Terzo (e ultimo) appuntamento con le prossime uscite di Square-Enix. Oggi approfondiamo le prove su Valkyrye Elysium, Dragon Quest Treasures e Harvestella.
Il corposo reportage dedicato all’evento Square-Enix Play 2022, organizzato a Londra per mostrare le prossime uscite della casa nipponica, giunge al terzo e ultimo appuntamento (qui e qui potete trovare la prima e la seconda parte) con un’altra tripletta di titoli. Un viaggio, quello odierno, all’insegna delle diverse anime dei Gdr, che vi porterà a spaziare dalla mitologia norrena alla caccia al tesoro passando per la coltivazione dei campi.
VALKYRIE ELYSIUM
Diciamo la verità. Se in questi mesi nel mondo dei videogiochi qualcuno ha scritto e parlato di personaggi quali Fenrir e Odino, o di eventi quali il Ragnarok, non è stato certo a causa Valkyrie Elysium, quinto capitolo della saga targata Square-Enix in uscita per PlayStation 5 e PlayStation 4 il 29 settembre (su PC sarà necessario attendere fino a metà novembre). Detto questo, è proprio la mitologia norrena la base su cui si fonde il nuovo action-rpg sviluppato da Soleil, che ci porta a vestire (sorpresa, sorpresa!) i panni di una valchiria inviata da Odino per prevenire il Ragnarok. Un viaggio che ho avuto modo di affrontare, seppure in piccola parte, grazie alla versione messa a disposizione durante l’evento londinese Square-Enix Play 2022, e che è stato caratterizzato da una successione continua di alti e bassi. Un saliscendi degno delle più intricate montagne russe che ha due protagonisti principali: la realizzazione tecnica e la struttura di gioco.
Partiamo dalle note dolenti, ovvero dall’impatto visivo. Posizionato in modalità “gufo da sala giochi” alle spalle di un paio di colleghi, li ho osservati mentre massacravano allegramente un nemico dopo l’altro, concentrando la mia attenzione solamente sulla componente estetica. Ho guardato le ambientazioni, ho scrutato il character design e le animazioni, ho esaminato texture ed effetti di luce, e sono giunto a una conclusione. Valkyrie Elysium è un titolo a budget medio-basso, e si vede. Non tanto nei personaggi, discretamente caratterizzati, quanto nel mondo di gioco, che risulta essere spoglio, anonimo e privo di personalità. Ad aggravare ulteriormente la situazione la scelta, a mio parere decisamente poco azzeccata, di “contornare” ogni cosa con un bordino nero. L’effetto ottenuto non è particolarmente gradevole e, soprattutto per alcuni elementi nei fondali e nelle costruzioni, contribuisce a dare una fastidiosa sensazione di appiattimento.
Sono giunto a una conclusione. Valkyrie Elysium è un titolo a budget medio-basso, e si vede.

Valkyrie Elysium abbandona la struttura a turni a favore di un combat system in tempo reale che unisce ritmo e strategia.
Ci sono diverse armi, ognuna dotata di un differente set di attacchi (con tanto di specifiche resistenze e debolezze nei nemici). Ci sono poteri magici, sotto forma delle Arti Divine, abilità utilizzabili mediante un’apposita barra energetica. Ci sono degli alleati, gli Einherjar, che possono essere evocati come supporto e che, oltre a sfruttare le proprie caratteristiche in fase di attacco, forniscono anche potenziamenti elementali. E c’è, infine, il Soul Chain, una sorta di rampino utile sia in fase di esplorazione che per catapultarsi sui nemici dalla distanza. Insomma, sembra esserci tutto quello che serve per fornire un quantitativo tale di opzioni da garantire una costante varietà di situazioni, e per far dimenticare rapidamente il detto “anche l’occhio vuole la sua parte”…
DRAGON QUEST TREASURES
Una nave che solca i mari. Un gruppo di pirati scontrosi e scorbutici. Due ragazzi, il giovane Erik e sua sorella Mia, intenzionati a scappare in cerca di libertà e di avventure. Due strane creature, Porcus e Purrsula. Antiche rovine che celano al loro interno un paio di pugnali dai poteri misteriosi. Una terra leggendaria, Draconia, popolata da mostri e ricca di tesori. Sette pietre leggendarie, le Dragonstones, da recuperare.
Sono queste, in estrema sintesi, le basi su cui si poggia la struttura narrativa di Dragon Quest Treasures. A partire dal 9 dicembre (solo su Nintendo Switch, almeno per il momento), il nuovo spin-off della serie principale di Dragon Quest ci trasporterà in un mondo da esplorare, in cui trasformarci in provetti cacciatori di tesori. Superate le sequenze introduttive e le fasi iniziali che fungono da classico tutorial, l’impressione ricavata da una rapida passeggiata in una delle isole che costruiscono l’area di gioco è quella di avere tra le mani un Gdr caratterizzato da una struttura piuttosto snella. L’impressione ricavata da una rapida passeggiata in una delle isole che costruiscono l’area di gioco è quella di avere tra le mani un Gdr caratterizzato da una struttura piuttosto snella.
Coadiuvati dal prezioso aiuto di Porcus e Purrsula e mediante l’utilizzo di diversi indicatori, Erik e Mia saltellano da una parte all’altra della mappa in una ricerca che varia di complessità a seconda dell’importanza dell’oggetto da recuperare.

