PlayStation 5 – Speciale Hands On

La PlayStation 5 fa in suo ingresso in scena con un design ricercato a un’interfaccia straordinariamente intuitiva, diventando complemento d’arredo per lasciare spazio al gioco, prima di tutto.

I video di presentazione, le caratteristiche tecniche avveniristiche incorniciate in un tweet, rumor confermati e smentiti, le discussioni infinite sulla line-up di partenza, come ogni, santa generazione. Il marketing, i pre-ordini, gli slogan, “Play Like Never Before” si legge sul retro dell’imponente scatola che nasconde PlayStation 5 da occhi indiscreti e la accompagna fin nella sicurezza del suo spazio privato, la nuova dream machine che segnerà i prossimi 5 anni di una vita.

PLAYSTATION 5 DIVENTA ELEMENTO DI INTERIOR DESIGN, OGGETTO ELEGANTE CHE DEVE STARE BENE IN CASA E ATTIRARE L’ATTENZIONE

“Ma quindi è così grossa?”, certo, lo è, hanno pure fatto dei mock-up in cartone per farvelo vedere quando ancora nessuno ce l’aveva attaccata alla corrente, ancora più dell’ingombrante prima versione di Xbox One; ma il punto è che PlayStation 5 vuole essere elemento di interior design, un oggetto elegante che deve stare bene in casa, domina la sala, attira l’attenzione, comunica benessere, incuriosisce; ci si aspetta meraviglie solo a guardarla. È naturale fare ironia quando ci si trova davanti a un oggetto così inaspettato, nuovo nelle forme, asimmetrico, sfacciato e diverso da qualsiasi altro suo antenato, tendenzialmente dimesso, modesto, nascosto tra un decoder e un lettore VHS che non ci siamo ancora decisi a smaltire.

Te la trovi tra le mani, la PlayStation 5, e poi la metti lì, in bella mostra come un trofeo, perché un ego così smisurato non è concepito per essere ingabbiato in mobili dove gli spazi sono ancorati a concetti e dimensioni d’altri tempi; vuoi descriverla, raccontarla, fare colpo su chi ti ascolta, su chi a ragione può dire di non apprezzarla. Però guardala, siamo tornati a parlare della console e della sua estetica prima dei giochi e dei Teraflop, da quando non succedeva? Da due generazioni almeno, da quell’avveniristica PlayStation 3 che giustificava il suo esoso prezzo con una linea e dei materiali che sembravano valerlo tutto. Un corpo nero avvolto da due sensuali lamine bianco ghiaccio, epidermide artificiale a protezione di un cuore forte, scalpitante, pronto a dei fuori soglia continui e faticosi, gestiti con respiro regolare a mai in affanno, dissipando il calore senza dare a vedere lo sforzo; se non in fase di avvio, quando sembra prendere fiato per prepararsi all’apnea, e noi con lei.

USER EXPERIENCE SENZA PENSIERI

Eleganza fuori, potenza dentro, con un’interfaccia che però trasforma tutto in comfort, un ideale prolungamento del divano su cui siamo seduti, l’evoluzione di quella cross media bar che nel 2006 aveva reinventato l’esperienza utente delle console con PSP e PS3, adattandola alla multimedialità senza sacrificarne la leggibilità (e adottandone in toto icone e disposizione nel menù impostazioni anche in questa generazione). Gli sviluppatori hanno lavorato per sottrazione sul già buon sistema operativo di PlayStation 4 per renderlo ancora più essenziale, quasi in controtendenza rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare da un prodotto nuovo, che sembra sempre dover fare rima con “complesso”. Ognuna delle icone raffiguranti giochi o altre applicazioni, di dimensioni discrete, non ingombranti, disposte in orizzontale ha un proprio prolungamento verso il basso e sullo sfondo, come se al solo evidenziarla l’intera schermata diventasse monotematica, facendo partire un jingle a tema e lasciando spazio a tutte le informazioni utili come, nel caso dei giochi, attività, avanzamento, trofei, news e video, un po’ come accadeva su PS4 ma in modo ancora più fluido, veloce, integrato, senza stacchi grafici o caricamenti, neanche minimi.

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