La prigione dorata dei videogiochi – Editoriale

LA LIBERTÀ VERA NON ARRIVO NEMMENO QUANDO, ORMAI ADULTO E INDIPENDENTE, ANDAI AD ABITARE DA SOLO

La gestione del mio tempo divenne sempre più autonoma e mi sentii finalmente libero. Ma non lo ero. E non lo sarei stato nemmeno una volta andato ad abitare da solo, dedicando un intero vano della casa ai videogiochi. Semplicemente, vivevo in una prigione dorata, e avevo accettato supinamente la situazione. Ero felice solo perchè non mi ponevo domande del tipo “perchè per giocare a WOW devo stare per forza seduto davanti al PC?” o “Perchè devo mettere in pausa Assassin’s Creed per andare al bagno?”. La fermata dell’autobus, la panchina di un parco o il vagone di un treno erano solo alcuni dei luoghi nei quali la mia passione era preclusa. E non parlatemi di console portatili, viste da me come una patetica evoluzione degli scacciapensieri. Chi si ricorda poi del Nokia N-Gage? Giocare su un telefonino. Certo, come no. Cambiai idea con Puzzle Quest su iPhone 4. L’avevo già provato sul Nintendo DS di mia figlia, ma sul display Retina era veramente una gioia per gli occhi. Fu il primo titolo mobile che mi fece sedere sul divano, davanti alla PS4 spenta, inanellando combo a profusione.

Negli anni successivi mi cimentai a molti capolavori su iPad, da Max Payne a Oceanhorn, passando per i primi capitoli della serie GT, BioShock e il grande Darkest Dungeon. Con l’arrivo di Skyrim su Switch finalmente credevo di poter giocare ovunque, anche se in realtà la mia prigione si stava solo spostando dal soggiorno al bagno. A causa di qualche legge non scritta, mentre mi sto dedicando al gaming posso essere interrotto per i motivi più disparati. Siamo rimasti in tre a Fortnite e devo assolutamente costruirmi un riparo?

LE PULIZIE DI CASA, NUOVO E IMPRESCINDIBILE OSTACOLO FRA ME E IL GODIMENTO VIDEOLUDICO

Proprio in quel momento vengo chiamato per portare il cesto della biancheria sporca che deve finire in lavatrice. “Sì, subito, un momento”. L’aria si fa già più pesante. Le pulizie di casa stanno subendo gravissimi ritardi a causa mia che sto giocando. Vorrei dire che non c’è problema, posso mettermi le mutande sporche della settimana scorsa. Vero, ho avuto una dissenteria piuttosto violenta che ne ha compromesso il candore, però eravamo in novantaquattro qui sul Battle Bus, adesso siamo in tre, cosa cambia se il mio intimo resta marroncino per qualche minuto in più? Ma ormai la concentrazione è scemata, e vengo ucciso. Questo non accade quando sono in bagno castando magie a Legends of Runeterra. C’è da portare il maledettissimo cesto di biancheria? “Sono in bagno!”

La mia permanenza in quella che era a tutti gli effetti la mia safe room aumentò vertiginosamente. Il mio intestino era pulito come in seguito a un trattamento multiplo di idrocolonterapia, e in una patetica ricerca di momenti di privacy iniziai ad andare al bagno unicamente per giocare, non mancando di attirare l’attenzione. “Cosa stai facendo chiuso lì dentro?”, sentivo tuonare spesso dall’altra parte della porta. Era da quando avevo quindici anni che non sentivo questa domanda. Oggi anche questo stratagemma è compromesso, ma di strada ne abbiamo fatta parecchia: se Ratchet & Clank ci obbliga ancora alla combo TV e divano, importanti conquiste hanno migliorato la vita di noi videogiocatori, e la Steam Deck all’orizzonte spezzerà un altro anello della nostra catena, perchè ricordate: nessuno può disturbarvi mentre videogiocate se dite che siete andati a mettere a posto il garage.

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