Antica Libreria TGM #15: PC Engine - The Box Art Collection

In quel meraviglioso sottobosco che erano le pagine delle pubblicità delle riviste di videogiochi degli anni ’90, i primi importatori di console e giochi dall’oriente si contendevano la clientela attraverso spudorati atti di seduzione: al fianco di liste scritte in caratteri microscopici, affiancate da prezzi prossimi all’oscenità, campeggiavano copertine diversissime da quelle a cui si era abituati da queste parti, tra adolescenti e molto sporadici frequentatori di negozi di videogiochi.PC Engine

Quelle illustrazioni sovrastate da scritte in caratteri incomprensibili suggerivano l’esistenza di un mondo di videogiochi a noi ignoto in cui il PC Engine pareva essere il centro del sistema solare, tanto che bastava osservarle per sentirsi catapultati in un altro continente. Un po’ come il pomeriggio in cui per sbaglio è partita la sigla americana delle Tartarughe Ninja su Italia1.

FILE 012 – PC ENGINE – THE BOX ART COLLECTION

Dove trovarlo: Bitmap Books

Tra le diverse Box Art Collection pubblicate da Bitmap Books negli ultimi anni, questa dedicata al PC Engine è quella ha il sapore più esotico, ma anche più nostalgico. Perché diciamocela tutta, se alcuni fortunati tra noi conoscevano il cugino del fratello dell’amico di uno che aveva il Neo Geo, e magari l’avevano anche visto in azione in un qualche apatico pomeriggio estivo illuminato da un bramato quanto inatteso invito, quasi nessuno di noi ha visto dal vivo un PC Engine in azione, non prima di un viaggio Tokyo quanto meno. Eppure, nonostante la lontananza quelle custodie squadrate, solcate da illustrazioni di manga ancora (per poco) ignoti alle nostre latitudini, da scenari evocativi e da ragazze dai capelli colorati facevano parte della nostra quotidianità, sguardi su videogiochi che potevamo solo immaginare e immaginavamo bellissimi, come tutto ciò che non puoi avere.PC Engine

Nei rari casi, però, in cui qualche gioco PC Engine veniva recensito su una rivista o illustrato in una pubblicità, lo stupore per la bellezza inedita delle cover veniva spesso accompagnato da una delusione straniante: in fondo, non sembravano così diversi a ciò a cui avevamo abituati sulle nostre TV a tubo catodico. Il mistero del PC Engine, perfettamente ricostruito nelle prime pagine della The Box Art Collection di Bitmap Books, è tutto qui, nell’incontro tra l’idea di Hudson Software di lanciarsi nel hardware commissionando la produzione di una CPU e un chip grafico, e il successivo incontro con NEC, produttore giapponese di computer. Nonostante il nome, il PC Engine nasce con l’idea di essere una console futuribile, concepita purtroppo in un’epoca in cui il futuro incombeva però imminente. Il processore grafico a 16 bit strozzato da una CPU a 8 bit colloca la console NEC in un limbo tra due generazioni e l’add-on per i giochi su CD, per quanto in anticipo sui tempi, non può fare miracoli, ma in Giappone è ugualmente un successo. D’altra parte, proprio nella terra del Sol Levante è nato da poco il primo grande fenomeno videoludico, si chiama Family Computer e nessuno sembra preoccuparsi del fatto che quel parallelepipedo di plastica non sia davvero un computer. Interessa molto di più la palette vastissima di colori che fa scoppiare di vita personaggi e scenari, molti dei quali repliche di quelli a cui sono abituati in TV.PC EngineFuori dal Giappone però, le cose non vanno altrettanto bene. Intanto quel nome, PC Engine, rischia di confondere: meglio trovare qualcosa che ispiri altrettanta potenza, ma meno ambiguo. La quadratura del cerchio si trova con TurboGrafx-16, ma non tutto va come previsto. La sensazione di velocità senza dubbio è centrata, la strizzata d’occhio ai giovani con lo slang arriva facile, ma quel 16 finale viene preso come il segno dell’impostore, un tentativo di spacciarsi per console a 16 bit, mentre Mega Drive e SNES (console davvero a 16 bit) erano già in circolazione. La produzione di software segue dunque una traiettoria molto diversa da quella degli altri sistemi contemporanei al PC Engine, molto più orientata verso i gusti giapponesi del proprio mercato di riferimento. Nel giro di qualche anno, PC Engine diventerà prima il sistema casalingo di riferimento per gli shoot’em’up e poi una tappa indispensabile in ogni percorso di retrogaming, una di quelle esperienze di riscoperta del passato che non può mancare nel curriculum di qualunque esploratore delle passate generazioni videoludiche.

PC Engine – The Box Art Collection sembra cogliere appieno lo spirito della console, mettendo in primo piano la componente visuale della sua eredità, perfettamente incarnata dalla miriade di stili raffigurate sulle copertine di oltre 300 tra HuCARD (il formato proprietario della console), CD-ROM e Super CD-ROM. Ogni pagina, nel classico formato ampio da coffee table book a cui ci ha abituato l’editore britannico, accoglie al centro una riproduzione in scala naturale della cover del gioco su uno sfondo colorato in cui si incastrano tre screenshot, nella parte basse della pagina, e una breve scheda descrittiva disposta a colonna verso la rilegatura.

PC EngineQuesti brevi specchietti testuali riassumono le principali caratteristiche del gioco raffigurato, ma riservano sempre una decina di righe finali all’approfondimento dell’artwork raffigurato in copertina sia dal punto di vista stilistico, sia da quello collezionistico, con abbondanza di informazioni in entrambi i casi. La qualità del volume è altissima, come sempre accade con Bitmap Books: copertina rigida, quasi 400 pagine a colori su carta lucida che restituisce alla perfezione la cromia dei giochi e rilegatura a filo, bella solida, che consente di aprire completamente il volume per leggerlo senza rovinarlo. PC Engine – The Box Art Collection è il perfetto complemento al retrocollezionismo, nonché un perfetto sostituto, considerando i prezzi a cui sono schizzati i giochi per PC Engine di recente.

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