La La Land, sei su Scherzi a Parte – Speciale Oscar 2017

Valeva la pena restare svegli per vedere questa edizione dei premi Oscar, in particolare per l’enorme errore nel finale. Per chi ha dormito, invece, o non ha seguito l’evento, ecco come si sono svolti i fatti: Warren Beatty e Faye Dunaway sono sul palco per annunciare l’ultimo premio, quello più importante di Miglior Film, ma la busta che viene loro consegnata – in realtà – contiene il premio per la migliore attrice protagonista (andato a Emma Stone, per La La Land), e quindi – non senza esitazioni – dichiarano La La Land vincitore. Solo sul palco e con la statuetta in mano si scopre che è stata letta la busta sbagliata: il vero vincitore è Moonlight. L’arcano è subito svelato, così da evitare teorie complottiste: gli addetti ai lavori stampano sempre tre buste per ogni vincitore di categoria. Vedetela come un’eccessiva forma di sicurezza: una si perde? Nessun problema, c’è una seconda copia. Immaginate adesso un qualsivoglia disguido dietro al palco, un momento di confusione e si consegna la busta sbagliata. Capita.

Eppure, l’errore mi ha dato uno spunto, oltre alla questione politica di cui parlerò dopo, che giustifica queste righe: ho visto persone urlare, piangere di tristezza, uscire fuori casa e precipitarsi in strada; La La Land DOVEVA vincere l’Oscar come miglior film, ma così non è stato e la bruciatura nel finale, e l’averci creduto per qualche minuto, ha fatto “male”. Personalmente mi tengo fuori dalla massa, perché – nonostante avessi parlato benissimo di La La Land già quando lo vidi a Venezia – Moonlight era la mia pellicola favorita, mi era rimasta nel cuore, e la mia simpatia, lo ammetto, è stata incoraggiata anche da un odio – a mio avviso ingiustificato – che serpeggiava nel web all’indirizzo della pellicola di Barry Jenkins.

La La Land, sei su Scherzi a Parte immagine Cinema 02

La La Land e Moonlight portano a casa i premi maggiori, come è giusto che sia

Purtroppo, La La Land era diventato ultimamente l’elemento intoccabile, paragonabile all’inizio di una storia d’amore: ne siamo assuefatti, parliamo solo di lui/lei a tutti, finché i nostri interlocutori non ci sopportano più. Si tratta del medesimo percorso “evolutivo” che ha portato tutti noi a sbuffare quando in TV viene trasmessa l’ennesima replica di Titanic. E pensare che, nel 1997, il film di James Cameron era il La La Land di oggi: pluripremiato, plurichiacchierato, ma la saturazione di lodi l’ha declassato a trappola romantica con cui passare, insieme alla nostra partner, le peggiori serate dell’esistenza in comune, fino alla morte! La La Land, dunque, è e rimarrà un ottimo film, ma orchestrato in una maniera tale che, con buon probabilità, la sua valutazione cambierà da qui a pochi mesi (in una situazione simile a quanto accaduto con Spotlight, come previsto a suo tempo dai detrattori). Ecco, forse ho sperato più in Moonlight, perché – a quasi sei mesi dalla prima visione – La La Land, al secondo giro, non mi aveva più entusiasmato, invece Moonlight continuava a brillare al chiaro di luna. La La Land, con questo smacco finale, ha fatto più male ai suoi sostenitori innamorati che al film stesso; dopotutto ha vinto molto, anche premi importanti, quindi non è uscito sconfitto, ma così non è apparso agli occhi dei supporter estremi. Detto questo, i due film portano a casa i premi maggiori, come è giusto che sia.

L’altra questione, più spinosa, riguarda come questa edizione sia apparsa “orchestrata” per fare uno sgarbo a Trump. Molti inneggiano al “politicamente corretto”, dato che diversi premi sono stati consegnati alla rappresentanza afroamericana hollywoodiana, ma inveire contro questo fatto finisce per regalare solo più potere al mostro che la stessa Hollywood ha creato. Moonlight ha vinto le statuette come miglior film, miglior sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista: Mahershala Alì, attore nero di dichiarata religione islamica, ha trionfato in un film che parla di afroamericani gay. Ancora non vi basta? Per via delle leggi anti-immigrazione di Donald Trump, il regista iraniano Asghar Farhadi, uno dei più importanti, non ha potuto ritirare il premio assegnato al miglior film straniero, Il Cliente. Il suo piccolo discorso in absentia ha tolto il velo e mostrato l’artificio di questa edizione.

Collegandomi ai malumori generali, mi domando se abbia senso insultare questa edizione 2017 o Moonlight, vittima ingiustificata. Direi di no, perché se dobbiamo puntare il dito, allora tanto vale farlo verso tutta l’edizione, La La Land compreso, non dimenticandoci di criticare i premi assegnati a film riconosciuti da internet come brutti. Suicide Squad? Un Oscar! Animali Fantastici e Dove Trovarli? Un Oscar! Eppure, in un’edizione così palesemente noiosa, stanca, posticcia e “cialtrona”, non deve venire oscurata la perizia artistica di un autore come Barry Jenkins, che – al pari dei protagonisti del suo film – è nato tra la povertà e la droga di Liberty City (!), in quel di Miami, oppure quella della nuova stella Damien Chazelle, che nonostante la giovane età sta già dimostrando la stoffa di un grandissimo regista. Il resto sono chiacchiere, materia su cui il “nemico hollywoodiano” Trump ha fondato la campagna politica, un’arma con cui i suoi stessi avversari stanno ora rispondendo. Date le premesse, è concreto il rischio di altre edizioni di “premi politici”, e – personalmente – è quello che non voglio.

Come pensiero finale, rivolgo nuovamente l’attenzione su Moonlight (che, assolutamente, non è un film anti-Trump), auspicando che lo spettatore colga l’intelligenza della pellicola, opera artistica di grandissimo valore. In definitiva, credo che Moonlight sia semplicemente vittima delle circostanze, sicuramente infelici; circostanze fatte di pacche sulle spalle e di elogi alle minoranze, ma non cadete nella trappola: la pellicola di Barry Jenkins vale molto di più di quel 12 Anni Schiavo realizzato a tavolino.

Articolo precedente
Patrick Stewart X-Men

Patrick Stewart annuncia il suo ritiro dai film sugli X-Men

Articolo successivo
horizon zero dawn recensione ps4 immagine

Horizon: Zero Dawn - Videorecensione

Condividi con gli amici










Inviare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non verrà reso pubblico.

Puoi usare i seguenti tag e attributi HTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

Password dimenticata