A distanza di qualche mese dall’uscita giapponese, arriva anche nel vecchio continente Persona 5, sesto capitolo ufficiale della saga JRPG targata Atlus. Un evento in quel di Milano mi ha permesso di toccarne con mano la versione occidentale, e quindi allacciate le cinture che si parte per un viaggio del tutto… personale.
UNA TOKIO SOTTOSOPRA
L’hands on era composto da tre differenti salvataggi, ciascuno focalizzato su altrettante e particolari situazioni di gioco; un metodo piuttosto efficace per avere non solo un’infarinatura di tutte le caratteristiche offerte da Persona 5, ma soprattutto per captare in maniera ancora più significativa le novità introdotte. Posso tranquillamente affermare che il cuore di Persona non è cambiato, rimanendo fedele ai quei capisaldi che i giocatori hanno imparato a conoscere nel corso della loro esperienza con la serie. Ritroverete quindi una fortissima componente narrativa, interconnessioni sociali tra i vari personaggi, una serie di combattimenti a turni in pieno stile JRPG e il passaggio dal mondo reale alla dimensione parallela.
Alcuni di questi elementi li ho assaporati all’interno del primo salvataggio, in cui sono venuto a conoscenza di alcuni scampoli di storia, e ho potuto testare con mano l’importanza dei dialoghi e delle relazioni che legano i vari personaggi del party. Entrando nel particolare, ho notato come il vecchio social link sia stato sostituito dal “cooperation system”: instaurare rapporti saldi con i protagonisti porterà non solo a strisce di dialogo diverse, ma anche a differenti vantaggi sul terreno di battaglia, che ho poi potuto applicare nelle seguenti sezioni della demo. Tra questi privilegi, vale la pena citare il “Baton Touch”, che si attiva tra due membri del party nel momento in cui tra loro si accende un feeling piuttosto importante; in questo caso viene donato a un personaggio un turno aggiuntivo che gli farà compiere un nuovo attacco con un boost alle statistiche.
Come in altri titoli della serie, Persona 5 vivrà su due linee narrative differenti
Nella dimensione alternativa (che è in tutto e per tutto una raccolta di dungeon dalle diverse ambientazioni) avremo dalla nostra delle maschere che – una volta indossate – ci daranno la possibilità di controllare le summon chiamate Persona. Queste ci offriranno l’accesso a magie ed abilità speciali, derivate dalla tipologia di Persona che abbiamo deciso di assegnare al personaggio del party; ovviamente, non saremo costretti a tenerne solo una in riserva, e nel corso del gioco potremo man mano arricchire la nostra collezione e scegliere quella più appropriata. A chiudere la discussione sulle summon ci pensano i livelli di esperienza, dato che ogni creatura evocata avrà il suo che, immagino, potenzierà o sbloccherà le mosse a loro collegate. Purtroppo, questo è un elemento che non ho avuto la possibilità di approfondire, e che sono costretto a rimandare al momento di occuparmi della recensione.
IL CUORE DEL DUELLO
Parlando dell’azione in maniera più ampia, il cuore dello scontro, è il sistema di combattimento a turni. Una buona fetta della “partita” si gioca nell’approccio stesso alla disputa: di fatto, sfruttando un basilare sistema di coperture, potremo scegliere il momento perfetto per cogliere di sorpresa gli avversari; se questa tattica andrà in porto avremo un vantaggio iniziale nello scontro, al contrario – se i mostri dovessero scoprire la nostra presenza – verremo accerchiati e partiremo con uno svantaggio offensivo. Inoltre, l’essere scoperti porterà la barra della visibilità a riempirsi in maniera sempre più consistente, eventualità che pone immediatamente fine al viaggio dimensionale.
Una buona fetta della “partita” si gioca nell’approccio stesso alla disputa
QUANDO L’IMPATTO FA LA DIFFERENZA
Prima di rimandarvi alla futura recensione per un parere definitivo sul Persona 5, voglio spendere qualche parola sulla componente tecnica, in primis sul il character design di Shigenori Soejima. Pur non essendo un gradissimo divoratore di JRPG, devo ammettere che il titolo mi ha colpito sin dalle primissime battute. Lo stile da manga giapponese dei personaggi e dei nemici crea un piacevolissimo contrasto con le quinte di una Tokio estremamente realistica, con diversi quartieri e luoghi iconici riprodotti in maniera certosina. A questo si aggiunge una certa esagerazione – tipicamente giapponese – che comunque risulta estremamente calzante con lo stile del gioco, senza contare tutta una serie di cutscene in pieno stile anime di qualità elevatissima. Ottimo anche il comparto sonoro, molto dinamico e orecchiabile.
Ovviamente, una sola ora in compagnia di un JRPG così profondo ed impegnativo non è sufficiente per poter approfondire tutti gli elementi; al momento, però, posso affermare che l’attesa sembra davvero essere stata ripagata. Non ci resta che aspettare il prossimo aprile per l’uscita. Stay tuned.