Il trend del momento si chiama Pokémon GO e su questo c’è ben poco da discutere. L’app per smartphone di Nintendo è ormai installata sui dispositivi di mezzo mondo e non è difficile incontrare per strada gente con in mano uno smartphone alla ricerca di qualche pokémon da catturare, magari appollaiato all’interno di un cestino dell’immondizia piuttosto che seduto sulla sbarra di un casello autostradale. La PokémonGOmania ha coinvolto persino insospettabili categorie di persone, come incravattati manager d’azienda o signore un po’ anzianotte che si sono fatte prendere dalla fregola, magari imbeccate dal “nipotino che ne sa di giochini” durante l’ultima cena in famiglia. Il successo è tale che negli ultimi giorni le ricerche su Google a riguardo hanno superato quelle sul porno: l’avreste mai detto solo una decina di giorni fa?
Che, dal punto di vista dei meri numeri, Pokémon GO stia andando oltre le più rosee aspettative di Nintendo è un altro dato di fatto. La notizia di ieri racconta di come il gioco, gratuito ma con acquisti in app, abbia già portato nelle casse della casa di Kyoto più di 14 milioni di dollari, mentre quella dell’altroieri ci rende edotti di un balzo mostruoso del 25% delle azioni di Nintendo sulla borsa di Tokyo proprio in seguito al successo di Pokémon GO (e al fatto corollario che Nintendo stessa ha in paniere il 33% delle azioni di The Pokémon Company).
molti si sono domandati quale motivo avrebbe Nintendo di insistere sul home entertainment
Analizzare le dinamiche macroeconomiche di un’azienda così strutturata e complessa come Nintendo non è questione di poco conto nemmeno per un vero “addetto ai lavori”, figuriamoci per gente come noi che quelle dinamiche si limitano ad annusarle da lontano, visto che il nostro compito è solo raccontare del prodotto finito e della sua qualità dal punto di vista dei videogiocatori. È tuttavia su questo campo che a mio avviso si gioca la battaglia più importante, e anzi il successo delle applicazioni per smartphone potrebbe rappresentare il volano giusto per il rilancio definitivo di Nintendo come casa produttrice di hardware, oltre che di software. Se guardiamo alle esclusive su Wii U, che sono tante e di qualità, c’è veramente da stupirsi per la piccola quantità di console vendute. Al di là del gap tecnologico coi diretti concorrenti PS4 e Xbox One (che non è mai stato un problema per Nintendo, visto che ha sempre puntato su altri aspetti più direttamente legati al gaming che alla forza bruta), il motivo della debacle è evidentemente da cercare in un difetto di comunicazione, oltre che in un GamePad forse un po’ troppo ingombrante da gestire anche per chi è uso alla tecnologia.
Nintendo deve essere brava a creare un ponte ideale tra due piattaforme solo teoricamente lontane come uno smartphone e una console da salotto
È chiaro che, perché la strategia riesca, Nintendo deve essere brava a creare un ponte ideale tra due piattaforme solo teoricamente lontane come uno smartphone e una console da salotto. Va creato un ecosistema equilibrato e non dei settori a compartimenti stagni, altrimenti c’è il rischio forte che lo schiaffo, questa volta, sia troppo forte perché non abbia ricadute gravi. Nintendo, insomma, fa benissimo a insistere con le console da salotto, e noi tutti speriamo che NX sia all’altezza delle aspettative. E, sotto sotto, credo che se lo augurino anche Sony e Microsoft, perché una Nintendo in piena forma farebbe paradossalmente bene anche ai loro affari, e non solo agli azionisti della casa di Kyoto. Oltre che a noi videogiocatori, s’intende.