Può una preferenza di ruolo e di estetica compromettere la godibilità di un videogioco? Ovviamente sto parlando sul piano personale: non posso anticiparvi di preciso i contenuti del prossimo TGM cartaceo, e così il tipo di analisi che torneremo a fare, ma posso dirvi che la causa scatenante di questo articolo è la nuova prova su Fortnite (uscito ormai otto mesi fa, con tanto di recensione, ben prima dell’acclamato aggiornamento Battle Royale), con la sua grafica cartoon che, in qualche modo, non riesce a entrarmi nel cuore.
Sono cresciuto insieme ai progressi della grafica realistica, e nel mio caso non riesco ad amare fino in fondo i videogiochi che usano uno stile colorato e più o meno marcatamente “deformed”, a meno che lo stile adottato non faccia parte di un atteggiamento espressivo portato all’estremo. SUPERHOT e Hotline Miami non fanno parte del discorso, per intendersi (beh, perché hanno entrambi la parola “hot” nel nome, bricconcello! ndKikko), mentre ho avuto problemi di “immedesimazione” con Fortnite o anche con Bordelands, ovvero con titoli che, sotto il profilo ludico, hanno poco o nulla da farsi perdonare.
Sono cresciuto insieme ai progressi della grafica realistica, e non riesco ad amare fino in fondo i videogiochi con stile cartoon
[P.S. Ho scritto il pezzo con i Queens of Stone Age in sottofondo, quindi ho pensato di inserirli anche se, apparentemente, non c’entrano nulla.]