Max Payne – Speciale TGM Classic

Questi sono i giorni della Alan Wake Remastered, ma vent’anni fa un poliziotto di New York in fuga, senza nulla da perdere, lanciò Remedy Entertainment nell’Olimpo degli action. Ecco la storia di Max Payne.

Max Payne Speciale TGM Classic

C’era un tempo, prima del successo cinematografico delle Watchowski, in cui la tecnica del bullet time era appannaggio degli esotici schermi del cinema di Hong Kong. La produzione di John Woo, con i suoi proiettili al rallentatore sparati da acrobatici eroi in mezzo a stormi di colombe bianche, fu una delle fonti di ispirazione per i finlandesi Remedy Entertainment. Il loro nuovo gioco doveva trasudare sangue e polvere da sparo, ingredienti che avrebbero portato il protagonista alla soglia dell’implosione, scatenando una sete di vendetta inarrestabile.

UN UOMO CHE NON HA NIENTE DA PERDERE

Acrobazie e pallottole rappresentavano quindi solo una parte dell’alchimia voluta dallo scrittore Sam Lake e dal resto del team; era necessario un background sufficientemente gretto per far da cornice alla vicenda e l’idea ricadde sulla Grande Mela; quella marcia, quella dei bassifondi e della letteratura noir. Non a caso vennero spediti degli artisti sul posto per immortalare alcuni quartieri sufficientemente malfamati, opportunamente fiancheggiati da un paio di guardie del corpo, mentre ebbe significativa influenza la novellistica di Mickey Spillane, in particolare il suo iconico Mike Hammer, un detective durissimo universalmente riconosciuto come l’archetipo del piedipiatti Hard-Boiled.

PER ASSICURARE L’AUTENTICITÀ DELLE AMBIENTAZIONI, VENNERO SPEDITI DEGLI ARTISTI A NEW YORK PER IMMORTALARE I SUOI QUARTIERI MALFAMATI

Se concettualmente le idee erano abbastanza chiare, tecnicamente il progresso rimandò più volte l’esordio di Max Payne. Inizialmente ideato dopo Death Rally nel 1996, la sua gestazione andò avanti di pari passo con l’evoluzione e la diffusione delle schede acceleratrici: Remedy sviluppò accuratamente il suo motore proprietario – chiamato MaxFX e utilizzato solamente per Max Payne e relativo seguito – dal 1997, arrivando a gestire texture fotorealistiche assieme a tutti quegli effetti che il programmatore Olli Tervo e il grafico Sami Vanhatalo si erano impegnati a garantire sin dalla prima versione dimostrativa, durante l’E3 del 1998. Riallacciandoci quindi al discorso iniziale, l’illuminazione convincente e gli impressionanti effetti particellari avvolgevano ogni sparatoria in una inebriante danza di morte tra pallottole vaganti, corpi immortalati in tuffi plastici e tanta roba in movimento, colmando il vuoto che intercorreva tra gli ipercinetici film di John Woo e quello che finora potevano permettersi i videogiochi: forte di una presentazione sontuosa e un sistema di controllo preciso e affidabile grazie alla combinazione di mouse e tastiera, Max Payne consegnava nelle mani dell’utenza PC il gioco d’azione che avrebbe reso invidiosi i possessori di console.

Max Payne Speciale TGM Classic

Nulla poteva sfuggire al fascino di Max, neppure l’ormai vetusto GBA!

GRAZIE ANCHE A MATRIX, NEL 2001 MAX PAYNE ERA UN TITOLO CHE ANDAVA GIOCATO

Un’invidia lievemente mitigata dalle conversioni pubblicate dalla Rockstar Games per PS2 e XBOX, ovviamente non al livello dell’originale ma quantomeno dignitose; del resto, nel 2001 si trattava di un titolo imprescindibile e il merito involontario andava ovviamente al film Matrix che, uscito un paio di anni prima, sdoganava il concetto di bullet time, traghettandolo dal mondo della celluloide asiatica in un contesto cyberpunk, riscuotendo un successo universale. Un’idea che accarezzò l’inventiva dei modder, che si diedero da fare pubblicando contenuti per riproporre le scene chiave del film – o quantomeno la raffinata estetica degli acrobatici combattimenti – sui nostri piccoli schermi, come nel caso dell’ormai leggendario Kung Fu Mod.

PULP FICTION

Tralasciando l’azione su di giri, quella di Max Payne è una storia ricca di particolari forti. Max è un detective di New York la cui idilliaca vita viene fatta a pezzi in seguito all’assassino di moglie e figlia ad opera di tre balordi strafatti di Valkyr, una nuova droga. In seguito all’incidente Max si fa trasferire nel nucleo antidroga dove lavora come infiltrato nell’obbligatoria famiglia mafiosa italo americana; in una girandola di eventi ovviamente nefasta, la situazione precipiterà ulteriormente per l’ormai disperato protagonista, ricercato da vecchi amici e nuovi nemici.

Max Payne Speciale TGM Classic

Una maniera efficace ed economica per creare la giusta atmosfera hard boiled.

Tra un livello e l’altro, dei pannelli a fumetti introducono e sviluppano la storia, portando avanti la narrazione con lo stile di una graphic novel: un espediente fortemente voluto da Sam Lake per enfatizzare le tematiche Noir, tanto da digitalizzare se stesso per le prime tavole dimostrative, presentate dopo un’opportuna mano di Photoshop. L’uso del fumetto offriva altri vantaggi oltre all’atmosfera: in caso di rivisitazioni e stravolgimento di trama o ordine di eventi era sufficiente spostare le vignette; un intervento velocissimo che non sarebbe stato altrettanto pratico se le scene di intermezzo fossero state realizzate con filmati o con il motore del gioco, ricorda il co-fondatore di Remedy Markus Mäki.

MA DAVVERO SEI TU, MAX PAYNE!?

Sam Lake ci ha davvero preso gusto a prestare i suoi connotati al buon vecchio Max: il suo volto è “stampato” sulla texture che avvolge la testa poligonale del protagonista, un fatto che nel corso degli anni ha generato numerosi aneddoti più o meno gustosi. Celebre quello raccontato durante un’intervista a EDGE, quando venne fermato di notte nel suo quartiere da una macchina con quattro loschi figuri a bordo, solo per sentirsi chiedere se fosse realmente il volto di Max Payne e firmare qualche autografo!

Il volto più celebre di inizio millennio, almeno sugli schermi dei nostri PC.

L’aspetto di molti nemici e comprimari del gioco condivise il medesimo destino, con i titoli di coda costellati da nomi di parenti e amici che prestarono le loro fattezze alla causa di Remedy. Quando Take Two acquistò i diritti del personaggio per la bellezza di dieci milioni di dollari, Sam venne però messo in panchina e il volto di Max fu ricalcato sulle fattezze dell’attore professionista Timothy Gibbs, lasciando James McCaffrey nel ruolo di doppiatore “ufficiale” del detective.

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