Quella che credevo essere una crisi passeggera, sta diventando sempre più, giorno dopo giorno, una concreta realtà: non riesco più a trovare il tempo per giocare ai videogiochi.
MAL COMUNE, MEZZO GAUDIO?
Potrebbe essere facile classificarlo come il classico discorso “da boomer”, ma la verità è che a 33 anni, durante le solite peripezie per arrivare alla fine della giornata, tra il lavoro, le attività editoriali e tutto quello che concerne la gestione degli affari domestici, pur dividendo quest’ultimo aspetto con la mia dolce metà, il tempo per videogiocare è sempre di meno. Ripensando a dieci anni fa, come facevo a registrare le mie solite 4-5 ore di gioco quotidiane e al tempo stesso riuscire a fare tutto il resto, lavoro e università compresi? Con il cambio di ritmo quotidiano, in particolare post convivenza/matrimonio/mutuosullespalleaiuto, ho dato per scontato che ritornare alla mia solita attività non poteva essere roba da un battito di mani e via, eppure confrontandomi anche con cari amici con cui ho condiviso pannolini e banchi di scuola, mi accorgo che questa non è più una situazione personale, bensì collettiva.
La mia situazione inoltre mi porta anche ad avanzare un ulteriore livello di “analisi”, infatti nel momento in cui arriva il dolcissimo caporedattore che ti assegna un videogioco da coprire, io quel gioco lo devo giocare fino in fondo, magari trovandomi davanti il solito titolo con waifu succinte a tema alchimia che sotto sotto, mai ti ha appassionato, come il titolo indie inaspettato o anche giochi di gran richiamo.
Oggi, se tante volte azzardo ad andare a dormire oltre la mezzanotte, il mattino successivo alzarsi dal letto è un dramma dal sapore biblico
L’unica vera consolazione in parte arriva quando, con l’alba che comincia a baciare la nostra porzione di Terra, vado al bagno, mi siedo sul trono e, mentre passo quei dieci minuti a maneggiare con la Switch, improvvisamente spuntano dei pallini verdi: altri eroi, altri temibili guerrieri come me, risultano online.
La consolazione arriva all’alba, in bagno con la Switch, quando spuntano dei pallini verdi: altri eroi, altri temibili guerrieri come me. Non sono solo.
RESISTERE, O DESISTERE, QUESTO È IL DILEMMA
Sia chiaro: questo si riflette in modo simile anche con tutte le coperture di Cinema o serie tv. Ci sono dei giorni in cui a malapena mi ritaglio due ore per rivedere un film a cui sto pensando da troppi giorni, ma proprio quella sera c’è una proiezione stampa e magari il film è anche pessimo e ti rovina inevitabilmente la giornata, perché niente è peggio di un film dove tutto sembra non funzionare. Roba che torni a casa e corri subito a prendere un Maalox.
Insomma, non trovo quasi più tempo e una soluzione potrebbe essere quella di mollare alcune collaborazioni editoriali, sapendo che in alcuni casi, come questo, l’impegno non può scendere sotto una certa asticella qualitativa, e quindi anche di voglia e tempo per scrivere.
Dunque resisto, rimango e combatto l’età che avanza a suon di domande esistenziali mentre indago sul perché io faccia davvero fatica a trovare il giusto tempo per videogiocare