hunt showdown provato

Hunt: Showdown

PC PS4

Hunt: Showdown – Provato

A volte, girovagando nella fitta foresta dei titoli in via di sviluppo capita di trovare, per puro caso, un piccolo germoglio. Un titolo che ha tutte le carte in regola per diventare qualcosa di davvero grande, ma ha bisogno di un po’ di cura e attenzione per raggiungere il suo stato finale, e magari guadagnarsi lo status di capolavoro. Hunt: Showdown è l’ultimo nato dalle menti di Crytek, il team di sviluppo responsabile (oltre che del motore CryEngine usato in svariati AAA) di colossi dell’industria videoludica come il primo Far Cry e la trilogia di Crysis. Con un pedigree del genere il gioco dello sviluppatore tedesco non poteva passare inosservato, nonostante la minore incisività dei suoi prodotti negli ultimi lustri (vedi la parentesi VR).

Riuscire a raggiungere il livello di fama e qualità dei suoi predecessori, però, non sarà un’impresa facile. Dopo la pubblicazione in early access su Steam, Hunt: Showdown ha ricevuto non poche lodi, insieme altrettante critiche.hunt showdown provato

In un mondo dove l’inferno cammina sulla terra, gli zombie sono letteralmente l’ultimo dei tuoi problemi

La storia di Hunt è semplice quanto efficace. I demoni hanno invaso le paludi della Louisiana alla fine del 19esimo secolo e seminato una scia di morte e distruzione. Tutti i poveri sventurati che si sono ritrovati sul loro cammino sono stati tramutati in morti viventi (o peggio). Nessuno è riuscito a fare nulla al riguardo, ed è qui che entriamo letteralmente in gioco noi: lo scopo è quello di assoldare dei cacciatori di varia abilità, bardarli di tutto punto (fondi permettendo) e spedirli a fare il loro sporco lavoro: uccidere mostruosità. In tutto questo non saremo necessariamente soli; al contrario, sarà possibile portare con noi un prezioso alleato, e non mancheranno nemmeno svariati rivali. Ogni partita, di fatti, è aperta a un massimo di 10 cacciatori pronti a uccidere per soffiarsi l’un l’altro la preda da sotto il naso, o anche rubare la tanto sudata taglia a qualche povero sfortunato, in modo da reclamarne il premio in denaro.

UNICO NEL SUO GENERE

La caratteristica principale del titolo è ovvia sin dalla prima occhiata. L’ambientazione, i nemici e i personaggi dello sparatutto trasudano horror e questo influisce in maniera pesante anche sulle meccaniche di gioco. Alla frenesia tipica degli FPS, Crytek ha sostituito un gameplay più lento e metodico, sviluppato intorno ad armi d’epoca e incentrato con decisione sullo stealth e sulla strategia. Ogni singolo nemico, PNG o meno, è letale e i cacciatori sono continuamente costretti a valutare se e quando rischiare la propria vita in combattimento.hunt showdown provato

Hunt: Showdown ha preso spunto da Zombi U e da survival d’orrore online, utilizzando appieno il concetto di permadeath

Un reparto sonoro ottimo incrementa ulteriormente il senso di pericolo, permettendo allo stesso momento di scoprire e distinguere i vari nemici presenti intorno a noi, prima ancora di vederli. Il continuo strascichio dei piedi dei non morti, le urla degli alveari e i passi pesanti dei Meat Head sono solo alcuni dei suoni in grado di instillare un vero e proprio senso di paranoia nel giocatore. Le sensazioni ansiogene, poi, risultano ancora più giustificate se si pensa che Hunt: Showdown ha preso spunto da alcuni classici RPG o dal più moderno (e simile) Zombi U, utilizzando appieno il concetto di Permadeath. Una volta che il vostro tanto amato cacciatore cade in battaglia è perso per sempre e, con lui, se ne vanno anche armi ed equipaggiamento.

CACCIATORI…

La morte permanente di ogni personaggio costringe a una serie di scelte che normalmente non avremmo mai visto in un FPS. Oltre a uno stile molto più cauto di gioco (incentivato anche dall’elevato danno subito dai colpi di arma da fuoco, letali in casi particolari) è richiesta anche una maggiore attenzione nella gestione del proprio account. Prima ancora di scendere in campo è necessario decidere in anticipo se e quanto spendere in armamenti e cacciatori, per evitare una grossa perdita nel caso questi tirino anticipatamente le cuoia. Per guadagnare qualche spicciolo è importante completare, almeno in parte, la missione principale: trovare indizi per la mappa, scoprire il demone e fuggire con la taglia. Uccidere zombie, mostri o altri giocatori regala esperienza al personaggio utilizzato, che può essere usata per imparare nuove abilità passive – come Greyhound, che permette di scattare più a lungo o Steady Aim, che migliora la mira quando si guarda attraverso il mirino di un fucile.hunt showdown provato

Prima ancora di scendere in campo è necessario decidere in anticipo se e quanto spendere in armamenti e cacciatori

Oltre ai cacciatori crescono anche gli account veri e propri (Bloodline), che ricevono una parte dell’esperienza fatta durante la partita anche in caso di fallimento. Salire di livello permette di sbloccare, oltre nuove armi, gadget e abilità per i personaggi che abbiamo già, o anche dei cacciatori sempre migliori. Al livello 66 è possibile mettere le mani, sborsando non pochi dollari, sui migliori tagliagole in circolazione, che arrivano armati fino ai denti sin da subito. Altro velato quanto importante vantaggio è il vestiario che, sebbene non offra statistiche di per sé, può essere fondamentale per mimetizzarsi e uccidere i giocatori nemici, nascondendosi al meglio in mezzo alla vegetazione o nell’ombra per sfruttare al meglio l’ottima grafica del gioco, decisamente fotorealistica nello stile (oltre che nelle capacità tecniche) di Crytek.

