A volte, girovagando nella fitta foresta dei titoli in via di sviluppo capita di trovare, per puro caso, un piccolo germoglio. Un titolo che ha tutte le carte in regola per diventare qualcosa di davvero grande, ma ha bisogno di un po’ di cura e attenzione per raggiungere il suo stato finale, e magari guadagnarsi lo status di capolavoro. Hunt: Showdown è l’ultimo nato dalle menti di Crytek, il team di sviluppo responsabile (oltre che del motore CryEngine usato in svariati AAA) di colossi dell’industria videoludica come il primo Far Cry e la trilogia di Crysis. Con un pedigree del genere il gioco dello sviluppatore tedesco non poteva passare inosservato, nonostante la minore incisività dei suoi prodotti negli ultimi lustri (vedi la parentesi VR).
Riuscire a raggiungere il livello di fama e qualità dei suoi predecessori, però, non sarà un’impresa facile. Dopo la pubblicazione in early access su Steam, Hunt: Showdown ha ricevuto non poche lodi, insieme altrettante critiche.
In un mondo dove l’inferno cammina sulla terra, gli zombie sono letteralmente l’ultimo dei tuoi problemi
UNICO NEL SUO GENERE
La caratteristica principale del titolo è ovvia sin dalla prima occhiata. L’ambientazione, i nemici e i personaggi dello sparatutto trasudano horror e questo influisce in maniera pesante anche sulle meccaniche di gioco. Alla frenesia tipica degli FPS, Crytek ha sostituito un gameplay più lento e metodico, sviluppato intorno ad armi d’epoca e incentrato con decisione sullo stealth e sulla strategia. Ogni singolo nemico, PNG o meno, è letale e i cacciatori sono continuamente costretti a valutare se e quando rischiare la propria vita in combattimento.
Hunt: Showdown ha preso spunto da Zombi U e da survival d’orrore online, utilizzando appieno il concetto di permadeath
CACCIATORI…
La morte permanente di ogni personaggio costringe a una serie di scelte che normalmente non avremmo mai visto in un FPS. Oltre a uno stile molto più cauto di gioco (incentivato anche dall’elevato danno subito dai colpi di arma da fuoco, letali in casi particolari) è richiesta anche una maggiore attenzione nella gestione del proprio account. Prima ancora di scendere in campo è necessario decidere in anticipo se e quanto spendere in armamenti e cacciatori, per evitare una grossa perdita nel caso questi tirino anticipatamente le cuoia. Per guadagnare qualche spicciolo è importante completare, almeno in parte, la missione principale: trovare indizi per la mappa, scoprire il demone e fuggire con la taglia. Uccidere zombie, mostri o altri giocatori regala esperienza al personaggio utilizzato, che può essere usata per imparare nuove abilità passive – come Greyhound, che permette di scattare più a lungo o Steady Aim, che migliora la mira quando si guarda attraverso il mirino di un fucile.
Prima ancora di scendere in campo è necessario decidere in anticipo se e quanto spendere in armamenti e cacciatori
…E DEMONI.
L’aspetto più importante dell’esperienza di Hunt: Showdown sono le nostre prede. I demoni che andremo a cacciare saranno letteralmente i boss della mappa; per il momenti limitati a due creature: il Macellaio, una sorta di grottesca fusione di uomo e suino incredibilmente resistente ad armi da fuoco e immune al fuoco, e il Ragno, un gigantesco aracnide dal volto deforme, veloce e in grado di sputare veleno da distanza. Il design di entrambi è davvero intrigante e, ancora una volta, il sonoro aiuta a renderli ancora più spaventosi. Una volta eliminata la bestia la partita è tutt’altro che finita: dopo l’ultimo rantolo è necessario bandire il mostro ucciso per essere in grado di afferrare la taglia e successivamente correre verso uno dei 3 punti di estrazione che appaiono casualmente sulla mappa. Questa è una delle fasi più delicate della partita, dal momento che ogni singolo cacciatore ancora vivo verrà avvisato della morte del boss, con tanto di posizione del suo cadavere. Manco a dirlo, è molto probabile che anche gli altri giocatori tentino di mettere le mani sulla taglia.
I cacciatori possono battersi per la taglia di un boss ucciso
EARLY ACCESS
L’idea di Hunt è nuova e originale. Le potenzialità del titolo sono davvero alte nonostante la nicchia non gigantesca a cui si rivolge, almeno rispetto ai più popolari FPS in circolazione. Il problema principale è che non sempre le cose funzionano come vorresti. La decisione di spingere il gioco a un’uscita anticipata da parte di Crytek ha pesato fortemente sul mio giudizio complessivo, finora molto positivo. Allo stato attuale, infatti, non si può certo dire che il titolo sia pronto: il prezzo da pagare per la grafica fotorealistica è una ottimizzazione tutt’altro che perfetta e che, nonostante le migliorie delle ultime patch, lo rende quasi ingiocabile su qualsiasi pc non di fascia medio/alta. I bug visivi poi non mancano, con frequenti problemi alle texture e un fastidioso nonché costante pop up, che spesso rovina completamente l’immersione creata dall’eccellente utilizzo della luce.
Il prezzo della grafica fotorealistica è una ottimizzazione al momento imperfetta, nonostante le potenzialità del gioco da tutti i punti di vista
Nelle mie 150 ore passate a caccia di taglie, i miei personaggi finiti all’obitorio per motivi al di fuori del mio controllo hanno superato ogni mia più cupa previsione, frustrandomi e facendomi sbraitare in più di un’occasione. Se stessimo parlando di un gioco non ancora in vendita, tutti questi non sarebbero ovviamente problemi degni di tal nome. Una volta, però, che si considera l’accesso anticipato al non trascurabile prezzo di 30 euro, non si può far finta di nulla come se il titolo non fosse ancora commercializzato. Hunt: Showdown è un ottimo germoglio, ma ha davvero bisogno di cure, tempo e amore.
La capacità di diventare la gemma che meriterebbe di essere, apprezzata da chiunque ci metta mano, dipenderà esclusivamente dalla Crytek e dalla passione che gli sviluppatori riverseranno sul progetto nei mesi a venire. Oggi non posso che consigliarlo – con riserva – solo i giocatori più pazienti e interessati alle caratteristiche di gioco; tutti gli altri è bene che aspettino, controllando se le varie seccature non spariscano col tempo, a fonte di caratteristiche che continuano a essere molto interessanti.