Non è un mistero che quando c’è da imbracciare un fucile da cecchino io vada in brodo di giuggiole e mi diverta più di quanto faccia un bambino di due anni alle prese con sabbia, paletta e secchiello. Camperare, d’altronde, è un’arte e non un atto di vergognosa codardia, soprattutto quando l’arma in questione è messa lì apposta perché ci si tenga ben lontani dal contatto fisico, e che diamine! Chi, come me, ama adoperarsi il più possibile nella pratica del “one shot, one kill” sa perfettamente come la serie Sniper Elite sia cresciuta poco alla volta, in un percorso di maturazione che – vivaddio! – pare finalmente giungere a completamento con Sniper Elite 4, videogioco cecchinocentrico che troveremo a scaffale il prossimo 14 febbraio e che ho avuto modo di provare per un’intera mattinata grazie a un evento appositamente organizzato da Koch Media, distributore italiano del gioiellino griffato Rebellion. Se volete sapere com’è andata, non dovete fare altro che andare avanti a leggere. Spoiler: mi hanno dovuto staccare a forza dalla postazione.
QUESTO È IL MIO FUCILE…
Come da tradizione, Sniper Elite 4 sarà ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e ci metterà nei panni del mitico Karl Fairburne, l’impettito eroe americano già protagonista dei precedenti capitoli della serie. Abbandonate le assolate terre africane del terzo episodio, il nostro agente si troverà a fare piazza pulita di nazisti proprio da noi, in Italia. La prima conseguenza riguarda le modifiche all’approccio causate dalla differente morfologia del territorio: il cambio di ambientazione, difatti, non solo sarà propedeutico al prosieguo di un plot narrativo coerente con quanto accaduto in Sniper Elite 3 (e nella Storia vera, ovviamente), ma anche ad assecondare la voglia degli sviluppatori di concedere un nugolo di nuove opportunità al giocatore. Non per nulla, la mappa teatro della missione single player della prova era un’isola fatta e finita, nemmeno tanto piccolina, minuziosamente cosparsa dai level designer di viuzze, casolari, tunnel, scollinamenti, avvallamenti e quant’altro vi possa venire in mente. L’obiettivo era cercare e uccidere quattro ufficiali, debitamente dislocati in altrettante zone, peraltro controllate a tappeto dall’esercito crucco: in un’ora di gioco ne ho fatti fuori due, impegnato com’ero nell’esplorazione e nella ricerca di un approccio il più possibile silenzioso. D’altronde, non è un mistero che Sniper Elite 4, grazie alla struttura totalmente aperta degli ambienti (finalmente!), spinga l’acceleratore sulla componente stealth molto più di quanto sia accaduto in passato.
Camperare è un’arte e non un atto di vergognosa codardia
… CE NE SONO TANTI COME LUI, MA QUESTO È IL MIO
La seconda parte della mattinata è stata dedicata alla prova di due modalità multiplayer. La prima, un competitive 4vs4, prevedeva la presa e il controllo di una serie di postazioni radio. La seconda, invece, era ritagliata attorno alla cooperazione con altri tre compagni d’arme, al fine di difendere la posizione dall’assalto di orde di nemici controllate dalla CPU. Nulla che non sappia lontano un miglio di già visto, intendiamoci, ma comunque piacevole da vivere, soprattutto per il buon level design della mappa selezionata per l’occasione e la presenza fisica in loco dei colleghi giornalisti, coi quali è stato uno spasso scambiare chiacchiere, strategie e risate, nella miglior tradizione del multiplayer locale. Quanto il divertimento profuso si manterrà nell’online vero e proprio non è dato saperlo, ma di certo il multiplayer di Sniper Elite 4 incarnerà una variante utile ad aggiungere verve e a spezzare il ritmo compassato della campagna single player, in attesa che Rebellion getti nuova carne sul fuoco con un prossimo, probabile Zombie Army.
Non mancano le celebri Kill Cam, vero e proprio marchio di fabbrica di Sniper Elite