È capitato anche a voi, davanti all’inizio un po’ scialbo di un videogioco, di dire: “Dai, resisti, ché poi decolla”? Di sperare che l’incipit, magari appesantito dalle “solite” scene di intermezzo che si debbono esperire per forza e da un gameplay bolso, fosse solo una tranche poco ispirata di quello che – poi – si sarebbe rivelato un grande titolo? Prendiamo, per esempio, Dragon Age II, con il suo corridoio d’apertura che vedeva ergersi a destra e a manca cumuli di terreno simili a mota rappresa. Gli elementi della noia, occorre dirlo, erano apparecchiati con gran cura: avevamo, una famiglia in fuga messa alle strette da un level design lineare, ondate di darkspawn tutte identiche da spazzare via a colpi di skill blandissime e il solito personaggio criptico, Flemeth, che ci diceva tutto e niente sul nostro destino. Non poteva essere peggio di così… o almeno credevamo. E invece, arrivati a Kirkwall, abbiamo scoperto che il gioco procedeva sulla medesima falsariga: lineare, “brutto” graficamente e popolato da nemici con una pessima Intelligenza Artificiale.
Oppure potrei rievocare Neverwinter Nights 2, con la sua festa di paese tristissima e i personaggi che parlavano in monotono (come il nostro padre adottivo) oppure con pitch acutissimi che ci facevano rimpiangere una “sana” puntata di Uomini e Donne. Un inizio che ricordava con “affetto” i giochi che avviano la propria narrazione in medias res, quelli – per intenderci – dove non capisci neanche perché ti trovi lì, come Gothic 3, che ci vedeva impegnati a prendere orchi a mazzate per oltre dieci minuti, o meglio, a prendere mazzate dagli orchi, perché il sistema di combattimento era privo di qualsivoglia profondità. Due titoli che, nemmanco a dirlo, non miglioravano affatto col procedere dell’avventura: il primo devastato da cliché che passavano dal solito popolo di uomini lucertola al figlio adottivo cui è riservato un grande e ineluttabile destino (una sfiga pazzesca, insomma); il secondo piagato da un open world che era più estensione che sostanza, con missioni che spaziavano da uccidere dieci lupi a sterminare cento orchi.
Un’ottima partenza non è necessariamente sinonimo di capolavoro, tuttavia…
Certo, un’ottima partenza non è necessariamente sinonimo di capolavoro, ma se un gioco parte fiacco o si dilunga ormai lo disinstallo subito. Nel caso mi sbagliassi, potete trovarmi nel Mortuario che chiacchiero con un teschio fluttuante.