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Quantum Break

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Quantum Break - Anteprima

Mancano meno di due mesi all’arrivo di Quantum Break sui nostri monitor, e l’annuncio di ieri del suo arrivo in contemporanea anche su PC ha sicuramente contribuito a far schizzare il termometro dell’hype verso vette inaspettate, per la gioia di Sam Lake e di tutto il team di Remedy Entertainment. Ma dunque, cos’è e, soprattutto, cosa c’è da aspettarsi dal nuovo gioco dei dev scandinavi? Come si evince dalle anteprime dei media internazionali che lo hanno potuto provare, Quantum Break è contemporaneamente uno sguardo al passato e uno al futuro, una sorta di Max Payne declinato al futuro anteriore. Remedy, per certi versi, torna alle origini, proponendo uno sparatutto dalle dinamiche immediate e semplici, focalizzato sull’uso di abilità che influenzano la percezione temporale delle sparatorie e, ovviamente, sulla spettacolarizzazione delle scene. Analogamente, i finlandesi continuano il loro processo di ibridazione narrativa tra serie TV e videogiochi, andando ancora più in là rispetto a quanto accadeva in Alan Wake; Quantum Break, infatti, può contare su un intero cast di attori in carne e ossa che non hanno prestato solo faccia, voce e movenze ai personaggi del gioco, ma hanno recitato in uno show live action distribuito all’interno dei cinque capitoli dell’avventura, in episodi da 22 minuti. Insomma, Remedy si gioca tutto su un terreno scivolosissimo come l’integrazione tra gli attori veri e le loro controparti digitali. Rischioso, ma conoscendo Sam Lake e soci, credo che ci siano validissimi motivi per fidarsi.

DITOCORTO VS ICEMAN

Il primo motivo che convince è proprio la scelta degli attori, abituata alla realizzazione di prodotti industriali come le serie TV. I due protagonisti/antagonisti sono Aiden Gillen (Petyr Baelish di Game of Thrones) e Sean Ashmore (Iceman di X-Men ma anche Mike Weston di The Following). I due interpretano rispettivamente Paul Serene e Jack Joyce: inutile dire che il primo è mellifluo e calcolatore, che finisce per rovinare l’amicizia con il secondo, più leale e impulsivo, e che contestualmente mettere a repentaglio il tessuto spazio temporale del pianeta, giocando con una sorta di generatore di buchi neri. In sostanza, nella sua azienda Monarch Solutions c’è una stanza circolare costruita attorno al generatore: camminandovi in senso orario o antiorario si può sfruttare un’anomalia temporale e spostarsi avanti e indietro nel tempo. Se da un lato il buon Paul Serene vuole fare l’amicone e condividere la scoperta con Jack, dall’altra non ha fatto i conti con il suo alter-ego che viene dal futuro, e dalla sua comparsa la situazione inizia a complicarsi non poco. Ben presto i dubbi sul fine ultimo di Monarch ci faranno guardare Serene sotto una luce più cupa, mentre l’aver esposto se stesso e il proprio ex amico all’anomalia temporale ha il simpatico effetto di regalare ai due simpatici giovanotti poteri di distorsione dello spazio tempo. Ometto per buona creanza un paio di altri colpi di scena che Remedy si gioca nelle prime battute e vi lascio immaginare il bel casino che si crea.

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Quantum Break, infatti, può contare su un intero cast di attori in carne e ossa

Il nostro compito, ovviamente, è di porvi rimedio, nei panni di Jack, che controlliamo durante gran parte del gioco. La grande sorpresa, però, è che nelle scene in live action è di Paul Serene che dobbiamo occuparci, compiendo delle scelte abbastanza fondamentali per il futuro di Monarch e della storia stessa. Questi momenti, chiamati Junction, rappresentano i veri snodi della trama e, pur spostando semplicemente più i “come” che i “cosa” accade, aprono il ventaglio delle possibili sfumature in maniera oltremodo interessante. Per esempio, il bivio del primo capitolo prevede la scelta di come affrontare pubblicamente la crisi che inevitabilmente sconvolge Monarch: insabbiare o provare a elaborare una strategia di comunicazione? Esporsi in prima persona per proteggere l’azienda o lavorare nell’ombra? Mettersi nei panni dei “cattivi” in Quantum Break sembra essere davvero interessante, e il ping pong tra le due prospettive è possibile proprio per via della scelta di un cast azzeccato, basato su due personaggi riconoscibili e apparentemente ben caratterizzati, oltre che su comprimari che sembrano all’altezza della situazione. Certo, Flash Forward insegna che giocare con il tessuto spazio-temporale è rischiosissimo, e il pericolo di finire dentro a cliché banali o cule-de-sac è costante, ma la trama imbastita da Remedy pare non solo brillante e seduttiva, ma soprattutto solida e credibile, anche perché in quel di Espoo si sono avvalsi della collaborazione di un ex scienziato del CERN.