…E DEMONI.

L’aspetto più importante dell’esperienza di Hunt: Showdown sono le nostre prede. I demoni che andremo a cacciare saranno letteralmente i boss della mappa; per il momenti limitati a due creature: il Macellaio, una sorta di grottesca fusione di uomo e suino incredibilmente resistente ad armi da fuoco e immune al fuoco, e il Ragno, un gigantesco aracnide dal volto deforme, veloce e in grado di sputare veleno da distanza. Il design di entrambi è davvero intrigante e, ancora una volta, il sonoro aiuta a renderli ancora più spaventosi. Una volta eliminata la bestia la partita è tutt’altro che finita: dopo l’ultimo rantolo è necessario bandire il mostro ucciso per essere in grado di afferrare la taglia e successivamente correre verso uno dei 3 punti di estrazione che appaiono casualmente sulla mappa. Questa è una delle fasi più delicate della partita, dal momento che ogni singolo cacciatore ancora vivo verrà avvisato della morte del boss, con tanto di posizione del suo cadavere. Manco a dirlo, è molto probabile che anche gli altri giocatori tentino di mettere le mani sulla taglia.hunt showdown provato

I cacciatori possono battersi per la taglia di un boss ucciso

Il gioco si trasforma così da uno stealth puro, dove chiunque con un briciolo di sale in zucca eviterebbe il più possibile di fare rumore, a una strenua difesa della tanto agognata ricompensa. Una volta raccolto il prezioso bottino, poi, la posizione di coloro che ne sono venuti in possesso viene rivelata costantemente e i poveri sventurati non possono fare altro che correre verso le vie di fuga. Il fatto che in nessun momento della partita venga rivelato il numero di giocatori rimanenti, che potrebbero attendere in agguato dietro ogni angolo, non fa altro che aggiungere benzina sul fuoco.

EARLY ACCESS

L’idea di Hunt è nuova e originale. Le potenzialità del titolo sono davvero alte nonostante la nicchia non gigantesca a cui si rivolge, almeno rispetto ai più popolari FPS in circolazione. Il problema principale è che non sempre le cose funzionano come vorresti. La decisione di spingere il gioco a un’uscita anticipata da parte di Crytek ha pesato fortemente sul mio giudizio complessivo, finora molto positivo. Allo stato attuale, infatti, non si può certo dire che il titolo sia pronto: il prezzo da pagare per la grafica fotorealistica è una ottimizzazione tutt’altro che perfetta e che, nonostante le migliorie delle ultime patch, lo rende quasi ingiocabile su qualsiasi pc non di fascia medio/alta. I bug visivi poi non mancano, con frequenti problemi alle texture e un fastidioso nonché costante pop up, che spesso rovina completamente l’immersione creata dall’eccellente utilizzo della luce.hunt showdown provato

Il prezzo della grafica fotorealistica è una ottimizzazione al momento imperfetta, nonostante le potenzialità del gioco da tutti i punti di vista

La pecca maggiore del reparto grafico, tuttavia, è il continuo scambio dei modelli più distanti, evidente soprattutto una volta che si mira con la propria arma. Anche il sonoro non è indenne da problemi: i suoni, che sono una parte così importante dell’esperienza, sono a volte in grado di ingannare il giocatore, sia per quanto riguarda la distanza che la direzione. Nel caso il cacciatore si trovi, per esempio, in un edificio a più piani, diventa davvero difficile capire se i rumori che ci circondano provengano da sopra, sotto o addirittura al nostro fianco. Un altro problema per alcuni potrebbe essere la ripetitività: con solo una mappa e 2 soli boss è più che comprensibile lamentarsi dei pochi contenuti, sebbene nella mia esperienza la velocità con cui si sbloccano armi ed equipaggiamento bilancia bene la carenza di altri bersagli per i nostri cacciatori. Come ciliegina su questa torta incompleta, ancora da guarnire e in parte anche da cuocere, i server hanno sofferto fin dal “lancio” di un’elevata instabilità. In un gioco in cui la morte è al centro di tutto, perdere i propri cacciatori per via di un errore di comunicazione è qualcosa che fa davvero ribollire il sangue.

Nelle mie 150 ore passate a caccia di taglie, i miei personaggi finiti all’obitorio per motivi al di fuori del mio controllo hanno superato ogni mia più cupa previsione, frustrandomi e facendomi sbraitare in più di un’occasione. Se stessimo parlando di un gioco non ancora in vendita, tutti questi non sarebbero ovviamente problemi degni di tal nome. Una volta, però, che si considera l’accesso anticipato al non trascurabile prezzo di 30 euro, non si può far finta di nulla come se il titolo non fosse ancora commercializzato. Hunt: Showdown è un ottimo germoglio, ma ha davvero bisogno di cure, tempo e amore.

La capacità di diventare la gemma che meriterebbe di essere, apprezzata da chiunque ci metta mano, dipenderà esclusivamente dalla Crytek e dalla passione che gli sviluppatori riverseranno sul progetto nei mesi a venire. Oggi non posso che consigliarlo – con riserva – solo i giocatori più pazienti e interessati alle caratteristiche di gioco; tutti gli altri è bene che aspettino, controllando se le varie seccature non spariscano col tempo, a fonte di caratteristiche che continuano a essere molto interessanti.

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