L’obiettivo di BioWare non è reinventare i tre colossali giochi, bensì ammodernarli senza snaturarli
Sui miglioramenti di modelli, shaders, texture e di tutto il cucuzzaro grafico è il caso di sbottonarsi un po’.
Esteticamente i passi in avanti sono evidenti giacché sono coinvolti, fra gli altri, il sistema di illuminazione e i riflessi in tempo reale, l’occlusione ambientale e l’anti-aliasing, ma anche la profondità di campo o gli effetti volumetrici, di dispersione interna e il bloom. Gli ambienti, gli oggetti e i personaggi sono apparsi
decisamente più dettagliati e attuali rispetto alle controparti originali, finanche più realistici e credibili (per quanto possa esserlo un alieno) grazie alla migliore resa delle superfici. Come credo dimostrino le immagini che ornano l’articolo, nei brevi scorci di gioco mostrati il quadro nell’insieme è parso assai meno vetusto ma comunque
emotivamente fedele alla magistrale rappresentazione del cosmo cui eravamo abituati.
NON SOLO GRAFICA
Parallelamente al comparto tecnico, a beneficiare di un aggiornamento saranno la personalizzazione, la godibilità e il gameplay (un inciso: per ovvie ragioni di anzianità, il primo ME è quello in cui i cambiamenti sono più profondi). Nel caso non si optasse per un personaggio preimpostato e si decidesse di crearne uno/a custom, l’editor offrirà numerose opzioni estetiche e sarà universale, sicché si potrà utilizzare il proprio Shepard fatto in casa in tutti e tre i titoli. Un discorso simile vale per il launcher, allorché ci sarà un singolo .exe con cui avviare la trilogia.
BioWare è intervenuta per assicurarsi anche il gameplay fosse al passo coi tempi
Lato gameplay,
ça va sans dire, gli interventi sono stati effettuati
al fine di migliorare l’azione, il gunplay e in generale il feeling dei combattimenti, ma è meglio fare degli esempi: le armi sono state ribilanciate affinché ognuna regali un feeling unico, mirare sarà più fluido e spostarsi tenendo correttamente nel mirino il bersaglio sarà meno legnoso. Gli update riguardano anche l’interfaccia, il sistema di coperture e i controlli, l’IA dei nemici e la gestione di compagni/visuale, ma la lista è così lunga (in Mass Effect 1 pure il Mako ha subito un lifting) che mi è impossibile elencarli – e conoscerli – tutti. Per concludere, ecco all’atto pratico cosa si intende con qualità della vita migliorata: appena un caricamento sarà completato, si potrà scegliere di skippare la fase passiva e passare a quella attiva (in un confronto in game tra Mass Effect 1 originale e nuovo, i
52 secondi in ascensore del primo sono sembrati un’eternità rispetto ai
14 dell’altro).
Queste sono solo una parte delle novità previste dalla Legendary Edition, la punta di un iceberg tutt’ora work in progress che purtroppo non ho potuto toccare con mano, ma ciò che ho visto è bastato per fare vacillare la mia posizione sulle remastered; sono passati diversi anni dall’ultima missione e, senza nulla togliere al fascino dei ricordi, non sarebbe male affrontare ancora i Razziatori e vivere di nuovo una delle più incredibili odissee nello spazio mai concepite. Del resto, sia che ricordiate con affetto Shepard, Garrus e i componenti di quell’indimenticabile ciurma intergalattica, sia che abbiate solamente sentito narrare la loro avvincente leggenda, recuperare tre inestimabili frammenti di storia videoludica nella loro veste più sexy non è una prospettiva tanto intrigante quanto quella di stringere tra le mani il destino dell’universo?
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