Ieri è stato il giorno di lancio di God of War, un titolo molto atteso e che ha richiesto ben cinque anni di sviluppo prima che vedesse la sua luce definitiva. Nell’occasione, Cory Barlog, Creative Director di Santa Monica Studio, ha pubblicato un video in cui mostra la sua reazione di fronte alle prime recensioni su Metacritic, che certo avrete già visto ma che – per completezza – vi riporto proprio sotto queste parole.
Le lacrime e l’esposizione dei sentimenti non sono mai banali
Le lacrime e l’esposizione dei sentimenti non sono mai questioni banali. Non nascondo di essermi commosso di fronte alle esternazioni di Barlog, ma anche alla sincera lacrima di Davide Soliani allo scorso E3, accompagnata – nella stessa conferenza – da quella di un altro veterano del settore, quel Michel Ancel che era evidentemente emozionato al momento di raccontare al mondo dell’esistenza di Beyond Good and Evil 2. Qualche anno prima, nel 2015, era toccato a Martin Sahlin salire sul palco della conferenza di Electronic Arts per presentare Unravel: l’emozione trasmessa dalla sua voce e dalle mani tremolanti è ancora un ricordo vivo nella mia mente, e poco importa se poi il suo pargolo di lana non è passato alla storia come un capolavoro imprescindibile.
A volte è difficile ricordare che dietro l’industria dei videogiochi non ci sono solo soldi e numeri, ma persone
Ricordiamoci sempre che per un Barlog o un Soliani che piangono di gioia davanti a una telecamera, dietro le quinte c’è forse qualcun altro che lo fa per il dolore di non essere riuscito a portare sui nostri schermi un prodotto degno della nostra attenzione, nonostante un’infinita passione e numerosi sacrifici. Negli sgabuzzini di ogni videogioco c’è sempre stipato un gruppo di persone: uomini e donne che ce l’hanno messa tutta nel tentativo di ottenere un risultato. Leggere i credits dall’inizio alla fine, per dire, potrebbe essere un buon aiuto a tenere accesa nella nostra testa l’umanità di chi lavora alle cose che giochiamo, così da evitare alcune uscite infelici quando ne chiacchieriamo in giro per i social o per i forum. O no?