Sono passati circa quattordici anni dalla pubblicazione di Commandos 3: Destination Berlin, l’ultimo episodio della serie di RTS nata negli uffici di Pyro Studios, una software house che in seguito avrebbe abbandonato del tutto lo sviluppo di videogiochi per PC per dedicarsi alla realizzazione di titoli per dispositivi mobili. In questo arco di tempo solamente in pochi hanno provato a raccogliere l’eredità del team spagnolo, con risultati tutt’altro che memorabili: è così che il sotto-genere degli strategici in tempo reale con un particolare focus sulla componente tattica si è ritrovato a essere destinato a una nicchia sempre più piccola di estimatori, fino a scomparire quasi del tutto. È qui che entra in scena Mimimi Productions, un giovane studio indipendente con sede a Monaco di Baviera che con il qui presente Shadow Tactics: Blades of the Shogun prova a infondere nuova vita a una tipologia di giochi da troppo tempo dimenticata.
AMBIZIONE ORIENTALE
Ambientato nel Giappone feudale del XVII secolo, Shadow Tactics ci pone al comando di un manipolo di cinque uomini e donne fedeli al leader militare dell’arcipelago del Sol Levante, uno Shogun da poco salito al potere che, però, è subito riuscito a stabilire la pace su tutte le isole e sta lentamente iniziando a portare sviluppo economico e sociale alla popolazione. Suo malgrado c’è chi pensa che soltanto la guerra sia adatta al fiero popolo nipponico, ed è proprio per questo che presto scoppia una ribellione ai danni di uno shogunato accusato di aver violato i principi fondamentali su cui si basa l’intera cultura del prode paese orientale. Se i ribelli si muovono alla luce del Sole, chi muove i fili di quella che presto diventa una vera e propria guerra civile, colui che si fa chiamare Kage-Sama, resta nell’ombra per alimentare i fuochi del conflitto e ordire un complotto ai danni dello Shogun. Ovviamente, quest’ultimo non resta immobile ad attendere la fine del suo regno, bensì affida a un gruppo di agenti fidati il compito di stanare Kage-sama e portare stabilità in tutto il Giappone, il tutto mentre l’esercito combatte gli insorti sui campi di battaglia.
Utilizzare un approccio diretto diventa impossibile e l’unica alternativa è quella di muoversi in silenzio tra le ombre
SAKE PER TUTTI
La padronanza delle capacità dei cinque protagonisti, di per sé, non basta. Nonostante Mimimi Productions abbia puntato molto sulla libertà assoluta lasciata al giocatore, è essenziale riuscire a combinare i punti di forza dei personaggi al fine di controbilanciarne le debolezze e mettere in atto tattiche elaborate. Per questo viene introdotto lo Shadow Mode, uno strumento grazie al quale impartire ordini ai vari membri del gruppo cosicché questi possano agire all’unisono per affrontare le situazioni più complesse. Va da sé che la pianificazione delle mosse assume una rilevanza particolarmente importante nell’economia strategica di Shadow Tactics, in quanto bisogna cercare di anticipare le mosse dei nemici per stilare un piano di azione efficace, senza far scattare gli allarmi e mettere in guardia le forze di Kage-sama.
Shadow Tactics è uno strategico in tempo reale estremamente profondo
Shadow Tactics: Blades of the Shogun resta comunque uno strategico in tempo reale estremamente profondo che, grazie a un level design intelligente e a una gruppo di protagonisti genuinamente eterogeneo, fa della libertà donata al giocatore il suo cavallo di battaglia. Le possibilità concesse sono davvero elevatissime, poiché il team di sviluppo ha deciso di porre pochissimi limiti all’immaginazione, confezionando così il miglior erede possibile della serie Commandos: un’impresa non da poco, soprattutto per una piccola software house indipendente.
A distanza di quasi tre lustri dall’ultimo Commandos, spin-off in prima persona a parte, Mimimi Productions ha saputo raccogliere il testimone dalle mani di Pyro Studios con l’eccellente Shadow Tactics: Blades of the Shogun. È vero, c’è qualche problema di troppo che tradisce l’inesperienza di un team di sviluppo che, prima di oggi, si era cimentato soltanto in un platform tridimensionale; tuttavia, l’opera della software house tedesca è senza ombra di dubbio estremamente profonda e difficile al punto punto giusto. Speriamo solo che questo tentativo – a mio avviso riuscito – di rivitalizzare un sotto-genere da troppo tempo dimenticato non cada nel vuoto, e che gli strategici/tattici in tempo reale tornino sempre più spesso a fare capolino sui nostri monitor.