TORNANDO SUL LUOGO DELLA TRISTE DIPARTITA SI POTRÀ RECUPERARE TUTTO L’EQUIPAGGIAMENTO RIMASTO AL SUOLO E PERSINO CIBARSI DEL PROPRIO CADAVERE PER RECUPERARE LE FORZE
NON SENTO PIÙ LE DITA
Paradossalmente, le difficoltà più grandi da fronteggiare in The Wild Eight non vengono dalla natura selvaggia e cinica, ma dal gioco stesso. La prima, e in fondo più leggera e trascurabile, è data dalla scarsa fantasia a cui gli sviluppatori hanno fatto ricorso per individuare e selezionare le abilità sbloccabili nel corso dell’avventura. La raccolta della quantità di esperienza necessaria per sbloccare una nuovo talento conduce, quasi sempre, ad ottenere una dose maggiore di stamina a cui attingere, una migliore resistenza al freddo o una quantità di energia lievemente superiore. Si tratta pur sempre di migliorie ben accolte, per carità, ma nulla che stravolga l’approccio al gioco: ciò che il nostro personaggio è in grado di fare dopo essersi rialzato tra le macerie non cambierà sostanzialmente nel corso del suo lungo ed estremo tentativo di sopravvivenza.
IL SISTEMA DI CONTROLLO È UNO DEGLI OSTACOLI PIÙ GRANDI AI NOSTRI TENTATIVI DI SOPRAVVIVERE
Viste da questa prospettiva, dunque, le concessioni alla difficoltà possono essere viste come pezze, tentativi di tamponare una serie di difetti strutturali che rischierebbero altrimenti di rendere eccessivamente frustrante l’esperienza di gioco. Un ’ipotesi che non mi sento di escludere del tutto: d’altra parte, però, non si possono processare le intenzioni. A prescindere dai motivi che hanno portato Fntastic a miscelare questo mix, il cocktail che ne è uscito ha un sapore piacevole e un retrogusto intrigante, anche se non è di certo il più originale del menù. Quel che conta, tuttavia, è che The Wild Eight riesce a rendere accessibile e divertente il survival anche per chi si è sempre sentito respingere dalle barriere all’ingresso di un genere piuttosto esigente.
In Breve: Difficile capire se The Wild Eight abbia ammorbidito le sue richieste per venire incontro a una serie di carenze di design che lo avrebbero reso davvero troppo difficile, o se sia stato concepito così dall’inizio, ma alla resa dei conti è un survival accessibile anche per chi non ha voglia di troppe complicazioni. I problemi di design comunque restano, e ogni tanto fanno anche arrabbiare, soprattutto per la mappatura dei tasti in questa edizione console. Ma se la morte non è un evento irreparabile, la voglia di continuare a giocare, almeno ancora un po’, resta.
Piattaforma di Prova: Xbox Series X
Com’è, Come Gira: La stile grafico di The Wild Eight è adorabile, low poly e illuminato da colori caldi. Xbox Series X lo palleggia in scioltezza, al netto di qualche bug di troppo che in alcune occasioni costringe a tornare al salvataggio precedente.
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