Tetrobot and Co. è il diretto sequel dell'ottimo Blocks that Matter, del quale prosegue la storia. Qui siamo Maya, una ragazza impegnata a manovrare un microscopico robot all'interno dei circuiti dei vari Tetrobot resi all'azienda in quanto difettosi o danneggiati, per raccoglierne i blocchi di memoria e ripararli.




Al contrario di BTM, però, questo secondo capitolo non è più un.. puzzle-platform, bensì un punta e clicca. Si deve infatti cliccare per muovere il piccolo robot in un punto, cliccare per fargli prendere i blocchi, cliccare per farglieli sputare. I comandi sono tutti qui.
Ognuno degli 8 mondi ha un suo tema, con i suoi esclusivi blocchi e le sue regole di relazione tra questi ultimi, che però non vengono spiegate da nessuna parte e bisogna intuire, cosa non sempre facile o ovvia.
La varietà non manca, ma se tanto BTM mi aveva intrattenuto, tanto questo mi ha in buona parte annoiato.

Il problema maggiore di questo gioco, secondo me, è la sua natura fortemente simile ai titoli Two Tribes (penso a Toki Tori, ma anche altri) in cui non c'è praticamente spazio per gli errori o la creatività, che invece aveva caratterizzato il suo predecessore rendendolo così divertente da giocare.
Qui la soluzione di (quasi) ogni livello è una e una sola, e può essere raggiunta solo agendo in un determinato modo e usando i blocchi con la giusta e rigidissima sequenza, pena il non poter proseguire.
Ma se la fine dei 40+ livelli si raggiungerebbe anche abbastanza agevolmente, non si può dire lo stesso dei tre blocchi di memoria dorati nascosti in ognuno di essi, fondamentali non solo per sbloccare roba bonus ma anche per avanzare nel gioco. Blocchi disposti in modo diabolico che richiedono sempre di pensare minimo 5 mosse in avanti per cercare di capire qual è la soluzione.
Sempre che una soluzione ci sia.




Questo perché, sebbene in caso di errore sia sempre possibile tornare indietro di un numero illimitato di mosse per riprovare in un altro modo, non sempre è sufficiente: per risolvere alcuni enigmi apparentemente impossibili si dovrà infatti tornare indietro di tot stanze già belle che risolte (o anche andare avanti, i livelli sono molto ampi), al fine di riarrangiare in qualche modo astruso i blocchi già utilizzati con quelli in nostro possesso al momento, per magari guadagnarne solamente UNO e poter finalmente risolvere quel dannato enigma, o tramite altre soluzioni altrettanto criptiche e poco intuitive.
Ciò porta a un'eccessiva e costante incertezza riguardo il poter o meno completare una data stanza complessa con i blocchi a nostra disposizione, nonché ovviamente un sacco di frustrazione inutile che costringe a guardare una guida più spesso del necessario, per non restare ore su un singolo enigma che magari si può risolvere solo in un modo a cui nessuno sano di mente penserebbe.

Più positivo invece lo stile grafico, che rimane in ogni caso molto simpatico, così come le musiche e le scenette/immagini d'intermezzo (soprattutto le pagine Face-blox dei vari blocchi).
Se vi piacciono i puzzle inflessibili stile Toki Tori (che a me non fanno impazzire, come si sarà capito) in cui eseguire 50 mosse nell'esatta sequenza per finire un livello, allora T&Co. con ogni probabilità vi piacerà. Altrimenti rimane un puzzle comunque carino ma che eccede decisamente troppo nella cripticità, risultando spesso più fastidioso di quanto avrebbe meritato di essere.

@ bronzo