A LIVELLO DI DENSITà DI CONTENUTI, L’OPEN WORLD DI ASSASSIN’S CREED: VALHALLA METTE SUL PIATTO TANTA SUCCULENTA CICCIA
Ogni area è caratterizzata da un livello minimo suggerito e da un filone narrativo da completare per annettere il suddetto territorio alla nostra sfera d’influenza. Ogni zona inoltre è disseminata di punti d’interesse divisi per categoria e colore: Wealth (oro), Mysteries (azzurro) e Artifacts (bianco). Mentre i Book of Knowledge servono per apprendere o potenziare le abilità speciali da usare in combattimento e il loro recupero aumenta la barra relativa al valore Wealth, i Mysteries sono eventi particolari in cui toccherà vedersela con degli avversari… diciamo sui generis (non ho intenzione di rovinarvi la sorpresa e per questo motivo non parlerò nemmeno degli Artifacts, pardon). Svelare ogni segreto e completare le missioni secondarie permette di aumentare la conoscenza di una specifica località, dei suoi personaggi chiave e, naturalmente, di far progredire il nostro assassino fino a renderlo più temibile della Morte stessa.
LOTTA ALL’ULTIMO SANGUE
Ciò che rende affascinante il mestiere del razziatore è senza dubbio il combat system. Come già visto in passato, Eivor può contare su una serie di colpi standard e su otto abilità speciali divise in due gruppi, con quattro di esse relative all’arco e le altre quattro inerenti alle armi da mischia equipaggiate. Queste abilità consumano adrenalina e, nonostante la barra si ricarichi mettendo a segno i colpi, imparare quando usare una determinata abilità aiuta non poco.
Questo perché in Valhalla ogni scontro è estremamente brutale, fisico, faticoso e viscerale, ma se i nemici comuni sono facili da mandare giù una volta capite le loro abitudini d’attacco o se infilzati nel caos delle risse, contro alcuni archetipi è bene prestare attenzione nei duelli 1 contro 1. In questi casi le abilità difensive che sfruttano la stamina come la parata e la schivata sono fondamentali giacché certi avversari possono sferrare degli attacchi in grado di spezzare la guardia di Eivor e, in un attimo, farne polpette norrene.
In Valhalla ogni scontro è estremamente brutale, fisico, faticoso e viscerale, ed è importante saper valutare bene il nostro approccio
Per quanto concerne l’approccio agli scontri e alle missioni, come da recente tradizione la libertà lasciata al giocatore è ampia. A seconda del proprio stile ci si può infatti liberare dello scudo o dell’arma a due mani per scatenare tutta la furia del nostro berserker impugnando due armi a mano singola, rinunciando a qualcosa in difesa ma ottenendo un bonus nell’attacco. Come gli esperti dei due episodi precedenti già sapranno, optare per la forza bruta, per gli attacchi dalla distanza o per un’azione stealth sono opzioni che si possono pure concatenare tra loro in qualunque momento, anche perché è un peccato non sfruttare l’abilità di Eivor nel parkour per assassinare i nemici piombando giù dal cielo: in fondo che Assassin’s Creed sarebbe se non fosse possibile scalare ogni parete? È vero che con l’aiuto del corvo si può osservare dall’alto la zona e verificare la posizione degli obiettivi, ma arrampicarsi sulla croce di una chiesa e decidere con calma chi sarà il primo ad assaggiare la nostra Lama Celata (sì, è tornata!) è sempre un bel modo di iniziare un massacro.
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