Non credevo di "scatenare" tutta questa discussione!
Comunque penso che sia difficile trovare un punto di incontro in questo genere di argomenti. Secondo me il nodo, che non può essere sciolto, riguarda sempre il contesto e il divertimento, due concetti estremamente soggettivi.
Il contesto è la somma tra lo "stato d'animo" e "l'ambiente esterno".
Per esempio, giocare a 15 anni è un'esperienza radicalmente diversa da giocare a 40.
A 15 anni hai più spensieratezza e anche più fantasia. Questo basta e avanza per rendere indimenticabile una qualsiasi esperienza videoludica.
A 40 forse si è più consapevoli, ma anche meno inclini a sospendere l'incredulità, e questo è un male assoluto quando si deve approcciare un libro, un film, un videogioco.
Così magari inizi a chiederti se il finale di Mass Effect abbia un senso, e lì iniziano i guai, perché ti dimentichi che quel gioco là ti ha fatto ridere, commuovere, riflettere per più di 100 ore. E invece di goderti gli ultimi istanti di un prodotto oggettivamente di valore, pensi ai plot hole...
E qui arrivo al secondo elemento.. il divertimento.
Copio definizione Treccani: "quanto serva a divertire, cioè a sollevare l’animo dalle fatiche del lavoro e ad allontanare il pensiero dalle preoccupazioni quotidiane".
Inutile dire che ognuno allontana le preoccupazioni come vuole (morendo millemila volte a Dark Souls, gonfiando reti a Fifa, salvando il mondo dai cattivi ecc. ecc.).
Nessun sistema è più valido di altri.