Anche a distanza di non troppi anni, The Suicide Squad rimane una parentesi profetica degli ultimi anni professionali di James Gunn. Prima trova il successo mondiale a casa Marvel con Guardiani della Galassia, poi viene licenziato per alcuni vecchi Tweet di sicuro cattivo gusto e, mentre si avvicina alla DC, girando proprio TSS e diventando a tutti gli effetti il co-presidente dei neonati DC Studios, è la stessa Marvel che lo rivuole al timone, per l’ultima volta, di Guardiani della Galassia Vol.3.
Una tacita missione, un riappacificarsi momentaneo che ha un sapore tutto particolare, con lo stesso regista che ribadisce sempre di aver accettato non tanto per la major, bensì per i fan, perché non poteva lasciare che le sue creature venissero rimodellate su forma altrui. Perché James Gunn si è sempre avvicinato a questi personaggi con grande rispetto e cura, trovando nel loro essere i perdenti lo stimolo e la necessità di renderli ultimi, si, ma inestimabilmente unici, veri fuori fatui che brillano nell’oscurità della galassia.
Guardiani Della Galassia Vol. 3 è dunque un film di pancia, di cuore, di sensi visivi che vengono spremuti fino all’inverosimile, chiedendo una tregua allo spettatore. Questo non è solo il terzo film di una saga ma la chiusura di una trilogia, è James Gunn che, come mai nei precedenti due film, decide che ora deve e può dare le ultime indicazioni a questo gruppo squattrinato. A catturare la scena è Rocket, come ampiamente anticipato dai trailer, mentre tutti sono assorti in pensieri personali a partire da Star-Lord, che ha perso l’amore, e da Nebula che cerca di integrarsi.
questo terzo capitolo è totalmente incentrato sul passato come i sentimenti di rocket
Il procione parlante è il vero protagonista insieme al suo cuore martoriato, pieno di ferite che nasconde un passato tanto doloroso quanto narrativamente ricco e sfaccettato. Mentre i Guardiani si muovono per salvare il piccolo amico, i ricordi riaffioreranno, ponendo il gruppo a un ulteriore passo dalla totale maturazione: da soli sono deboli, assieme sono inarrestabili, ma bisogna sempre fare i conti con il proprio passato. Magari è meglio fermarsi un momento, respirare e lasciare fluire pensieri e ricordi, lasciarsi coccolare da sentimenti messi volontariamente sotto un macigno e, semplicemente, crescere per essere creature migliori.
All’Alto Evoluzionario, villain fin troppo macchietta che brama la perfezione universale e si crede un dio, si contrappone il calore caotico di un team che mischia piani di attacco e sentimenti, facendo tutto con l’istinto e mai con la testa. La creatività che combatte la rigidità, gli ultimi che vincono contro il grande capo che vuole tutti in fila come burattini, eroi che prima di essere guerrieri sono degli esseri viventi che esigono un loro spazio.
Impossibile non ritrovare la parentesi personale delle ultime vicende del regista in casa Marvel
A mostrare il fianco, però, è proprio tutto quello che viene affiancato al gruppo. Tra nuovi personaggi e ritorni non c’è mai nessuno che spicca e talune scelte narrative – o produttive – risultano discutibili, quasi un riempitivo che restituisce una sensazione tipo zanzara: la vedi, è lì, ma non fa altro che infastidire, più la scacci e più te la ritrovi davanti. Una componente che puntella qualche parola e nulla più, terribilmente dimenticabile.
un film incredibilmente maturo, frizzante e ricco di sentimenti. una conclusione perfetta ed emozionante
Il ciclo dei Guardiani della Galassia si chiude così, con la consapevolezza che nessuno poteva ripristinare un’identità così forte se non James Gunn stesso. Li ha presi per mano, lanciati nel panorama, fatti maturare e infine gli regala la predisposizione narrativa da grande storia emozionale. Con loro ha fatto tutto quel che poteva e lo ha fatto perfettamente. Giusto chiudere così.
VOTO 8
Genere: avventura, fantascienza
Publisher: Disney
Regia: James Gunn
Colonna Sonora: John Murphy
Interpreti: Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Karen Gillan, Sean Gunn, Will Poulter
Durata: 150 minuti