In una piovosa giornata milanese ho avuto modo di provare l’esagerata estetica della versione Pro del beat’em up a scorrimento orizzontale con forti elementi ruolistici di Vanillaware. Dragon’s Crown Pro si è mostrato in un evento che mi ha consentito di testarlo in cooperativa affrontando la prima mezz’ora di gioco.
SAPORE DI CABINATI
Dragon’s Crown è stata la killer application che mi ha sostanzialmente “costretto” a comprare una PS Vita. Chi ha vissuto le sale giochi negli anni ’90, difficilmente non si è imbattuto in Tower Of Doom, e nel suo seguito Shadow Over Mystara. Forti della loro licenza in quanto prodotti ufficiali di Dungeons & Dragons (che proprio in quegli anni si giocava con Magic: l’Adunanza il primo posto nell’immaginario collettivo ludico a matrice fantasy), e dunque assai appetibili per il sottoscritto, è impossibile dire quanti gettoni abbia sperperato nell’affrontare quella che ai tempi si rivelò una frenetica ed esaltante trasposizione videoludica delle avventure che era possibile vivere attorno a un tavolo, giocando di ruolo con carta e penna, ovviamente.
Dragon’s Crown rimane sostanzialmente lo stesso, mentre tutto il comparto artistico è stato rifinito e risulta ancora più accattivante
In ogni caso, la notizia di una riproposizione di Dragon’s Crown su PS4, con una veste rinnovata, compatibilità al 4K e una colonna sonora orchestrale completamente riarrangiata, ha stuzzicato la mia fame di appassionato del genere. Rivederlo su PS4 e su uno schermo grande, un po’ come succedeva con la versione PS3, fa effettivamente capire che la vera dimensione di Dragon’s Crown è quella di una console casalinga. Per quanto la portabilità sia un plus, permettendo anche sessioni mordi e fuggi perfette per la lunghezza media dei “dungeon” esplorabili, l’azione di gioco è troppo caotica per le dimensioni ridotte dello schermo di PS Vita. Così, riprendere la mano con i comandi e i pattern dei nemici – affrontando l’esperienza assieme ad altre due colleghe presenti e un NPC gestito dalla IA – è stato decisamente meno traumatico del previsto. Le informazioni a schermo, nonché gli effetti, sono molto invadenti e decisamente mi sono trovato meglio su PS4 rispetto alle ore passate sul gioco all’uscita nel 2013. Per il resto, Dragon’s Crown rimane sostanzialmente lo stesso: gustosa la nuova colonna sonora orchestrale, mentre tutto il comparto artistico è stato rifinito e risulta ancora più accattivante.
UN GIOCO DA DIVANO
Se la sostanza non cambia, rimane il senso di voler portare su PS4, e con compatibilità a PS4 Pro, una delle esperienze da “divano” più interessanti che sia possibile affrontate. La vera anima di Dragon’s Crown è infatti sempre stata quella cooperativa, ancora meglio se in locale, con la possibilità di passare alla violenza fisica (hai voglia, poi, a dimostrare che i videogiochi non ingenerano violenza!, ndBelboz) quando il vostro amico che usa il mago sbaglia incantesimo, decretando il fallimento della spedizione.
La vera anima di Dragon’s Crown è quella cooperativa, ancora meglio se in locale
Dragon’s Crown Pro uscirà in primavera su PS4, avrà la localizzazione dei testi in italiano e la possibilità di scegliere se utilizzare le voci in inglese o giapponese. Se non vi siete mai avvicinati a questo gioiellino di Vanillaware, la rinnovata veste Pro potrebbe essere un’ottima occasione per approcciarsi al mondo di Hydeland. Se invece, come me, avete già spolpato la versione originale, sappiate che non ci sono nuovi contenuti, quindi valutate l’acquisto a fini collezionistici o solo qualora foste interessati ai miglioramenti grafici.