Già durante le prime puntate, la serie prende una direzione molto confusionaria: si allontana drasticamente dall’essere un semplice biopic serio e drammatico per abbracciare una scrittura più vivace e frizzante. Sembra quasi di assistere ad una commedia scanzonata ed esagerata sulla falsariga di prodotti come Scrubs o My Name Is Earl.
Sophia è una ventitreenne senza arte né parte, sicura di sé e della sua vena anarchica. Convinta di non riuscire a vivere e lavorare sotto una figura dirigenziale, la giovane donna sfrutta una “semplice” idea accompagnata dalla sua stravagante passione per la moda vintage: riuscirà infatti a vendere singoli capi d’abbigliamento, da lei stessa rimaneggiati, per centinaia di dollari. Da qui parte la scalata al successo, tra sentimenti, amicizie e problemi con il padre sfiduciato per la stravagante direzione imprenditoriale intrapresa dalla figlia.
Girlboss si allontana drasticamente dall’essere un semplice biopic serio e drammatico per abbracciare una scrittura più vivace e frizzante
L’aspetto dominante della serie è quello di una realtà sopra le righe, il che può essere catalogato sia come pregio che come difetto: i dialoghi sono lontani dall’essere reali, così come le situazioni e la stessa San Francisco, una città che suggerisce a Sophia ogni passo da compiere, quasi uno spirito vivente della metropoli che la accompagna sempre. Tutto è narrato con una semplicità disarmante che si fa ben vedere, senza però irritare troppo. Insomma, Girlboss non è un prodotto da prendere sul serio per ispirazioni o devozioni.
i dialoghi sono lontani dall’essere reali, così come le situazioni e la stessa San Francisco
A fare da sfondo c’è una visione strettamente femminile della città: gli uomini, infatti, sono solo divertenti amici effeminati oppure amanti di Sophia, piccoli tasselli a costruire quello che sarà il suo, grandissimo, impero. Realtà che poi cadrà: con una breve ricerca è infatti possibile scoprire che proprio lo scorso anno la società Nasty Gal è andata in bancarotta. È dunque una semplice coincidenza che proprio ora si parli di lei tanto da dedicarle una serie TV? Queste speculazioni e i discorsi pertinenti esulano, in ogni caso, dal format presentato.
In conclusione, Girlboss è un po’ come portare un bambino in un negozio di giocattoli: corre avanti e indietro per tutti i reparti, fa cadere le esposizioni, urla cose senza senso, ma almeno è divertente. E tanto basta.
VOTO 7.5
Genere: commedia, biopic
Publisher: Netflix
Regia: vari
Colonna Sonora: Marco Beltrami
Intepreti: Britt Robertson, Ellie Reed, Johnny Simmons, Alphonso McAuley, Dean Norris
Durata: 13 puntate