TIME PERSON SHOOTER

Una volta vestiti i panni di Joyce è tempo di scendere in azione e la prima cosa che si nota, con sommo piacere, è che lo stacco tra le Junction e il gioco avviene fluido, grazie al “montaggio” delle scene, alla già citata recitazione degli attori, ma anche e soprattutto al comparto tecnico di Quantum Break, che fa di tutto per appianare lo stacco netto. Certo, i filmatoni spezzano il ritmo dell’azione e questa cosa non piacerà a tutti, ma diciamo che è il prezzo da pagare per entrare nell’universo narrativo del gioco e basta esserne consapevoli dall’inizio; in termini di feeling, tuttavia, non siamo troppo lontani dall’effetto delle cut scene sviluppate con gli engine cui siamo normalmente abituati.

In ogni caso, l’importante è che pad alla mano poi ci si diverta e, fortunatamente, con Quantum Break caschiamo bene. L’impostazione è quella di un TPS con le solite dinamiche di copertura, ma quello che cambia le carte in tavola è che ripararsi non serve come manovra difensiva in senso stretto, quanto come diversivo in attesa del cooldown delle abilità che servono a manipolare lo spazio-tempo. In sostanza, la vera copertura è costituita proprio dai poteri di Jack. All’inizio si può giocare con tre simpatiche abilità: una è il “Time Vision”, una sorta di visione dell’aquila che permette di individuare nemici e oggetti importanti; il secondo è il “Time Stop”, che permette di fermare il tempo entro un determinato raggio, arrestando così non solo i movimenti dei nemici, ma soprattutto il moto dei nostri proiettili, utile per scatenare micidiali attacchi accumulando pallottole a mezz’aria; l’ultimo potere è il “Time Dodge”, che è l’evoluzione del bullet time di Max Payne e permette di ottenere quasi lo stesso effetto tramite una sorta di breve teletrasporto.

quantum-break-05Inutile dire che, grazie a questi poteri, i combattimenti di Quantum Break sono un valzer continuo di dilatazione temporale e rapidissimi scontri dal gunplay non troppo elaborato, dominati da meccaniche non esageratamente complicate, volte in gran parte alla valorizzazione delle abilità. Insomma, più che un abile pistolero, Jack Joyce è una sorta di supereroe che manipola lo spazio-tempo, e il risultato è galvanizzante e adrenalinico. C’è da capire quanto la possibilità di migliorare e ampliare le abilità relative allo spazio-tempo rischi di “rompere” il gioco e renderlo poco equilibrato, ma nelle prime ore l’AI dei nemici fa il suo sporco lavoro nella ricerca di tattiche di gruppo, mentre, nel prosieguo dell’avventura, Remedy assicura che si incontreranno nemici dotati di abilità legate alla distorsione temporale, per cui la sfida dovrebbe sempre essere stimolante.

Più che un abile pistolero, Jack Joyce è una sorta di supereroe

Al momento, almeno sull’aspetto action, Remedy sembra quindi aver confezionato le cose a dovere, mentre qualche dubbio lecito lo si può avere nelle parti in cui i poteri vengono utilizzati per risolvere enigmi e puzzle ambientali: il problema principale sembra la discrezionalità con cui i nostri poteri influenzano gli elementi del mondo di gioco, nella misura in cui le nostre capacità da super eroe dello spazio-tempo hanno effetto solo su alcuni oggetti “chiave” e solo nei momenti narrativamente funzionali. A monte di questo, però, Quantum Break pare essere un gioco estremamente promettente e, soprattutto, il titolo che tutti i fan aspettano, a metà strada tra l’azione incalzante (e non banale) e una narrazione brillante ed efficace. Come nelle migliori serie TV, però, per scoprire quanto di buono ci sia oltre il “pilot”, c’è da aspettare la prossima puntata.

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  1. 3.
    E se vi dicessi che l'attore lì che impersona il protagonista non mi piace per niente? Ma proprio come faccia, mi sta sulle balle solo a guardarlo :asd:
    4.
    Infatti neanche a me piace molto, non mi sembra adatto a interpretare un personaggio del genere. Preferivo il volto del personaggio della "tech demo".
    Poi vabè, per me resterà sempre quello che raffredda le birre a Wolverine quindi non so se riuscirò mai a prenderlo sul serio.
    5.
    probabilmente volevano dare un volto da personaggio comune al protagonista, solo che hanno dimenticato di sceglierne uno che potesse stare meno sulle scatole :asd:
    6.
    Alteridan
    Poi vabè, per me resterà sempre quello che raffredda le birre a Wolverine quindi non so se riuscirò mai a prenderlo sul serio.
    è anche uno dei protagonisti di the following, quindi prenderlo sul serio è ufficialmente impossibile :asd:
    7.
    heXen
    probabilmente volevano dare un volto da personaggio comune al protagonista, solo che hanno dimenticato di sceglierne uno che potesse stare meno sulle scatole :asd:

    Concordo al 100%. :bua:

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