Il genere dei giochi di corse è nettamente uno dei miei preferiti; inoltre, tra i suoi numerosi sottogeneri, il rally è probabilmente quello che apprezzo di più. La venuta di DiRT Rally ha rappresentato per me uno spartiacque importante: successivamente alla sua uscita, difatti, ho definitivamente riposto sullo scaffale dei giochi in disuso la scatola di Richard Burns Rally, dopo tanti anni di tenace carriera. A chi guardasse solo al lato simulativo della guida, DiRT 4 – che ho avuto modo di provare per un’oretta abbondante su Xbox One, durante un evento presso la Microsoft House di Milano – rischierebbe di sembrare un po’ il suo “fratello scemo”; tuttavia, basterebbe evitare paragoni impropri e guardare invece al passato della serie principale, per accorgersi di come questa quarta incarnazione percorra con coerenza il solco tracciato negli anni dal talentuoso sviluppatore britannico.
DESTRA CINQUE, POI DOSSO
Ribadito che DiRT 4 non è DiRT Rally 2, la successiva cosa da sottolineare è come Codemasters pare abbia fatto un lavorone per fare in modo che il suo titolo sia fruibile al più ampio ventaglio possibile di giocatori. Prima di accedere al menu principale, subito dopo aver lanciato una nuova partita, sarà necessario percorrere una tappa semplice semplice, col copilota che ci darà i primi rudimenti della guida su sterrato. Una volta concluso questo primo passaggio, si verrà catapultati all’interno di uno spazio chiamato Accademia, laddove partecipare a una vagonata di tutorial talmente esaustivi che credo sarebbero capaci di trasformare anche un’incapace alla guida (virtuale) come mia moglie in un pilota abile a staccare tempi quantomeno decorosi. Di mio ne ho conclusi un paio, giusto per apprezzarne l’impostazione a prova di scimmia, e poi sono passato oltre.
Checché ne pensi qualcuno, DiRT 4 non è DiRT Rally 2
PROCEDURALE IS THE NEW “VAI AVANTI TU”
Al di là del feeling al volante, del modello di guida e del comparto tecnico (tutti argomenti di cui vi parlerò al momento della verità, ovvero quello della recensione), la cosa invero più interessante proposta da DiRT 4 durante la prova è stato certamente il generatore procedurale di tracciati. Accedendo al gioco libero, tra le tante cose cui potremo dedicarci troveremo proprio la costruzione di un campionato su misura, sfruttando eventi creati dalla CPU: basterà impostare la lunghezza, complessità, clima e ora del giorno di ogni evento, e premere un tasto sul joypad; nel giro di pochissimo il sistema di generazione casuale ci proporrà una mappa dettagliata della gara, che potremo decidere di accettare o rifiutare, passando quindi a un nuovo tentativo, fino a quando avremo davanti agli occhi qualcosa che ci soddisfi e su cui sgommare allegramente. Per quanto ho visto, il sistema funziona alla grande, e non per nulla tutti gli eventi della carriera sono stati creati proprio utilizzando l’editor procedurale. Le poche gare che ho percorso non mi hanno peraltro dato la minima impressione di basarsi su elementi ripetuti o reiterati, anche se ci sarà da verificare come si comporterà il tutto sulla lunga distanza.
La cosa invero più interessante proposta da DiRT 4 durante la prova è certamente stato il generatore procedurale di tracciati