Esplorare, trovare un tesoro, combattere, tornare alla base. Sarà questa in estrema sintesi la vita di Erik e Mia in Dragon Quest Treasures.
E difenderlo vuol dire essere pronti a lottare, in questo caso utilizzando un combat system che abbandona la struttura a turni tipica della serie principale a favore di un sistema in tempo reale. Ciò che si mantiene invece nel solco della tradizione è l’impatto visivo, che si conferma essere una sorta di coperta di Linus a cui tutti gli appassionati della serie possono aggrapparsi e che possono abbracciare per sentirsi a casa. L’estetica è infatti quella che tutti abbiamo imparato a conoscere nel corso degli anni, un purissimo e riconoscibilissimo “Akira Toryiama style” sia per quanto riguarda il character design che per le ambientazioni.
HARVESTELLA
Ah, quanto è rilassante la vita nei campi. Una routine costante fatta di sveglie presto alla mattina e di una serie di compiti che vanno dal dissodare il terreno al cogliere frutta e verdura, dal seminare a cercare di vendere quanto prodotto. Ore e ore trascorse a contatto con la natura, non importa quanto faccia caldo (o freddo), non importa quanto piova o tiri il vento. Giornate che si concludono con la schiena piegata, le gambe indolenzite e le braccia che riescono a malapena a sorreggere le posate. Scusate, a inizio paragrafo ho scritto rilassante? Volevo dire faticosa. Sì, faticosa. A tratti addirittura faticosissima, se a tutto quanto descritto in precedenza si affiancano dei problemi “extra” che potrebbero in pochi istanti rovinare il lavoro di una vita.
È proprio questo ciò che accade al protagonista (o alla protagonista) di Harvestella, titolo in uscita su Nintendo Switch e PC il 4 novembre. In un mondo in cui lo scorrere delle stagioni è regolati da quattro cristalli chiamati Seaslight, si è infatti inserita una variabile impazzita. Una inspiegabile anomalia, una sorta di stagione extra denominata Quietus, che porta con sé morte e distruzione, che danneggia in maniera irreparabile i raccolti e costringe la popolazione a rimanere rintanata nelle proprie case. Scoprire l’origine di questa anomalia e come fermarla diventa una priorità, che non deve però far dimenticare la normale routine quotidiana. Per questo la vita in Harvestella si svilupperà su più piani, tutti delle medesima importanza.
La vita in Harvestella si svilupperà su più piani, tutti delle medesima importanza

Come se la fatica di dover coltivare i campi non fosse sufficiente, una misteriosa anomalia minaccia il mondo di Harvestella.
La demo che ho avuto modo di provare (disponibile da qualche ora anche nel negozio online Nintendo), superata l’immancabile (e sin troppo lunga) sequenza introduttiva, permette di conoscere l’incipit narrativo e di avere un primo assaggio delle differenti meccaniche di gioco. L’impressione iniziale è quella di avere tra le mani un titolo che punta a ottenere un equilibrio tra le sue diverse anime adottando soluzioni stilistiche classiche, senza avventurarsi più di tanto in cerca di trovate originali. La commistione tra generi differenti, per quanto solamente abbozzata nelle prime fasi di gioco, lascia intravedere prospettive interessanti, che potranno però essere valutate appieno solamente in fase di recensione. Gradevole l’impatto visivo. Non c’è nulla che faccia gridare al miracolo, ma ambientazioni e character design mi sono parsi sufficientemente ispirati.