C’è qualche altro lupo solitario là fuori? Personalmente, lo confesso, la mia esperienza online si riduce ad un’oretta scarsa, e risale ai tempi del primo Diablo, quando i modem facevano ancora biiip, crrrr e wuurr e lo sgocciolare dei centesimi al minuto era un assillo che toglieva il sonno… ai miei genitori, chiamati a pagare la bolletta del telefono!
Che il multiplayer, e di conseguenza l’online, fosse diventato un aspetto fondamentale del mio hobby preferito l’ho scoperto 6 anni dopo, durante il mio primo colloquio per cercare di ottenere un’opportunità lavorativa nel settore videoludico. La rivista – concorrente, questo va detto, sperando non si configuri il reato di “alto tradimento” – nella persona di [omissis], era in cerca di un collaboratore esterno a cui affibbiare le recensioni dei “giochini” tripla C. Il vice gran capo mi disse (non virgoletto, perché è passato davvero troppo tempo) che particolare attenzione andava prestata alla componente multiplayer dei titoli, ormai diventata preponderante nell’economia di una recensione. Davanti al mio interlocutore, assentii, come si usa a scuola, quando il professore spiega, lo studente non coglie “al volo”, ma – sotto lo sguardo severo e scrutatore del luminare – deve dare segno di avere inteso tutto. In definitiva, perché non gioco online?
Tornando all’esperienza di cui parlavo in apertura, ricordo di aver assistito, durante quella mia unica scorribanda, a fenomeni invero strani: il comparire di un misterioso alleato che mi offriva oggetti ultrapotenti, la caduta bocconi di un avatar in quel di Tristram (con equipaggiamento da saccheggiare a piacere), e scenari attraversati dall’incantesimo “Elemental” (un buffo omino fiammeggiante che traccia il nemico, per chi non lo ricordasse), lanciato a una potenza che era impossibile acquisire durante il single player. Forse incappai in alcuni di quei cheater che, oggi, Blizzard persegue pervicacemente, nondimeno l’esperienza risultò viziata.
C’è qualche altro lupo solitario là fuori?
Sono stato tentato invero diverse volte di prendere il “vizio” davanti alla coloratissima scatola di World of WarCraft, per esempio, ma ho resistito sapendo che la mia connessione non sarebbe stata all’altezza. A trattenermi ulteriormente è l’apprendere (leggendo recensioni e articoli di approfondimento) che le modalità di gioco sono – più o meno – sempre quelle: Cattura Bandiera, Deathmatch e Re di Qualche cosa. Come penultimo fattore limitante, cito il PvP: aborrisco l’idea stessa di una competizione tra giocatori umani, dacché anche solo venire battuto dall’Intelligenza Artificiale mi fa perdere le staffe; e così – dovessi competere con altri miei simili – temo che in luogo di saldi legami forgerei inimicizie sempiterne! Più importante, grazie ai microcomputer (e, prima ancora, con PONG) il videogioco si è trasferito nei salotti delle nostre case, lontano dalle insidie di cui vi parlavo e dalla necessità di versare un obolo periodico per giocare, tributo che è rientrato dalla finestra sotto forma di abbonamenti mensili. Quest’ultimo ostacolo di carattere economico (senza dimenticare l’esistenza della formula “free to play”), unito al costo del titolo e della connessione, si è rivelato in molti casi il fattore determinante. Per quanto detto, non mi troverete mai online, ma in compagnia di qualche avventura in pixel art! C’è qualche altro lupo solitario là fuori?