Come ormai sa chi mi segue su TGM da un po’, dal 1997 al 2007 sono stato titolare di un negozio di videogiochi. In quel folle decennio – a tratti fantastico, altre volte assai complicato – ho avuto modo di fare la conoscenza di tantissime persone, dalla più varia natura. Il “contatto umano” che garantisce una piccola attività commerciale è impagabile: per molti versi è un dramma che l’esplosione della grande distribuzione e delle vendite online stia uccidendo una discreta parte di chi, con fatica e sudore, cerca in tutti i modi di rappresentare quel valore aggiunto per il cliente che nessuno sconto, per quanto importante, sarà mai in grado di replicare.
Quest’ultimo è un argomento complesso da affrontare, e non intendo farlo ora (magari ne discuteremo più avanti, in uno dei prossimi editoriali). Invece, vi voglio parlare di come abbia scoperto quanta gente sbroccata esista al mondo, proprio stando dietro al bancone di un negozio. Se, da un lato, alcuni dei clienti sono col tempo diventati miei amici (alcuni dei quali davvero carissimi), dall’altro non posso non ricordare con amaro divertimento l’esistenza di figuri totalmente fuori dalla realtà.
Dal 1997 al 2007 sono stato titolare di un negozio di videogiochi
Un altro accadimento che tiro fuori spesso, quando racconto delle follie del mio vecchio mestiere, riguarda un signore che è entrato una sera e che è stato una buona mezz’ora in silenzio, scansionando con gli occhi una a una le vetrine che componevano l’assortimento del negozio. Poco prima della chiusura si è avvicinato, e con fare sicuro ha detto «Buonasera… mi servirebbe una giunzione in rame a T da 32 millimetri, grazie». Quando gli ho fatto presente che si trovava all’interno di un esercizio che trattava videogiochi – e che mi pareva strano non l’avesse capito, dopo tutto quel tempo a osservare la mercanzia – il tizio si è inalberato, dicendo che sulle Pagine Gialle c’era scritto che vendevo anche materiale idraulico, e che certamente tenevo la sua “stramaledetta” giunzione nel piccolo magazzino nel retro, ma che non volevo vendergliela per chissà quale ragione. Al mio ennesimo diniego, è uscito dalla porta bestemmiando come poche altre volte mi è capitato di sentir fare nella vita.
Ho scoperto quanta gente sbroccata esiste al mondo, proprio stando dietro al bancone di un negozio di videogiochi
L’ultimo episodio che vorrei narrarvi – e poi non vi tedio più, giurin giuretta! – coinvolge uno che era tra i clienti più assidui del negozio, ma anche tra i più problematici a livello di analfabetismo funzionale. Costui, che era solito mettere alla prova la mia pazienza come pochi altri, aveva acquistato una copia di FIFA per Xbox 360 (non ricordo quale, mi perdonerete) ed era tornato il giorno dopo, chiedendone la sostituzione in garanzia. Apro la confezione, tiro fuori il disco e lo trovo talmente graffiato che in confronto la schiena di Geralt è un tavolo da biliardo. «Eh… è apparso il messaggio che il disco avrebbe potuto essere sporco, così l’ho trattato con il CIF e la spugna metallica per i piatti, per essere sicuro di pulirlo bene. Continua a non andare, ergo me ne devi dare uno nuovo, altrimenti chiamo i Carabinieri». So che non si dovrebbe perdere mai la pazienza coi clienti, ma questo aveva pulito un disco nuovo di zecca con la spugnetta abrasiva, capite? Morale della favola, gli ho vomitato fortissimo addosso talmente tanti insulti che, ancora oggi, ci sono amici che erano presenti e che rimembrano l’accaduto tra le cose più leggendarie della loro esistenza. Qualora esistesse l’aldilà, quello è stato il primo passo che mi porterebbe nel girone delle brutte persone.