Google Stadia: la porticina verso il futuro – Speciale

Comunque vadano le cose, potrò dire di essere stato tra i primi. Il controller nell’esclusivo color blu notte e le tre stelline accanto al mio nickname testimoniano che sono un founder. Stadia è finalmente tra le mie mani, e tale è l’entusiasmo di provare la piattaforma da gioco di Google, metà console e metà servizio di streaming, che prima ancora di procedere all’unboxing lancio l’app dallo smartphone e inserisco il codice che farà di me un utente Pro di Stadia. google stadia

Il controller nell’esclusivo color blu notte e le tre stelline accanto al mio nickname testimoniano che sono un founder

Viene subito detto che l’email con la quale mi registrerò non potrà essere mai cambiata, quindi se avete un indirizzo che potrebbe farvi vergognare tra qualche anno è giunta l’ora di farvi un Gmail serio, ve lo dice devastatoforever(at)rocketmail.com.

COMINCIAMO A GIOCARE… BEH, NO

Due i giochi in omaggio sul mio account: Destiny 2 e Samurai Shodown. Sono pronto a inanellare combo devastanti sul mio iPhone quando scopro che al momento gli unici smartphone supportati sono i Google Pixel, che non trovo nella mia lista di 1000 cose da comprare prima di morire.

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Ciò che personalmente avevo sognato,  giocare tripla A in qualsiasi angolo della casa con il mio iPad Pro, non è ancora possibile

Niente iPhone, niente iPad, nemmeno la Swtich. Ciò che più mi aveva fatto sognare – giocare a titoli AAA in qualsiasi angolo della casa con il mio iPad Pro – oggi non è disponibile. Però Stadia mi trolla costringendomi a usare l’app su smartphone per le più banali opzioni di configurazione. Devo fare tutto da smartphone, ma non posso giocare. L’impulso di far volare il box ancora chiuso dal quarto piano è grande, ma la mia debolissima parte razionale mi ricorda che posso aprire Chrome su un qualsiasi computer, andare sul sito di Stadia e giocare da li. Adesso. Vorrei dirvi che ho intimato a tutta la famiglia di smettere all’istante qualsiasi attività che consumasse banda, ma ormai fa troppo freddo per dormire in garage e così ho condiviso la mia fibra TIM da 100 Mega rigorosamente teorici con un film d’azione su Netflix accanto a mia figlia che giocava a Fortnite mentre guardava le avventure dei “Me contro Te” su YouTube. Con connessione Wi-Fi, già che l’ultimo cavo Ethernet non è più con noi dalle pulizie di Natale 2016.

MEGLIO DELLE ASPETTATIVE

Pronto al peggio, la coloratissima intro di Samurai Shodown risveglia in me tutto l’entusiasmo che sembrava svanito. Proprio il gioco di SNK, a 1080 verosimilmente, gira nel browser sul mio portatile dignitoso, ma non da gamer.

Semplicemente premo un tasto e mi stupisco della reattività del gioco

Chiudo il VivoBook e apro l’HP entry level di mia figlia, ripeto l’operazione. C’è Samurai Shodown pure li. Su Chrome. A 1080, verosimilmente. Strimpello con i tasti, ma non sto giocando. Per i dieci minuti successivi, semplicemente premo un tasto e mi stupisco della reattività del gioco: premo un tasto, e immediatamente parte un pugno. Altro tasto, un calcio. Sì, lo so che è così che funzionano i videogiochi, ma questo non è un gioco: è il video del gioco che viene generato all’interno di un server chissà dove, in base agli input inviati da un HP entry-level solitamente in crisi per un Roblox qualsiasi. Passo più di un’ora con Samurai Shodown, un genere che nemmeno è tra i miei favoriti, per poi girovagare senza meta su Destiny 2, con l’unico scopo di osservare il futuro, qui a casa mia.

IL MOMENTO DELLA VERITÀ

Prendo una pausa e mi dedico all’unboxing: cavi di rito, un Chromecast Ultra e il controller che, a prima vista, pare uscito dai negozi “tutto per un euro” per poi rivelarsi ergonomico e solido, come quelli che già usate. google stadia

il setup è breve ma tocca farlo da smartphone, successivamente posato perché non ci posso giocare. Dev’essere un test sul controllo della rabbia

Accendo la TV ammiraglia 4K da 55 pollici: il setup fortunatamente è breve, ma tocca ovviamente farlo da smartphone, che successivamente va posato perché non ci posso giocare. Dev’essere un test sul controllo della rabbia, mi dico. Sulla TV funziona: che altro potrei dire? Ci mancherebbe. Certo, non devo installare e aggiornare nulla, ma non mi avevano promesso solo questo. L’unico vantaggio di avere Stadia su una TV è che potrei liberare il modestissimo spazio che occupa la mia PS4, che è anche più bella da vedere del vaso che mi aveva regalato zia Enrica, quello che si è “rotto” l’anno scorso. E non finisce qui. Come in tutti servizi online, ci sono dei rallentamenti. Raramente, ma ci sono. Ho appena imparato a non diventare Hulk quando manco un headshot per colpa del lag a Fortnite – perché a Fortnite o vinco o muoio per colpa del lag – in single player la trasformazione è inevitabile. Anche il più piccolo artefatto dovuto a un calo di banda – ripeto, raro – mi fa pensare a un bug, un crash, la perdita di progressi non salvati, la fine del mondo e l’epidemia Zombie. Non devo guardare un cinepanettone, devo giocare!

IL TEMPO DELLE SPESE

Appurato che si fa sul serio, decido di fare un po’ di shopping. Inizialmente credevo di avere un parco titoli in abbonamento come avviene con Netflix, poi Google è riuscito a convincermi che avevo capito male e a parte un titolo al mese – non a scelta – incluso nell’abbonamento PRO, avrei dovuto comprare i giochi dal suo store. E qui tutte le combo che ho fatto a Samurai Shodown mi sono arrivate in faccia nella vita reale. Molti giochi sono datati, ma per me non è un problema dato che film, serie Tv e stagioni di Fortnite mi han fatto rimanere piuttosto indietro nel panorama videoludico. Il problema è il prezzo. Red Dead Redemption 2 su Stadia costa quasi il doppio di quanto mi farebbe pagare Amazon per la versione PS4. E io ho anche una PS4. Sono davvero disposto a spendere 60 euro per giocare a RDR2? E dico per giocare, non per avere il gioco. E se all’improvviso Google chiudesse il progetto Stadia? Certo, non lo farà, ma se dovesse farlo, che cosa accadrebbe? Sicuramente anche Netflix potrebbe chiudere, ma io i film di Netflix non li ho pagati uno a uno. Google ci obbliga a comprare il pallone ma, se vuole, se lo prende e se ne va.

FORSE È MEGLIO ASPETTARE UN ALTRO PO’…

Con Stadia ho vissuto un’esperienza guardando il fantastico futuro che ci aspetta, e mi dispiace che non sia già realtà, al punto che ora mi sento obsoleto a inserire un blu-ray nella PS4.

 

Sono davvero disposto a spendere 60 euro per giocare a RDR2? E dico per giocare, non per avere il gioco

Ma finché le funzionalità saranno così limitate o non sarà rilasciata una versione free, forse vi converrebbe attendere ulteriori sviluppi. E allora perché io sono così orgoglioso di essere un founder? Perché quello che conta veramente è il grande passo verso un nuovo modo di giocare: non sappiamo se sarà Stadia il sistema definitivo, l’importante per me era avere un piccolo pezzo di storia tra le mani. E le tre stelline accanto al nickname.

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