Che io sia un fan storico della saga di Assassin’s Creed è un fatto abbastanza risaputo, così come il fatto che in questi giorni abbia più volte detto di non essere stato particolarmente colpito dai trailer di Assassin’s Creed Origins, nuovo capitolo della serie, che segna il ritorno al timone di Ubisoft Montreal e dell’accoppiata Ashraf Ismail e Jean Guesdon, game director di Black Flag. Proprio come il capitolo ambientato ai Caraibi, anche Origins è un Assassin’s Creed profondamente diverso per natura, ispirazione e, in questo caso, anche formato. Proprio come Black Flag, probabilmente, dividerà la fan base, perché per quanto sia un episodio capace di mantenere l’identità della serie viva attraverso una serie di dispositivi di gameplay e ispirazione abbastanza palesi, mischia un po’ le carte in tavola. Il suo sviluppo è partito proprio dopo Black Flag e, dopo una mezzora abbondante di gioco, il dubbio che mi è rimasto è che Assassin’s Creed Origins stia arrivando troppo tardi sul mercato per quello che vuole offrire.
ALLA CORTE DI CLEOPATRA
L’Egitto è un ambientazione che spiazza tanto quanto quella del continente americano: la verticalità è più paesaggistica che architettonica (poi certo, immagino ci saranno le piramidi a un certo punto) e le terre selvagge dominano lo scenario. In questi ambienti, a mio avviso, il gameplay classico soffre inevitabilmente, e proprio per questo il twist pensato da Ubisoft Montreal risulta adatto, e abbastanza intelligente. Per cambiare le sorti di una saga evidentemente in crisi di identità – per quanto si sia abbondantemente ripresa, a mio avviso, con il capitolo di Syndicate – la scelta intrapresa è quella di abbracciare completamente la logica dell’action RPG open world, mettendosi al crocevia tra il gameplay classico della saga e quello di Horizon: Zero Dawn e, soprattutto, The Witcher 3. Una decisione ardita, che ha il pregio di svincolare il gioco da una serie di dinamiche che ne avevano imprigionato un pochetto l’evoluzione, ma anche rischiosa perché difficile da comunicare in maniera efficace alla fan base, soprattutto quando il feeling di gioco appare comunque simile al passato. Sì, perché pad alla mano in fase di esplorazione e di quest design, almeno apparentemente, Origins è un Assassin’s Creed fatto e finito, con missioni a checkpoint di diverso genere, una mappa basata in distretti di competenza di alcuni gruppi di nemici e un ordine costituito da combattere.
la scelta intrapresa è quella di abbracciare completamente la logica dell’action RPG open world
TRA SABBIA, LAME E IPPOPOTAMI DI LIVELLO 20
È proprio l’ambientazione, a mio avviso, che al momento emerge in tutta la sua potenza: ho girato un po’ per la parte più meridionale del Basso Egitto, e il pensiero di poter partire a cavallo da Croccodillopoli per raggiungere le coste del Mediterraneo è affascinante, finanche mirabile, nonostante la piattezza degli scenari mi preoccupi non poco. Nondimeno, per evitare i tragici saliscendi e la ricerca degli alberi giusti dell’Assassin’s Creed americano, il primo elemento ad apparire rivoluzionato è stata l’arrampicata, che adesso funziona in maniera più fluida, dando a Bayek la possibilità di trovare appigli su ogni superficie, un po’ come accade nell’ultimo Zelda. Il ritmo di gioco ne beneficia sicuramente, e anche la classica conquista delle torri diventa meno un’impresa iconica e più qualcosa di integrato in una visione di ampio respiro.
il primo elemento ad apparire rivoluzionato è stata l’arrampicata
Insomma, da un lato l’ambientazione è ricca di spunti e tante cose da fare, dall’altro non vorrei che tutto venisse banalizzato nella ricerca costante di distributori di punti esperienza. Se il lato avventuroso e le prospettive più affascinanti della saga mi hanno rincuorato, la sua natura ludica è ancora grezza e un po’ confusionaria, così come altalenante è tutto il comparto tecnico. Dal punto di vista cromatico e di direzione artistica tutto sommato ci siamo, ma personaggi e animazioni mi sono apparsi un po’ goffi e non sempre armoniosi in termini di qualità assoluta. A tratti, Origins sembra provare a raccogliere il testimone di una serie di trend ludici con ritardo, inseguendo una nuova visione senza, però, violare troppo la sua identità. Sospeso com’è tra passato e presente, negli ultimi mesi di sviluppo ha bisogno di trovare una sua forma definitiva e di un’evidente ottimizzazione, pulitura e, soprattutto, di una scrittura che dia senso e personalità a un titolo che ha bisogno di trovare brillantezza.