno, questo è uno dei meccanismi principali per assicurarsi molta esperienza. La stessa viene elargita in modo più o meno remunerativo a seconda di quanti e quali obiettivi vengono catturati dalla macchina di Frank: fotografare un evento particolarmente raro vi permette di portare a casa un bonus, e scattare foto a una massa numerosa di zombi vi ricompenserà generosamente.
La vera novità è rappresentata dalla EXO-tuta
Come vi dicevo in apertura, siamo di fronte al punto di arrivo di un percorso che ha portato Dead Rising a essere un titolo decisamente più semplice e abbordabile di iterazione in iterazione. L’accento posto sulla macellazione fine a se stessa mi riempie di amarezza e segna il decisivo declino di tutte quelle piccole scorrettezze che caratterizzavano la serie. Dopo questa prova, e con il titolo in arrivo a breve – il prossimo 6 dicembre – la sensazione che mi ha lasciato Dead Rising 4 è paragonabile ad assistere allo smembramento di un film di Romero da parte di un Zack Snyder qualsiasi, capace di prenderne la superficie e abbandonarne la poetica in modo quasi irrispettoso.